Racconto LA GRU E  I PESCI

Una volta, in India, vi fu un’estate caldissima. In una foresta vi erano due stagni, uno grande e l’altro piccolo; nel piccolo vivevano numerosissimi pesci e sul grande sbocciavano innumerevoli fiori di loto. Con la calura il piccolo stagno rimase quasi a secco; mentre le acque dello stagno grande, che i loti con le loro foglie proteggevano dal sole, restavano abbondanti e fresche.

Una gru venne a passare fra i due stagni, vide i pesci e si soffermò a meditare, ritta su una zampa sola. “Quei pesci” pensava, “sarebbero per me dei bocconcini prelibati. Se li assalissi bruscamente, sono agili e mi sfuggirebbero… sarà meglio che giochi d’astuzia…”

In quella un pesciolino mise il muso fuor d’acqua e chiese alla gru: – Che cosa stai meditando, venerabile uccello? –

– Medito sulla tristezza della tua sorte e di quella dei tuoi fratelli –

– Che vuoi mai dire? –

– Voi soffrite nelle acque troppo basse, infelici! E di giorno in giorno il caldo aumenta, e se lo stagno rimane a secco, che farete mai? Dovrete perire tutti miseramente, poveri pesciolini! Ah, davvero che il cuore mi si serra, se ci penso… –

Il pesciolino e i suoi fratelli si sentirono assai turbati dalle parole della gru e le chiesero con angoscia: – Venerabile uccello, non conosceresti un mezzo per salvarci? –

La gru finse di meditare ancora, poi disse: – Credo di aver trovato un rimedio alla vostra misera sorte -. I pesci la ascoltavano avidamente. – Qui vicino c’è uno stagno meraviglioso, assai più grande di quello in cui vivete, tutto coperto di loti, che difendono le sue acque dalla vampa del sole. Se volete, vi prenderò a uno a uno nel becco e vi porterò fino alle onde del grande stagno, così sarete salvi -.

In quel momento si udì un risolino scettico; era un gambero, che disse: – Mi meraviglio assai! Da che mondo è mondo non ho mai saputo che una gru si interessi ai pesci, se non per mangiarli…-

La gru prese un’aria contrita e protestò: – Come, cattivo gambero, tu sospetti che io voglia ingannare dei poveri pesciolini minacciati da una morte crudele? Solo il desiderio della vostra salvezza mi ispira, è solo per il vostro bene che parlo. Ma se non ci credete, mettete alla prova la mia buona fede; scegliete uno di voi perchè lo porti nel becco fino allo stagno dei loti. Esso lo vedrà, poi io lo riprenderò  e lo riporterò qui. Ed il vostro compagno vi dirà che cosa bisogna pensare di me”.

I pesci accettarono e fu designato un vecchio pesce molto saggio;  la gru lo portò nel becco allo stagno dei loti, ve lo lasciò nuotare nell’acqua fresca a suo piacimento e poi lo riportò al piccolo stagno. Il vecchio pesce, entusiasta, non ebbe difficoltà a persuadere i suoi fratelli a lasciarsi trasportare dalla gru.

Ahimè, quale follia! Uno dopo l’altro la gru fece finta di trasportarli e invece se li pappò tutti.  Rimase solo il gambero, che si sentiva tutt’altro che tranquillo sulla sorte dei pesci e pensava: “Temo che la gru se li sia mangiati tutti. Se quello che temo è vero, li vendicherò”.

– E’ la tua volta –  gli disse la gru con aria innocente. – Vuoi che ti trasporti nello stagno dei loti? –

– Volentieri –  rispose il gambero – Ma come mi trasporterai? –

– Nel becco, come ho fatto per gli altri –

– No no, il mio guscio liscio mi farebbe scivolar giù facilmente dal tuo becco. Lascia invece che mi aggrappi al tuo collo con le branche: starò attento a non farti male -.

La gru acconsentì. Giunta a mezza strada, però, si arrestò sotto un albero.

– Che cosa fai? – le domandò il gambero – Sei stanca che ti fermi a metà cammino? –

La gru, imbarazzata, non sapeva che dire.

– Che cosa vedo mai? – continuò il gambero – Che cos’è quel mucchio di lische ai piedi di questo albero? Ah, traditrice, ti sei preso gioco dei pesci, eh? Ma io non morirò senza prima averti uccisa…-

E il gambero stringeva il collo della gru fra le branche, senza pietà.

– Caro gambero, non farmi male… – supplicava la gru, con le lacrime agli occhi per la sofferenza – Ti porterò nello stagno, stai tranquillo… –

– Avanti, allora! – ordinò il gambero.

La gru andò fino allo stagno e tese il collo  sull’acqua in modo che il gambero non aveva che da lasciarsi scivolare giù. Ma esso era risoluto a vendicare i pesci e prima di abbandonare la presa tagliò netto il collo della perfida gru.

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