Poesie e filastrocche su marzo – una raccolta di poesie e filastrocche sul mese di marzo, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria

Farfalle
Fiocchi di cielo
alitano intorno
alla chioma fiorita
degli albicocchi:
messaggeri del sole
intessuti di seta. (Wei Li Bo)

Marzo
Nel fiato di marzo la neve
diventa ruscello che ha fretta
e tutta la terra ne beve
per fare più fresca l’erbetta
che trema per nulla, stupita,
che sia così bella la vita. (Renzo Pezzani)

Marzo
E’ nevicato. Non è il tempo ancor
che mille e mille fior…
che mille e mille fior…
mi fan beato.
C’inganna il sole col suo dolce ardor.
Le rondini anche lor…
le rondini anche lor…
giungon, ma sole. (J. W. Goethe)

Passa marzo
Attenti, bambini,
la mano al cappello:
c’è marzo che passa,
che urla, che spazza,
che gioca monello
per strade e giardini…
Attenti, bambini!
E ride, quel matto!
E l’occhio vi strizza.
Si china su un fiore
con tenero amore…
poi, lesto, una bizza:
disfà quel che ha fatto.
E ride, quel matto!
E sempre combina
scherzetti e pasticci:
sparpaglia il bucato
disteso sul prato,
scompiglia i bei ricci,
le nubi trascina…
scherzetti combina.
Ma quando di sera
il cielo si ammanta
di un rosso di fuoco,
fermandosi un poco
vi guarda e vi canta:
“Or vien primavera”
Poi va, nella sera. (Adriano Caramellino)

Uno dei dodici
“Bel cavaliere che andate e correte
sopra una nuvola bianca, chi siete?”
“Io sono marzo e son figlio del vento.
Sono pastore e nel cielo ho l’armento.
Sorrido, brontolo, piango per niente,
ti porto il tuono, ma sono innocente”. (Renzo Pezzani)

Marzo
A marzo, il solicello
fa tanto di cappello
e viene in pompa, fuori,
stendendo sete e ori.
Una bellezza! Chiaro
per tutto, il grande faro
riaccende; e somiglia
un’allegra famiglia
la siepe, il campo e l’orto
A un tratto, tutto è smorto:
un vento strapazzone
ti mangia in un boccone
quella famiglia allegra.
Geme la terra negra
e canta il funerale
con un bigio piviale.
Ma la mattina appresso,
dice il sole: “E’ permesso?” (Lina Campanini)

Marzo
Gli alberi nudi come croci
metton gemme e piccole voci;
il passero riveste il suo oro
e saltella sui rami dorati;
la lucertola sputa da un foro
del muro, con occhi sgranati;
il lombrico si torce e si stira
come un serpente… E la terra gira. (Diego Valeri)

Marzo
Marzo, che mette nuvole a soqquadro
e le ammontagna in alpi di broccati,
per poi disfarle in mammole sui prati,
accende all’improvviso, come un ladro,
un’occhiata di sole
che abbaglia acqua e viole.
Con in bocca un fil d’erba primaticcio,
marzo è un fanciullo in ozio, a cavalcioni
sul vento che separa due stagioni;
e, zufolando, fa, per suo capriccio,
con strafottenti audacie,
il tempo che gli piace… (Arturo Onofri)

Marzo
Chi mai salutano dalle terrazze
con tanta foga che sembran pazze,
tutte ondeggianti di frenesia,
le corde tese di biancheria?
Cos’è che han visto questa mattina
laggiù nell’aria lucente e turchina
per cui si sbracciano così in fermento
gonfie nell’impeto forte del vento?
e schiamazzanti sbattono l’ale
come le vele nel maestrale
e par che vogliano tagliar gli ormeggi
ed in candore par l’aria che ondeggi?
Eccola, è lei! l’han vista arrivare
sull’orizzonte là verso il mare,
festosa, turchina com’una bandiera
col vento di marzo… è lei, primavera. (Vincenzo Fraschetti)

Marzo
Poi, quando arriva marzo che daffare!
Tutto vuole pulire e lucidare;
con le scrosciate di pioggerellina
lustra nei prati l’erba fina;
pulisce l’aria, lava il rosso ai tetti,
rinnova l’acqua dentro ai ruscelletti,
con la corsa del vento spazza i cieli,
per portar via i grigi ragnateli.
Quando nell’orto del sole ridente
tutto scintilla, nitido e lucente,
marzo, allora, si volge indietro a dire:
“Oh, primavera, adesso puoi venire.” (P. Antico)

Marzo
Un sentore di viole…
Ecco marzo pazzerello
piedi nudi e giubberello,
ricci al vento e viso al sole.
E’ una gioia rivederlo,
e se a tratti si fa mesto
pur si rasserena presto
e fischietta come un merlo. (Diego Valeri)

Neve di marzo
Una danza di pazze farfalle,
questa notte ha tramato un tappeto
che si stende dal monte alla valle.
Pur non s’ode il più lieve sussurro;
tutto il mondo è coperto d’argento,
tutto il mondo è asfaltato d’azzurro.
Ma il sole che vien su tutto d’oro
pare un poco sorpreso: non trova
gli uccelletti che cantano in coro.
Saran morti, schiacciati nel suolo?
Ei s’innalza, si scalda frugando,
e giù, strappi sul bianco lenzuolo.
Addio! Tutto il bel manto è perduto…
Alla reggia fa il sole ritorno,
degli uccelli al canoro saluto. (T. Colsalvatico)

Canto di marzo
Destati, destati, primavera!
Il cielo pare lino in fiore
e la terra che era nera
ha mutato colore.
Destati, destati! Le viole
sono sbocciate nei praticelli.
Pare nuovo anche il sole:
scorrono, freschi, i ruscelli.
Il pesco è una nuvola rosa
e il mandorlo t’ha preparato
il vestito da sposa
di trina, tutto stellato.
Fra l’erba tenera c’è un grillo
nero, piccolo così.
Può servirti da spillo.
Ascolta il suo cri cri!
Son tornate le rondini ai nidi.
Hanno passato tanto mare
ed empiono il cielo di gridi.
Perchè non ti vuoi destare? (Giannina Facco)

Marzo
Marzo è un poco matterello!
Piace molto alla ranocchia
che si gonfia e da la spocchia,
ma non garba al passerotto
che si stringe nel cappotto.
Forse il merlo meno saggio,
sogna già d’essere in maggio
e si gela la zampina
fra la brina.
Ma la cincia, nel suo nido,
ride e dice: “Non mi fido!
Presto è ancor! La messaggera
bianca e nera,
non è già sotto la gronda
e chi ha freddo si nasconda:
non è ancora primavera!”
Chiotto chiotto,
le risponde un passerotto:
“Tu sei saggia e veritiera!”
Marzo è bello
col cappotto e con l’ombrello,
con le scarpe e col cappello.
Marzo porta il vento, il fiore,
e la pioggia e il raffreddore! (A. Beltramelli)

Gioia di marzo
Fresca gioia, l’erba nasce
così lustra e così breve
dove il sol ruppe la neve
e l’agnello se ne pasce.
Anche l’acqua ch’era ghiaccio
s’incammina dentro il fosso
con un po’ di cielo in dosso,
mormorando: “Se ti piaccio,
vieni a bermi così pura
aria che tocchi la pianura”.
L’alberello di cotogno
apre gli occhi e guarda il mondo
e nel rivo vispo e fondo
getta l’ultimo suo sogno;
poi, toccato dal Signore,
sui rametti più lontani,
come dentro esili mani,
posa un candido suo fiore
così allegro che la gente
dentro l’anima lo sente. (Renzo Pezzani)

Marzo
Marzo, che bel mantello
ricamato di sole,
ornato di viole!
Di lucidi ghiaccioli!
Marzo, che bel castello
di petali, di gemme!
E marzo ridarello
i primi fiori getta
sopra i gelidi broli,
sul mandorlo, e sul pesco,
e poi, quasi pentito,
solleva un vento fresco
e gli adornati rami
spoglia dei bei ricami.
Poi se ne pente ancora
e lancia, d’ora in ora,
gemmule e verdi fronde
sopra spinosi tralci
ricurvi come falci.
Ammassa nubi in cielo
e stende sulla terra
di fitta pioggia un velo.
Poi dal cestello prende
manciate di ghiaccioli
e il primo verde copre
il bianco della brina
che riscintilla al sole
della chiara mattina. (Edvige Pesce Gorini)

Vento di marzo
Vento di marzo, che soffi la sera
e che scuoti al mattino la rugiada,
oh! Lo so che tu rechi primavera,
mentre s’empie di fiori la contrada.
Carezza il tuo tepor l’erba dei prati,
l’onda del rivo, il nido degli uccelli;
tu alle primule dici e alle viole:
“Aprite le corolle, io porto il sole!” (Guido Fabiani)

Marzo
Oggi il sol come un prodigio
brilla in cielo,
e domani un triste velo
scende giù sul mondo bigio;
poi d’un tratto
vento… sole… marzo è matto. (Puck)

Marzo
Oh marzo pazzerello,
dietro l’ombrello
rovesciato
vedo improvviso
il tuo viso
scaltrito,
a volte piangente
di lucida pioggia,
a volte ridente
di splendido sole.
Volubile come un bambino,
alterni scrosci di pianto,
attimi uggiosi,
scatti rabbiosi,
a sorrisi di cielo turchino.
Imbronciato,
metti trine di cristallo
fra le dita degli alberi stanchi
di riposo,
fai bianchi
di grandine chiassosa
il tetto, il balcone il selciato
e, sguaiato,
spettini la mimosa.
Metti viole nell’orto,
pratoline nel prato
e sciogli la brina sulle invetriate
malate, se ridi.
Ma se impazzi,
getti il tuo scompiglio folle
nella veste del cielo leggera,
fra le foglie del bosco,
fra i riccioli dei bambini
e sulle aiuole dei giardini
che aspettano la primavera. (Enrico Tomei)

Marzo
Mentre affannato e irrequieto
corre l’uomo da mane a sera
marzo che ride in suo segreto
prepara il tempo a primavera.
Ecco, ad ogni margherita
ponendosi alacre al lavoro,
appresta il collare di trina
e cesella il bottone d’oro.
Per te sotto l’erbe nasconde
una fragola ormai matura,
ed intreccia un serto di fronde
che ti salvi dalla calura. (Teophille Gauthier)

Che dice la pioggerellina di marzo?
Che dice la pioggerellina
di marzo, che picchia argentina
sui tegoli vecchi
del tetto, sui bruscoli secchi
dell’orto, sul fico e sul moro
ornati di gemmule d’oro!
“Passata è l’uggiosa invernata,
passata, passata!
Di fuor dalla nuvola nera
di fuor dalla nuvola bigia
che in cielo si pigia
domani uscirà primavera
guarnita di gemme e di gale
di lucido sole,
di fresche viole,
di primule rosse, di battiti d’ale,
di nidi,
di gridi
di rondini, ed anche
di stelle di mandorlo bianche…”
Ciò dice la pioggerellina
di marzo che picchia argentina
sui tegoli vecchi
del tetto, sui bruscoli secchi
dell’orto, sul fico e sul moro
ornati di gemmule d’oro.
Ciò canta, ciò dice:
e il cuor che l’ascolta è felice. (Angiolo Silvio Novaro)

Fiorita di marzo
La fioritura vostra è troppo breve,
o rosei peschi, o gracili albicocchi
nudi sotto i bei petali di neve!
Troppo rapido è il passo cui tocchi
il suolo; e al tuo passar l’erba germoglia,
o primavera, gioia de’ miei occhi.
Mentr’io contemplo, ferma sulla soglia
dell’orto, il miracolo dei fiori,
sbocciati sulle rame senza foglie;
essi, ne’ loro tenui colori,
tremano già del vento alla carezza,
volan per l’aria densa di languori;
e se ne va così la tua bellezza,
come una luce, o come un sogno muori,
o fioritura di marzo, o giovinezza! (Ada Negri)

Marzo
Ecco marzo, il terzo mese,
che, scrollando i folti ricci,
un po’ matto e un po’ cortese
fa le smorfie ed i capricci.
Tutto nervi e argento vivo,
muta umore ogni momento
ed annuncia il proprio arrivo
con la grandine e col vento.
Fischia e morde, piange e ride,
ed ingemma il colle e il prato
mentre, ancora, il vento stride…
Ma l’inverno è terminato.
Quanta luce nel creato,
dopo i tuoni e la bufera!
Marzo è il paggio scapigliato
della dolce primavera. (Pasquale Ruocco)

Marzo e la speranza
Col marzo e col sereno,
dentro ogni fibra, il senso della vita
torna freschezza. Tocchi
rigermogliano anche gli sterpeti
della tristezza, e fuor da l’aridume
in minuscoli scrignetti, tutte le ricchezze
della nuova vegetazione. (F. Faifofer)

Marzo
Nei boschi, da sera a mattina,
si schiudono fresche sorprese:
leggero sui prati cammina
marzo, incantevole mese.
Ancora non c’è l’usignolo
ricolmo di note e di trilli,
ma lungo le prode e nel brolo
già fremono e ciarlano i grilli.
E, guarda, la siepe s’è desta,
coperta di fiori, odorosa:
il pesco s’ammanta di festa
schiudendo i suoi petali rosa.
C’è pioggia, c’è vento, c’è sole:
è marzo, ogni cosa ha un incanto;
è marzo, che piange e non vuole,
che mostra il sorriso tra il pianto. (Alfredo de Musset)

Marzo
Attenti bambini,
la mano al cappello
c’è marzo che passa,
che urla, che urla,
che spazza
che gioca monello
per strade e giardini.
Attenti bambini!

Marzo
Un sentore di viole…
ecco marzo pazzerello
piedi nudi e giubberello
ricci al vento e viso al sole.
E’ una gioia rivederlo;
e se a tratti si fa mesto,
pur si rasserena presto
e fischietta come un merlo. D. Valeri

Che dice la pioggerellina di marzo?
Che dice la pioggerellina
di marzo, che picchia argentina
sui tegoli vecchi
del tetto, sui bruscoli secchi
dell’orto, sul fico e sul moro
ornati di gemmule d’oro?
“Passata è l’uggiosa invernata,
passata, passata!
Di fuor dalla nuvola nera
di fuor dalla nuvola bigia
che in cielo si pigia
domani uscirà primavera
guarnita di gemme e di gale
di lucido sole
di fresche viole
di primule rosse, di battiti d’ale
di nidi
di gridi
di rondini, ed anche
di stelle di mandorlo, bianche…”.
Ciò dice la pioggerellina
di marzo che picchia argentina
sui tegoli vecchi
del tetto, sui bruscoli secchi
dell’orto, sul fico e sul moro
ornati di gemmule d’oro.
Ciò canta, ciò dice;
e il cuor che l’ascolta è felice. Angiolo Silvio Novaro

Marzo
Filastrocca marzolina
filastrocca corri in fretta
che c’è il vento che ti aspetta
e che tutta ti scombina.
Filastrocca pazzerella
coi vestiti rattoppati:
c’è la neve, ma nei prati
spunta già l’erba novella

Marzo
Nel fiato di marzo la neve
diventa ruscello che ha fretta
e tutta la terra ne beve
per fare più fresca un’erbetta
che trema per nulla, stupita
che sia così bella la vita. Renzo Pezzani

Fioritura di marzo
La fioritura vostra è troppo breve,
o rosei peschi, o gracili albicocchi
nudi sotto i bei petali di neve.
Troppo rapido è il passo con cui tocchi
il suol (e al tuo passar l’erba germoglia),
o primavera, o gioia dei miei occhi. Ada Negri

Marzo
O marzo, che i petali rosa
dei fiori di pesco colori,
o marzo, che a volte disserri
i primi soavi tepori,
e a volte ventoso e gelato
tormenti le erbette del prato.
O marzo, non fare il cattivo,
non rompere i rami fioriti,
i rami dei peri e dei meli,
che poi daran frutti squisiti!
E vi pianteranno i bambini
il morso dei bianchi dentini. A. Cuman Pertile

Il biancospino
Di marzo, per la via delle fontane,
la siepe s’è svegliata tutta bianca;
ma non è neve, quella, è biancospino
tremulo ai primi soffi del mattino.
Si destano lontane le campane
e l’acqua di cantar mai non si stanca. Angelo Orvieto

Marzo
E marzo ridarello
i primi fiori getta
sopra i gelidi broli,
sul mandorlo e sul pesco,
e poi, quasi pentito,
solleva un vento fresco
e gli adornati rami
spoglia dei bei ricami. E. Pesce Gorini

Vento di marzo
Ma chi è quel capo ameno?
Porta l’acqua ed il sereno
sparge semi per il mondo
sbuffa e frulla in tondo in tondo
mena schiaffi e scappellotti
fischia per i vetri rotti
ora è dolce e profumato
ora è proprio uno sgarbato. E. Bossi

Marzo
La primavera aspetta
là dietro l’uscio. Viene
marzo e in fretta in fretta
le accomoda per bene
sedili di verdura
letti di fiorellini;
poi, fuori delle mura,
chiama allegro i bambini,
perchè le faccian festa
con i lor giochi e canti.
Quando ogni cosa è presta,
grida: “Signora, avanti!”. G. Mazzoni

Marzo

Filastrocca del vento di marzo
Marzo, marzo, che pazienza…
te lo dico in confidenza…
te lo devo proprio dire:
tieni a fren quel ragazzaccio,
quella birba di ventaccio.
Hai cucito, notti e notti,
sopra i peschi, fior per fiore,
eran tutti uno splendore,
egli adesso te li strappa,
li volteggia, ride e scappa.
Guarda i mandorli imbronciati:
li ha spogliati
tutti quanti.
Guarda il cielo com’è scuro!
L’hai spazzato tutt’un giorno
con la scopa d’oro fino.
Or non vedi che galoppo,
quel tuo figlio stravagante,
con le nubi tutte quante,
per guastare la tua festa?
C’è da perdere la testa! Lina Galli

Vento di marzo
C’è un signore che va a spasso
con la mazza e l’occhialino,
lo accompagna passo passo
marzo allegro e birichino;
e ad un tratto (oh, che monello!)
manda in aria il suo cappello.
Sciorinato lì sull’aia
vede un candido bucato;
lo contempla la massaia
con lo sguardo più beato,
ma di marzo il venticello
le fa un tiro da monello.
I ragazzi, sulla piazza
stan giocando in lieti crocchi,
ad un tratto, infuria; impazza;
han la polvere negli occhi:
cos’è stato? E’ sempre quello,
è di marzo il venticello.
Poveretta quella donna!
Non sa dove riparare:
poveretta! La sua gonna
è una vela in alto mare
e, di marzo, il venticello
più che mai fa il pazzerello.
Raggi d’oro e nuvolette
cielo azzurro a pecorine,
pruni in fiore, nuove erbette,
bucanevi e pratoline;
sole, pioggia e venticello:
ecco marzo pazzerello. Rosalia Calleri

Marzolina
Marzolina dolce e pura
dallo sguardo mattutino.
Ella ancora ha un po’ paura
dell’inverno,
risalito sulle vette,
ma si stringe contro il cuore
quattro pallide violette. L. Galli

Marzo
Un sentore di viole…
Ecco marzo pazzerello,
piedi nudi e giubberello,
ricci al vento e riso al sole.
E’ una gioia rivederlo,
e se a tratti si fa mesto,
pur si rasserena presto
e fischietta come un merlo. Diego Valeri

Marzo pazzerello
Marzo, una lacrimetta
che una ventata asciuga,
e qualche nuvoletta
che il sole mette in fuga;
minaccia di bufera
e poi, tutto ad un tratto,
riso di primavera.
Ah, marzo, marzo matto! R. Pezzani

Marzo
La primavera aspetta
là dietro l’uscio. Viene
marzo e in fretta in fretta
le accomoda per bene
sedili di verzura,
letti di fiorellini;
poi, fuori dalle mura,
chiama allegro i bambini,
perchè le faccian festa
con i loro giochi e canti.
Quando ogni cosa è presta,
grida: “Signora, avanti!”. G. Mazzoni

Filastrocca
Filastrocca marzolina
filastrocca, corri in fretta,
che c’è il vento che t’aspetta
e che tutto ti scombina.
Filastrocca pazzerella
coi vestiti rattoppati:
c’è la neve, ma nei prati
spunta già l’erba novella. Anonimo

Marzo bello
Ecco, ecco che è arrivato
marzo bello!
Le viole in mezzo al prato
escon fuori con l’ombrello.
Giò in un campo un contadino
per voi canta uno stornello;
è fiorito il biancospino
che fa siepe a un campicello.
Marzo è bello,
col cappotto e con l’ombrello,
con le scarpe e col cappello.
Marzo porta il vento e il fiore
e la pioggia e il raffreddore! ( A. Beltramelli)

Gioia di marzo

Fresca gioia, l’erba nasce
così lustra e così breve
dove il sol ruppe la neve
e l’agnello se ne pasce.
Anche l’acqua ch’era ghiaccio
s’incammina dentro il fosso
con un po’ di cielo in dosso,
mormorando: “Se ti piaccio,
vieni a bermi così pura
pria che tocchi la pianura.
L’aberello di cotogno
apre gli occhi e guarda il mondo
e nel rivo vispo e fondo
getta l’ultimo suo sogno;
po, toccato dal Signore,
sui rametti più lontani,
come dentro esili mani,
posa un candido suo fiore
così allegro che la gente
dentro l’anima lo sente. (R. Pezzani)

Marzo

Nei boschi, da sera a mattina,
si schiudono fresche sorprese:
leggero sui prati cammina
Marzo, incantevole mese.
E’ già non più sonnolento
il rio, nè risuona sì dura
la terra: nel tiepido vento
già verzica la verzura.
Ancora non c’è l’usignolo
ricolmo di note e di trilli,
ma lungo le prode e nel brolo
già fremono e ciarlano i grilli.
E, guarda, la siepe s’è desta
coperta di fiori, odorosa:
il pesco s’ammanta di festa
schiudendo i suoi petali rosa.
C’è pioggia, c’è vento, c’è sole:
é marzo, che piange e non vuole,
che mostra il sorriso tra il pianto. (A. De Musset)

Canto di marzo

Destati, destati, primavera:
il cielo pare lino in fiore
e la terra che era nera
ha mutato colore.
Destati, destati! Le viole
sono sbocciate nei praticelli.
Pare nuovo anche il sole;
scorrono, freschi, i ruscelli.
Il pesco è una nuvola rosa
e il mandorlo t’ha preparato
il vestito da sposa
di trina, tutto stellato.
Fra l’erba tenera d’è un grillo
nero, piccolo così.
Può servirti da spillo.
Ascolta il suo cri cri!
Sono tornate le rondini nei nidi.
Hanno passato tanto mare
ed empiono il cielo di gridi.
Perchè non ti vuoi destare? (G. Facco)

Marzo
E’ tutta incoronata di fiori la terra,
di fiori di ogni colore.
Ceci d’oro crescevano
lungo le spiagge del mare. (Saffo)

Marzo
Che torbida notte di marzo!
ma che mattina tranquilla!
che cielo pulito! che sfarzo
di perle! ogni stelo, una stilla
che ride. (G. Pascoli)

Risveglio
La siepe brulla, che ha tanto dormito
mette un lucente vestito
e appunta sul verde a piccoli spilli
fiori bianchi, tra due trilli.
Ora sollecita la zolla nuda
a fare che il seme, paziente, cresce
e prova se gli riesce
di uscire fuori, al sole, tra gli odori
dei tenerissimi fiori. (L. Carpanini)

Vento di marzo

C’è un signore che va a spasso
con la mazza e l’occhialino,
lo accompagna passo passo
marzo allegro e birichino;
e ad un tratto (oh, che monello!)
manda in aria il suo cappello.
Sciorinato lì sull’aia
vede un candido bucato;
lo contempla la massaia
con lo guardo più beato,
ma di marzo il venticello
le fa un tiro da monello.
I ragazzi, sulla piazza
stan giocando in lieti crocchi,
ad un tratto, infuria; impazza;
han la polvere negli occhi:
cos’è stato? E’ sempre quello,
è di marzo il venticello.
Poveretta quella donna!
non sa dove riparare:
poveretta! La sua gonna
è una vela in alto mare
e, di marzo, il venticello
più che mai fa il pazzerello.
Raggi d’oro e nuvolette
cielo azzurro a pecorine,
pruni in fiore, nuove erbette,
bucanevi e pratoline;
sole, pioggia e venticello:
ecco marzo pazzerello. (R. Calleri)

San Benedetto (si festeggiava il 21 marzo)

San Benedetto
Se passa un frate nero che ha nome Benedetto
e cerca i vecchi nidi sotto l’ala del tetto;
ed apre una gabbiuzza e una rondine avvia
nei cieli perchè subito canti una poesia,
fategli grazia, non lasciatelo fuori.
Mentre attraversa il mondo lo semina di fiori.
Dategli una scodella con un poco del poco.
La notte è così lunga! Fategli un posto al fuoco. Renzo Pezzani

San Benedetto
San benedetto, San Benedetto!
Fiori nei prati, rondini al tetto!
Ecco s’avanza il fraticello,
agile e lieve come un uccello.
Dentro il cappuccio, nei maniconi,
tiene celati tutti i suoi doni:
rondini brune, nidi, farfalle,
margheritine candide e gialle.
Ridono i bimbi, saltan giocondi,
li bacia il sole coi raggi biondi;
San Benedetto, San Benedetto!
Fiori nei prati, rondini al tetto! Lina Marorana

San Benedetto
A San Benedetto
su l’alba rosata fu vista
una rondinella vispa
cadere a tese ali sul tetto.
Rondine bruna, rondine gaia,
posata sulla grondaia
accanto al pendulo nido
mise un piccolo grido.
Ed ecco
il povero albero secco
irrigidito
che tanto avea dormito
si svegliò tra tesori
di ciocche di fiori. A. S. Novaro

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