Palindromi con il metodo Montessori con indicazioni per gli esercizi e materiale stampabile pronto. Le parole palindrome sono parole che possono essere lette sia da sinistra a destra, sia da destra a sinistra, conservando lo stesso suono e lo stesso significato. La parola palindromo deriva dal greco palin (all’indietro) e dromos (correre).
Con questi esercizi si chiude lo studio delle parole in chiave montessoriana. Passeremo poi alla presentazione della punteggiatura.
Nella lingua italiana sono palindromi, ad esempio:
Anna
ereggere
esose
inni
ingegni
anilina
onorarono
ossesso
osso
ottetto
otto
avallava
radar.
Palindromi con il metodo Montessori
Esercizio 1
Materiale: cartellini delle parole palindrome e cartellino del titolo e dell’etimologia, due alfabeti mobili in colori diversi.
Palindromi
Prepariamo un cestino che contiene i cartellini delle parole palindrome.
Chiediamo a un bambino di pescare un cartellino, e di comporre la parola letta con l’alfabeto mobile.
Ora, con l’altro colore, chiedergli di riscrivere la parola, ma copiando lettera per lettera, ad una ad una, da destra a sinistra (mettendole col secondo alfabeto in ordine inverso). Aggiungere il alto il cartellino del titolo.
Palindromi con il metodo Montessori
Esercizio 2
Materiale: cartellini delle frasi palindrome e cartellino del titolo e dell’etimologia, due alfabeti mobili in colori diversi.
Palindromi
Come nell’esercizio uno, il bambino scriverà la frase con un alfabeto mobile, poi la copierà con un altro colore prendendo una ad una le lettere da destra a sinistra, naturalmente riscrivendole da sinistra a destra.
aggiungere in alto il cartellino del titolo e dell’etimologia:
Palindromi con il metodo Montessori
Sono esempi di frasi palidrome:
E vide tre cortei di nani dietro certe dive.
Erano dadi tarati da donare.
I tropici mamma! Mi ci porti?
In amor io diffido i romani.
I topi non avevano nipoti.
Eran i mesi di seminare.
Ora per poi io preparo.
I brevi diverbi.
Ai lati d’Italia.
E’ nome di demone.
Anima di damina.
Etna gigante.
E la sete sale.
Oracolo caro
Parlo col rap.
Avida diva.
Accese carboni ma cade da camino brace secca.
E’ raro passare per assaporare.
I revisori romani, o noia per i re, paiono in amor irosi veri.
Or o di notte giocare numeri ci remunera coi gettoni d’oro.
Ai lati di Roma riparan avidi: van a rapir amori d’Italia.
E’ corta e non è sadica e non è acida se non è atroce.
O Re, voi amate l’arte tetra, letamaio vero!
Era poeta, e di nome Semonide, ateo, pare.
Ora lo sa: Romeo era reo e morì a Solaro.
E vide le età felici, le fate e le dive.
Era sua, d’Angela, la legna da usare!
Ecco gelare nella valle nera le gocce.
Ora divengo greve e vergogne vi darò.
E poi Martina lavava l’anitra miope.
Anna di sera se c’è Cesare si danna.
Ava, coi gettoni, di notte giocava.
All’unione i due feudi e noi nulla.
A rate otteneva fave, netto e tara.
E’ merce rara per preparare creme.
Lavoro è onere sereno e oro val.
E Raffaello fece folle affare.
Ada aveva oro e oro aveva Ada.
Angelo lo sa, ha solo legna.
E lo vedo: lei è lodevole!
Ero tutelata da tale tutore.
Era coi gai nani a giocare.
A Legnano corro con Angela.
Ora va lemme lemme l’avaro.
E’ l’ora per amare parole.
Annarita, la mala tiranna.
Il re decide di cederli.
Omino nano non anonimo.
Ad imitare era timida.
Il burino con i rubli.
Ettore legge le rotte.
I tre sedili deserti.
Ivo univa cavi nuovi.
Aceto nell’enoteca.
Era pacifica, pare.
Erano usi suonare.
Ecco delle docce.
I nodi mi doni.
I brevi diverbi.
Ogni fede fingo.
I ragni zingari.
Ira tra tartari.
I treni inerti.
Arava, l’avara.
Arca sacra.
Avevi visioni d’un evo ove nudi noi si viveva.
E’ l’amore vero male?
Palindromi