Poesie e filastrocche su NOVEMBRE – Una collezione di poesie e filastrocche sul mese di Novembre per bambini della scuola d’infanzia e primaria.

Novembre
Il novembre sta alla porta
freddoloso e intabarrato,
poggia in terra la sua sporta
ed un sacco ben legato.
Scioglie il sacco: nebbia, neve…
La va mal pei poverini!
Ma la sporta è colma e greve
di castagne pei bambini. (Ferraresi)

Novembre
Io son novembre: i buoi
conduco all’aratura
e nella terra scura
nascondo i semi d’or.
Cadon le foglie, i rovi
splendon di bacche rosse,
s’empion rivi e fosse
e a me si stringe il cor. (D. Valeri)

Nenia di novembre
Al contadino, nel novembre, piace
la terra che riposa
contemplare in pace.
Al contadino, nel novembre, piace
pensare alla semente
che nei solchi giace.
Al contadino, nel novembre, piace
pei campi lavorati
camminare in pace. (V. Masselli)

Novembre
E’ triste questo mese!
Nella campagna spoglia
trema sui rami, appesa,
qualche ingiallita foglia!
Nei prati brulli e arsicci
lassù sulle montagne,
sgusciano fuor dai ricci
le lucide castagne. (Bruno Grella)

Novembre
Sferza, fischiando, il vento
gli alberi nudi, ch’alzan verso il cielo
gli scheletrici rami
e tutto, intorno, dice
che presto arriverà la neve, il gelo.
Non più frutti negli orti,
non c’è quasi più un fiore nei giardini,
è questa la stagione
del crisantemo, il triste fior dei morti.
A mazzi, od in corone,
tra i salici ed i neri
cipressi dei solinghi cimiteri
or tutte se ne infiorano le tombe,
perchè nella lor casa ultima e mesta
abbiano pur gli estinti
un pio giorno di festa. (U. Ghiron)

Novembre
La donnetta nello scialle
si rannicchia intirizzita,
piovon foglie e foglie gialle
sulla terra insonnolita.
Nubi fosche, nubi nere,
van pel cielo a stormi, a frotte,
calan rapide le sere,
scende rapida la notte. (A. Ferraresi)

Novembre
Un velo d’acqua trema
al calore d’un raggio
una foglia di faggio
si distacca e non cade.
Lembi di nebbie rade
fumano a fior di terra
dal leggio di una serra
piovon gocce iridate.
Sulle cose create
che sembravano morte
che sembravano assorte
in un sonno dolente
ecco!
vola il sole d’oriente
con la chioma di nubi (R. Mucci)

Chi lo sa?
Ora dormono tutti i prati,
senza l’erbe, senza i fiori;
dove mai son rimpiattati
i grillini saltatori?
Dove mai saranno andate
le graziose farfalline?
Perchè mai si son chetate
le cicale canterine?
Chi lo sa? (B. L. Pistamiglio)

Galline
Al cader delle foglie, alla massaia
non piange il vecchio cor, come a noi grami:
chè d’arguti galletti ha piena l’aia;
e spessi nella pace del mattino
delle utili galline ode i richiami:
zeppo, il granaio, il vin canta nel tino.
Cantano a sera intorno a lei stornelli
le fiorenti ragazze, occhi pensosi,
mentre il granoturco sfogliano e i monelli
ruzzano nei cartocci strepitosi. (G. Pascoli)

La foglia nella pozzanghera
Sullo specchio appannato
d’una pozzanghera
ho visto cadere una foglia.
Tremava nell’acqua limacciosa
portando con sè l’ultimo brivido
del vento di novembre.
Girava lentamente
lungo le sponde
del livido lago
senza approdare mai.
Nel silenzio
si udì cadere qualche goccia
e la fragile foglia
rovesciò l’oro di tutte le stagioni
nell’acqua fangosa. (M. Altieri)

Novembre
San Martino cavaliere
trova un cielo di nuvole nere:
ogni nuvola un mantello
che regala al poverello.
Dolce tepore  si scioglie
nell’aria rifattasi celeste;
splendono le foglie
nell’effimero oro della veste. (Ignazio Drago)

Canzoncina di novembre
Schiarita di novembre,
al tuo breve sereno
già il camposanto di fioretti è pieno.
Di solingo giardino
quasi marmoree panche,
aspettano le tombe, al sole, bianche.
L’erba, che ai sonni invita,
come d’aprile è folta;
gonfiano le radici un’altra volta.
Come aprile sia tornato
e l’amoroso affanno,
dentro la terra i morti crederanno.
Schiarita di novembre,
al pallido sereno
il camposanto di fioretti è pieno. (U. Betti)

Novembre
Gemmea l’aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore
e nel prunalbo l’odorino amaro senti nel cuore.
Ma secco è il pruno e le stecchite piante
di nere trame segnano il sereno;
e vuoto è il cielo e cavo al piè sonante sembra il terreno.
Silenzio intorno. Solo alle ventate
di lontano, da giardini e orti,
di foglie è un cader fragile. E’ l’estate fredda dei morti. (G. Pascoli)

Gemmea: limpida e fredda come una gemma.
che tu ricerchi: tanto chiaro è il sole che vien quasi da ricercare gli albicocchi fioriti, come se fosse già primavera.

del prunalbo… nel cuore: l’atmosfera fa quasi sentire quell’odore amarognolo proprio del biancospino (prunalbo).
Ma secco: è un’illusione, quel presentimento di primavera: gli alberi sono secchi.
le stecchite… il sereno: rami stecchiti tracciano disegni oscuri contro il fondo sereno del cielo.
cavo… il terreno: in quell’atmosfera  secca e cristallina il terreno risuona sotto i passi, come fosse vuoto.
alle ventate: ad ogni folata di vento.
fragile: le foglie morte battono al suolo col rumore secco e breve delle cose che si rompono.
l’estate: la cosiddetta “estate di San Martino”. Ma è un’estate senza calore, appropriata alla ricorrenza dei defunti.

Novembre
Io son novembre: i bovi
conduco all’aratura
e nella terra scura
nascondo i semi d’or.
Cadon le foglie, i rovi
splendon di bacche rosse,
s’empiono e rivi e fosse,
e a me si stringe il cuor. (Diego Valeri)

Canzoncina di novembre
Schiarita di novembre,
al tuo breve sereno
il camposanto di fioretti è pieno.
Di solingo giardino
quasi marmoree panche,
aspettano le tombe, al sole, bianche.
L’erba,  che ai sonni invita,
come d’aprile è folta:
gonfiano le radici un’altra volta.
Che aprile sia tornato
e l’amoroso affanno,
dentro la terra, i morti crederanno.
Schiarita di novembre,
al tuo breve sereno
il camposanto di fioretti è pieno. (Ugo Betti)

Novembre
Al monte e alla pianura
ecco novembre toglie
anche l’ultimo verde,
e morte, al suol, marciscono le foglie.
Sferza, fischiando, il vento
gli alberi nudi, ch’alzan verso il cielo
gli scheletriti rami
e, tutto, intorno, dice
che presto arriverà la neve, il gelo.
Non più frutti negli orti,
non c’è quasi più un fiore nei giardini;
é queste la stagione del crisantemo;
il triste fior dei morti. (Ugo Ghiron)

Novembre
Oh, quei fanali come s’inseguono
accidiosi là dietro gli alberi,
tra i rami stillanti di pioggia
sbadigliando la luce sul fango.
Oh, qual caduta di foglie, gelida,
continua, muta, greve, sull’anima!
Io credo che solo, che eterno,
che per tutto il mondo è novembre. (G. Carducci)

 Inverno vicino

Oh, come piove! …Da più giorni, il cielo,
tutto il suo pianto, inconsolabilmente
versa alla terra… D’ogni intorno un velo,
grigio, si stende sull’immensità,
Oh, come piove! … Son le vie, veloci
torrenti, e laghi immensi le campagne.
Che grigiore! … Non s’odono più voci:
squallida, desolata è la città.
Ma dove, i poverelli, senza tetto
e senza pane, dove, nel rigore
di sì cruda stagione hanno ricetto?
Qual è il rifugio della povertà?
Pietoso concedi agli indigenti
un poco del tuo pane e un po’ di sole:
accogli gli infelici, i sofferenti,
tra le grandi braccia di pietà. (Gaetano Corrado)

Novembre

Dicon le siepi brulle: “O dolce sole
di marzo, quando ci darai di nuovo
il verde delle foglie, le viole?”
Dice sotto la gronda il nido vuoto:
“Quando ritornerà la rondinina,
che mi ha lasciato per un lido ignoto?”
Dicono i morti nella terra greve:
“Siamo più tristi e desolati qui,
sotto il bianco mantello della neve!”
Dicono i poverelli, che la sera
han per coperta il cielo senza stelle:
“Torna per noi, sorella primavera!” (Zietta Liù)

 Fuochi di novembre
Bruciano nella gramigna
Nei campi,
Un’allegra fiamma suscitano
E un fumo brontolone.
La bianca nebbia si rifugia
Fra le gaggie,
Ma il fumo lento si avvicina.
Non la lascia stare.
I ragazzi corrono intorno
Al fuoco
Colle mani nelle mani,
Smemorati,
Come se avessero bevuto
Del vino
Per lungo tempo si ricorderanno
Con gioia
Dei fuochi accesi in novembre
Al limitare del campo. (A. Bertolucci)

Paesaggio
Nell’autunno sereno la pianura
non offre al sol che bacche aspre di arbusti
e tra un grigiore argenteo di fusti
riposa, stanca d’ogni genitura.
Uomini attendon gravi all’aratura
spingendo i bovi sotto il giogo angusti,
altri già spargon, d’una sacca onusti,
il seme biondo sulla zolla oscura.
Raggiano i monti vigilando eccelsi
l’opere agresti, e nel loro grembo giace
qualche nuvola, e qualche fumo impigra.
A tratti un volo da spogliati gelsi
si leva e, come a non turbar la pace
laboriosa, tacito, trasmigra. (F. Pastonchi)

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