Racconto LA LUNA E LA GRU
I Pellirosse raccontano che nel tempo dei tempi, prima ancora che ci fossero uomini sulla terra, gli animali erano più grandi, più forti e più saggi di quanto sono ora. Potevano servirsi delle loro zampe come gli uomini si servono delle loro mani e compiere molte cose che neppure gli uomini ora possono compiere. In quei giorni lontani, i rami, i bastoni e le pietre erano pure vive.
Quando un animale tentava di raccattare dal suolo un bastoncino, un ramoscello caduto, questo si ribellava e picchiava la povera bestia finchè essa non lo mollava. Così, se un animale tentava di raccogliere una pietra, la pietra si metteva a colpirlo finchè esso non la lasciava nuovamente cadere al suolo. Perciò gli animali non potevano fabbricarsi nè frecce nè archi; perchè le pietre e i bastoni non volevano essere foggiati in tal guisa.
La Luna era molto spiacente per gli animali e tentò di aiutarli. Una notte che ella filtrava i suoi raggi attraverso il fogliame di una foresta, vide una gru che picchiava col capo contro il ramo di un albero.
– Che stai facendo? – chiese la Luna.
– Sto cercando di spezzare questo ramo per farne una canna da pesca – rispose la gru, – vorrei pescare qualche pesce nel fiume, per cena… –
– Perchè non spezzi il ramo con una grossa pietra? –
– Ho provato, ma la pietra non voleva, si è messa a colpirmi sul dorso, mi ha fatto male e non mi ha lasciato proseguire… –
– Prova ancora, – consigliò la Luna.
La gru obbedì, ma di nuovo la pietra si ribellò e la picchiò finchè l’uccello non fu costretto a fuggire.
– Non scappare – le gridò la Luna – torna indietro e ti aiuterò io! –
La gru obbedì e la Luna raccolse la pietra nelle sue lunghe mani d’argento, la sollevò e poi la gettò nuovamente a terra.
– Pietra – le disse – ora starai lì e non farai più male a nessuno. Non ti muoverai più finchè qualcuno non ti muoverà. E così avverrà per tutte le altre pietre tue simili. Dovete imparare a rimanere tranquille. E ora – continuò rivolgendosi alla gru – raccatta la pietra e spacca il ramo con essa -.
La gru obbedì e spezzò il ramo. E la pietra non le fece alcun male e non potè più ribellarsi. Era una pietra e nulla più.
– Questo ramo è troppo corto – fece la gru – sarebbe molto meglio che io avessi una di quelle canne laggiù, per pescare, ma ho paura che mi picchi, se tento di prenderla… –
Allora la Luna prese una canna nelle sue lunghe mani d’argento, la sollevò e poi la gettò nuovamente in terra. – Canna – le disse, – ora starai lì ferma e non farai più male a nessuno. Non ti muoverai più finchè qualcuno non ti muoverà. E così avverrà per tutte le canne, i rami e i bastoni. Dovete imparare a rimanere tranquilli. E ora – continuò volgendosi alla gru – vieni qui da me. Tu hai bisogno di procurarti del pesce per nutrimento, e io voglio che tu possa procurartelo più facilmente.-
Così dicendo, toccò con le sue mani d’argento il becco della gru e il becco si allungò per incanto.
– Ecco, ora hai un bel becco per pescare i pesci: sarà molto meglio che una canna!-
Poi toccò ancora le zampe della gru e anch’esse per incanto si allungarono.
– Ecco, ora puoi entrare nell’acqua comodamente per pescare!-
La gru ci si provò subito: entrò nell’acqua con le lunghe zampe e si mise a pescare col suo lungo becco. Era comodissimo!
E da quel giorno la gru è diventata una magnifica pescatrice.
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