NUTRIZIONE E DIGESTIONE materiale didattico e letture di autori vari, per bambini della scuola primaria.
La digestione
L’uomo, come tutti gli animali e le piante, per vivere e per crescere ha bisogno di nutrirsi, di introdurre cioè nell’organismo certe sostanze, dette alimenti.
La trasformazione degli alimenti in sostanze capaci di fornire energia e calore al nostro corpo si dice digestione. Ad essa provvedono gli organi che formano l’apparato digerente: la bocca, la faringe, l’esofago, lo stomaco, il fegato, il pancreas e l’intestino.
La bocca
Nella bocca il cibo viene masticato dai denti e impastato con la saliva. I denti sono 32: 8 incisivi a forma di scalpello, per tagliare; 4 canini appuntiti, per strappare; 8 premolari e 12 molari, larghi e piatti, per triturare.
La parte visibile dei denti è detta corona, la parte ricoperta dalla gengiva è detta colletto, e quella che li fissa alla mascella si chiama radice.
La saliva è una sostanza liquida che impasta i cibi; viene secreta da tre paia di ghiandole dette salivari. Nella bocca il cibo di trasforma in bolo.
Lo stomaco
Dalla bocca il bolo passa nello stomaco, attraverso un tubo detto esofago. Lo stomaco è come una borsa elastica che contraendosi e rilassandosi rimescola il cibo e lo innaffia con un liquido, detto succo gastrico, secreto da tante ghiandole disseminate nelle sue pareti.
Il cibo viene così trasformato in una poltiglia grigia, detta chimo. Questa trasformazione si chiama digestione.
L’intestino
Dallo stomaco il cibo, attraverso il piloro, passa nell’intestino, un tubo più volte ripiegato su se stesso, lungo circa 10 metri. Nell’intestino il chimo viene bagnato dal succo del pancreas e dalla bile del fegato e così nuovamente trasformato in un liquido biancastro, il chilo.
La parte buona e nutriente del chilo viene assorbita dai villi intestinali, attraverso i quali passa nel sangue che la distribuisce a tutte le parti del corpo.
Così gli amidi, la carne, le uova, il formaggio ed i grassi sono trasformati in sostanze meno complesse, capaci di costituire materia vivente, ossia nuove cellule, e di fornire al corpo stesso energia.
La parte non assorbita viene espulsa.
Per il lavoro di ricerca
Perchè mangiamo? Perchè il nostro corpo può resistere solo 4 – 5 giorni senza nutrirsi?
Ordiniamo e raggruppiamo in tre categorie tutti gli alimenti: grassi, carboidrati e proteine. Perchè il nostro corpo soffrirebbe se noi ci nutrissimo solamente con una sola di queste categorie di alimenti?
Perchè è dannoso mangiare fuori pasto?
Perchè è bene non andare a dormire subito dopo i pasti? E nemmeno studiare?
Perchè se non mastichiamo bene avvertiamo dei dolori allo stomaco? Perchè questi dolori si avvertono anche se mangiamo troppo?
La bevanda migliore per l’uomo è l’acqua. Spiega il significato della parola ‘potabile’ e fai ricerche in merito.
Vai davanti allo specchio ed osserva attentamente come è fatta la tua bocca: lingua, palato, denti. A che cosa servono?
Non tutti i denti sono di uguale forma: disegnali, impara i loro nomi e cerca da solo di comprendere la particolare funzione che ognuno di essi ha.
Qual è la funzione della saliva? Che cosa la produce?
Ti lavi sempre i denti? Qual è la funzione dello spazzolino? E del dentifricio?
La nutrizione
Ogni essere vivente può essere paragonato ad una lampada che arde: la sua luce ed il suo calore si producono solo mediante la combustione dell’olio. E come la fiamma minaccia di spegnersi se la lampada non viene periodicamente rifornita di combustibile, così il corpo degli animali e delle piante deve venire costantemente rifornito di nuovi alimenti che sostituiscono la materia bruciata e rendono possibile lo sviluppo di nuove energie.
Come si manifesta in noi il bisogno di alimentarci? Si manifesta con due sensazioni caratteristiche che ben conosciamo, e cioè con la fame e con la sete.
Esse sono l’indicazione più evidente che il nostro corpo ha bisogno di ricostruire quelle energie che ha perduto attraverso il lavoro, la fatica e il movimento.
Il nostro corpo deve inoltre mantenere costante la propria temperatura; per servirci ancora una volta di un esempio, diremo che esso è come una stufa la quale, per mantenersi calda, ha bisogno di essere continuamente riempita di legna o di carbone.
La nutrizione si compie mediante tre funzioni strettamente collegate fra loro: la digestione, la circolazione e la respirazione.
Con la digestione gli alimenti che noi mangiamo vengono profondamente modificati; con la circolazione il sangue porta le sostanze nutritive elaborate a tutte le cellule; con la respirazione introduciamo nel nostro corpo l’ossigeno, un gas la cui presenza è indispensabile perchè nei vari tessuti avvenga la combustione delle sostanze alimentari.
La nutrizione
Ogni essere vivente può essere paragonato ad una lampada che arde: la sua luce ed il suo calore si producono solo mediante la combustione dell’olio. E come la fiamma minaccia di spegnersi se la lampada non viene periodicamente rifornita d combustibile, così il corpo degli animali e delle piante deve venire costantemente rifornito di nuovi alimenti che sostituiscono la materia bruciata e rendono possibile lo sviluppo di nuove energie.
Come si manifesta in poi il bisogno di alimentarci? Si manifesta con due sensazioni caratteristiche che ben conosciamo, e cioè con la fame e con la sete.
Esse sono l’indicazione più evidente che il nostro corpo ha bisogno di ricostruire quelle energie che ha perduto attraverso il lavoro, la fatica e il movimento.
Il nostro corpo deve inoltre mantenere costante la propria temperatura; per servirci ancora una volta di un esempio, diremo che esso è come una stufa che, per mantenersi calda, ha bisogno di essere continuamente riempita di legna o di carbone.
L’uomo prende i suoi alimenti dal mondo animale, dal mondo vegetale e dal mondo minerale. Il regno animale gli fornisce la carne, le uova, il latte, il burro, il formaggio, il lardo.
Il regno vegetale gli dà il pane, le paste alimentari, il riso, le farine (di frumento e di granoturco), i legumi, gli ortaggi, la frutta, gli oli.
La nutrizione si compie mediante tre funzioni strettamente collegate fra loro: la digestione, la circolazione e la respirazione.
Con la digestione gli alimenti che noi mangiamo vengono profondamente modificati; con la circolazione il sangue porta le sostanze nutritive elaborate a tutte le cellule; con la respirazione introduciamo nel nostro corpo l’ossigeno, un gas la cui presenza è indispensabile perchè nei vari tessuti avvenga la combustione delle sostanze alimentari.
La digestione
Il cibo masticato dai denti e abbondantemente inumidito dalla saliva che sgorga da tre paia di ghiandole (ghiandole salivari), i cui condotti si aprono nella cavità boccale, si trasforma in una poltiglia che, arrotolata dalla lingua sotto forma di una pallottola (bolo alimentare), viene spinta con l’atto meccanico della deglutizione (inghiottimento) nella faringe, il breve condotto a forma di imbuto che comunica con l’esofago; scende lungo questo tubo e cade nello stomaco. Qui si compie la digestione gastrica, ossia quel complesso di trasformazioni chimiche che una parte delle sostanze alimentari ingerite subisce per l’azione di speciali succhi prodotti da alcuni milioni di piccole ghiandole annidate nelle pareti dell’organo, le ghiandole gastriche.
Dallo stomaco, il cibo, ridotto in una massa semiliquida detta chimo, passa nell’intestino, che si divide in sue grandi tratti: intestino tenue, sottile e liscio, lungo otto metri circa, e intestino crasso, molto più corto (un metro e mezzo)., ma di diametro assai maggiore.
Nel tenue, il cibo riceve molti altri succhi tra i quali la bile prodotta dal fegato e il succo pancreatico elaborato dal pancreas, le due maggiori ghiandole del corpo, e si trasforma a poco a poco in un liquido lattiginoso, il chilo, destinato ad essere assorbito dalle pareti dell’intestino per passare nel torrente sanguigno. Quest’ultima importante funzione si chiama assorbimento intestinale.
Le materie ingerite formano le feci, che si accumulano nell’ultima porzione del crasso, detta retto, per essere poi espulse all’esterno con l’atto della defecazione.
La bocca
E’ la cavità limitata, anteriormente, dalle labbra, posteriormente, dal velo pendulo o palatino o palato molle, che la separa dal retrobocca o faringe, ai lati delle guance. Il velo pendulo o palato molle è fornito di un’appendice mediana detta ugola. Innalzandosi, il velo pendulo chiude la comunicazione con le fosse nasali; abbassandosi tocca la lingua, interrompe la comunicazione con le fosse nasali; abbassandosi tocca la lingua, interrompe la comunicazione con la cavità della faringe e non permette che il cibo scappi giù durante la masticazione. Dai lati dell’ugola partono quattro ripiegature mucose (pilastri), due anteriori e due posteriori, tra le quali si trovano le tonsille, ghiandole che possono infiammarsi e restringere l’istmo delle fauci, cioè il passaggio dalla bocca al retrobocca. Allora sentiamo vivo dolore nel deglutire.
La lingua
Organo formato da fibre muscolari, mobilissimo, tappezzato da una mucosa ricca di ghiandole mucipare e di papille, giace, se possiamo esprimerci così, sul pavimento della bocca. E’ saldata posteriormente, all’osso ioide; rotto è tenuta da un filetto.
Oltre che sede dell’organo di senso del gusto, la lingua serve per parlare, per impastare il cibo, per inghiottire.
I denti
Nella bocca i denti masticano il cibo: usando uno specchietto ciascuno di noi può osservare come è composta la propria dentatura. Cominciando dal centro della mascella, superiormente, o dalla mandibola, inferiormente, verso sinistra o verso destra, dato che le due parti sono simmetriche, si notano due incisivi a forma di scalpello. Il loro nome indica la loro funzione: sono i denti che incidono i cibi.
Segue un canino un poco appuntito a piramide, che serve a strappare la carne. Poi vengono due premolari e due molari, larghi e quasi piatti superiormente, con piccoli rilievi utili per macinare il cibo, come la mola di un mulino. Gli adulti hanno tre molari invece di due: l’ultimo, detto dente del giudizio, spunta nell’età giovanile.
Allora voi avete complessivamente 28 denti; da adulti ne avrete 32. Ciascuno di voi ha cambiato alcuni denti all’età dai 6 agli 8 anni: erano i primi denti spuntati, detti anche denti di latte, ed erano incisivi, canini e premolari che, ad un certo momento, cominciarono a dondolare, sospinti fuori dai nuovi denti che già stavano spuntando, e caddero senza provocare alcun dolore.
Osserviamo la forma dei denti: gli incisivi, i canini e i premolari hanno una radice sola, i molari due, e ciascuno è infisso in una cavità, l’alveolo, nell’osso della mascella o della mandibola. La parte del dente che emerge dall’alveolo si chiama corona. Se potessimo segare un dente, vedremmo queste parti: all’esterno un rivestimento bianco lucido durissimo, lo smalto, che serve da protezione; la parte nell’alveolo è protetta dal cemento, meno duro, che fa aderire il dente all’osso. Più internamente c’è l’avorio, o dentina, una sostanza ossea compatta bianco giallastra, percorsa da una cavità riempita di polpa dentaria in cui giungono il sangue ed il nervo del dente collegato con il cervello.
Talvolta, per mancanza di un’accurata pulizia, i residui del cibo masticato fermentano fra i denti e producono la carie, che corrode prima lo smalto, poi l’avorio e giunge alla polpa, provocando ad un certo momento dolori notevoli e poi la caduta del dente.
Vedi anche:
Dentatura di latte e dentatura permanente
Il bambino nasce senza denti. Intorno ai sei o sette mesi cominciano a spuntare gli incisivi e, più tardi, i molari e i canini. Verso i due anni la dentatura consta di venti denti, così distribuiti: otto incisivi, quattro canini, otto piccoli molari. E’ questa la cosiddetta dentatura di latte, che permane fino all’età di sette anni. Poi, i denti di latte cominciano a cadere per riassorbimento della loro radice, e vengono sostituiti dai denti definitivi.
La dentatura si completa, poi, con la comparsa di sei grossi molari per mascella. Gli ultimi molari (due per mascella) spuntano soltanto verso il ventesimo anno e talora anche più tardi; sono perciò chiamati “denti del giudizio”.
La dentatura permanente è dunque composta di trentadue elementi, così distribuiti: otto incisivi, quattro canini, otto premolari, dodici grossi molari.
La saliva: a che cosa serve?
Nella bocca abbiamo la lingua, che ci fa sentire il sapore dei cibi e muovendosi sposta il boccone per sottoporlo ad una sistematica masticazione da parte dei denti.
Tre paia di ghiandole salivari comunicano con la bocca: due sono le parotidi che vanno soggette ad un’infiammazione provocata da una malattia, la parotite o orecchioni, che dà un notevole rigonfiamento vicino alle orecchie. Le ghiandole salivari emettono la saliva, che contiene una sostanza importante per la digestione: la ptialina.
Alla mattina prima di fare colazione provate a masticare lentamente un boccone di pane: lo sentirete sempre più dolce. Questa è l’azione della saliva: essa imbeve le sostanze che contengono l’amido e lentamente le trasforma con un’azione chimica in zuccheri solubili.
Un vecchio proverbio latino afferma che la prima digestione avviene nella bocca ed è vero, perchè qui avvengono le prime trasformazioni chimiche del cibo ingerito.
La faringe
E’ una cavità situata fra la bocca e l’esofago. E’ tappezzata da mucosa, comune all’apparato digerente e respiratorio. Il alto comunica con le fosse nasali e, lateralmente, con le trombe di Eustachio dell’orecchio; in avanti con la bocca, in basso con l’esofago e, anteriormente, con l’apertura della laringe.
L’epiglottide è la valvola che, abbassandosi, chiude la comunicazione con la laringe, impedisce al cibo di penetrare in essa e lo costringe a infilarsi nell’esofago.
L’esofago
E’ un tubo a parete molle, lungo circa venticinque centimetri, molto elastico, che va dalla faringe allo stomaco, dietro alla trachea e parallelo alla colonna vertebrale. Il tubo dell’esofago è costituito da tre membrane. Internamente è di colore biancastro.
Lo stomaco
E’ un sacco della capacità di due litri circa, a forma di cornamusa, posto sulla sinistra della cavità addominale, sotto il diaframma. Comunica con l’esofago per mezzo del cardias e sbocca nell’intestino per il piloro.
L’intestino
Dopo essere stati nello stomaco, gli alimenti, trasformati in una poltiglia detta chimo, passano nell’intestino, lungo budello aggomitolato su se stesso.
L’intestino è lungo circa cinque volte la lunghezza del corpo. Si divide in tenue (lungo circa 6 m e largo cm 2,5), e crasso (lungo 1,5 m e largo cm 5). Il tenue si divide, a sua volta, in duodeno, digiuno ed ileo. Il crasso in cieco, colon (ascendente, traverso e discendente) e retto.
Intestino tenue
Presenta, a destra, una dilatazione a fondo cieco, che porta un’appendice vermiforme, lunga quasi un dito, la cui infiammazione può determinare la nota malattia detta appendicite.
Le sostanze passate dal tenue al crasso, vi permangono un certo tempo, per venire poi espulse attraverso il retto, che è la parte terminale dell’intestino.
L’intestino è sorretto dalla rete peritonea che lo avvolge tutto intorno, e che si attacca alla colonna vertebrale e alla parete addominale.
L’infiammazione del peritoneo causa la malattia che chiamiamo peritonite.
L’intestino tenue
L’intestino tenue è molto lungo e le sue pareti internamente sono tutte increspate in piccole appendici a forma di minuscole dita, aumentando così enormemente la superficie a contatto con il chilo. Ci sono qui delle cellule assorbenti, un poco come i peli assorbenti delle radici delle piante, che assorbono tutte le sostanze nutritive contenute nel chilo e le raccolgono nei vasi capillari del sangue per essere distribuite a tutte le parti del corpo.
La parte non utile viene scartata; passerà dall’intestino tenue all’intestino crasso, all’inizio del quale si trova una brevissima appendice cieca, quindi passerà all’intestino retto per essere espulsa all’esterno.
Il fegato
E’ la più grossa ghiandola del corpo. Ha color rosso bruno ed è posto nella parte destra della cavità addominale, subito sotto il diaframma. Secerne la bile, liquido giallo-bruno, fortemente amaro.
La cistifellea, o vescica biliare, è la vescichetta aderente al fegato, dove si raccolgono le secrezioni (bile) del fegato stesso. Per apposito condotto la bile sbocca nel duodeno. Se la bile entra nel sangue si ha l’itterizia; se nella bile si formano concrezioni solide si hanno i calcoli biliari.
Pancreas
Secerne un liquido incolore simile alla saliva, detto succo pancreatico.
La ghiandola, di forma allungata, è lunga da 15 a 20 centimetri. Nella sua linea mediana è percorsa da un condotto che porta il succo pancreatico nel duodeno. Questo succo si mescola col chimo e trasforma l’amido in zucchero, mentre nello stesso tempo la bile e i succhi intestinali dividono i grassi. Si ha così il chilo.
Alla fine di un percorso di otto metri
Della pasta, del pane, della carne, della verdura e della frutta che abbiamo mangiato, ormai non siamo più in grado di distinguere nulla; in mezzo a tutte le sostanze utili ve ne sono però alcune che rappresentano le scorie indigeribili che devono essere espulse. Esse proseguiranno il loro cammino, raggiungendo il colon, o intestino crasso, che è la parte terminale dell’apparato digerente.
Come il pancreas, anche l’intestino, ad esclusione del colon, secerne un succo che svolge, durante i processi digestivi, funzione analoga a quella del succo pancreatico.
A questo punto arrivano dei microbi che sono ospiti abituali del colon. Essi si trovano nelle scorie, in particolare in quelle della verdura e fabbricano la vitamina B1, che è indispensabile al lavoro delle cellule. Questi microbi sono, generalmente, dei collaboratori del nostro organismo: però in particolari condizioni possono diventare dei nemici, perchè in grado di provocare delle gravi infezioni.
Il percorso degli alimenti all’interno del nostro corpo si aggira normalmente sugli otto metri; pensate alla quantità di fenomeni che avviene in questo breve tragitto e resterete meravigliati della perfezione e delle mirabili capacità che possiede il nostro organismo.
La circolazione
La circolazione del sangue provvede a distribuire a tutte le cellule del corpo la parte del cibo assorbita dai villi intestinali (chilo). Il sangue circola continuamente in un sistema chiuso di vasi elastici che fanno capo ad un organo centrale: il cuore. I vasi sanguigni sono le arterie, le vene ed i capillari.
La respirazione
Come abbiamo già accennato, perchè nel nostro organismo ci sia sviluppo di calore e di energia non è sufficiente digerire i cibi, è necessario anche che essi brucino. Ciò è reso possibile grazie all’ossigeno che respiriamo.
Quando la nostra gabbia toracica si espande, cioè aumenta il suo volume, l’aria, attraverso le fosse nasali e la bocca penetra nella trachea, poi nei bronchi, i quali si ramificano in tubi sempre più piccoli e terminano negli alveoli polmonari, microscopiche vescichette che costituiscono la massa spugnosa dei polmoni.
Gli alveoli polmonari sono percorsi da una fittissima rete di capillari, ossia di vasi sanguigni. Quando noi respiriamo, l’ossigeno, attraverso le pareti degli alveoli polmonari, passa nei capillari, cioè nel sangue che, come abbiamo visto, provvede a trasportarlo nelle varie cellule del nostro corpo. Contemporaneamente l’anidride carbonica esistente nei capillari viene ceduta agli alveoli.
Quando la cassa toracica si riduce di ampiezza, cioè quando espiriamo, gli alveoli, quindi i polmoni, ci comprimono e l’aria impura, carica di anidride carbonica, viene espulsa dal nostro organismo.
Come deve essere il cibo?
Il cibo deve essere vario e contenere proteine (uova, latte, carne, pesce, formaggio, legumi), grassi (lardo, olio, burro), zuccheri (cereali, patate, bulbi, frutta, verdura, marmellata, miele), sostanze minerali (acqua, sali).
Tra i sali un vero e proprio alimento deve considerarsi il cloruro di sodio o sale da cucina, necessario per la formazione dell’acido cloridrico nel succo gastrico; condimenti (pepe, senape, anice,…), che stimolano la digestione, vitamine (la cui mancanza nell’organismo produce malattie gravi e anche mortali).
La nutrizione degli animali
Gli animali, secondo le specie a cui appartengono, si nutrono di cibi diversi. E’ quindi naturale che l’apparato digerente non sia lo stesso in tutti gli animali.
Tra i mammiferi, gli animali che si cibano di carne, cioè i carnivori come il cane e il gatto, hanno quattro canini lunghi e ricurvi, sporgenti dalle due file di denti, che servono a trattenere la preda.
Gli animali insettivori che, come il pipistrello, si cibano di insetti, hanno denti canini acuti e molari aguzzi, adatti a forare la dura corazza degli insetti.
I roditori, come il coniglio e il topo, hanno denti incisivi lunghi e affilati che ricrescono di continuo nonostante si logorino fortemente.
Gli erbivori ruminanti hanno lo stomaco formato da quattro cavità, poichè occorre molto lavoro per digerire i vegetali. L’erba introdotta nella bocca viene subito ingoiata nel rumine. Di lì risale nel reticolo e poi nuovamente in bocca, dove viene masticata e rinviata negli stomachi veri e propri: l’omaso e l’abomaso.
Gli uccelli granivori ingoiano i granelli che vanno a finire nel gozzo. Qui il cibo si inumidisce e poi passa nello stomaco che è diviso in due parti. La seconda, chiamata ventriglio, è come una macina che stritola tutto, anche oggetti durissimi.
I rettili ingoiano intera la preda. I denti hanno il compito di trattenere il cibo, non di masticarlo.
I pesci invece hanno diverse file di denti sottili e aguzzi che servono a stritolare i rivestimenti calcarei dei molluschi di cui si nutrono.
I cibi e le calorie
Il valore energetico degli alimenti si misura in calorie. Per piccola caloria si intende la quantità di calore necessaria per elevare da 14° a 15° centigradi la temperatura di un grammo d’acqua a pressione normale; la grande caloria è mille volte la più piccola, cioè la quantità di calore necessaria per aumentare da 14° a 15° centigradi la temperatura di un chilo d’acqua a pressione normale.
Ogni alimento ha un proprio valore calorico, fornisce cioè all’organismo un certo numero di calorie, che vengono utilizzate sia per mantenere la temperatura corporea costante intorno ai 36°-37°, qualunque sia la temperatura esterna, sia per fornire lavoro. Ad esempio cento grammi di carne magra di manzo forniscono 213 calorie, centro grammi di lardo affumicato 646 e cento grammi di pane biscottato 381.
Il nostro organismo, a seconda dell’età, dell’altezza, del peso e della superficie corporea, consuma giornalmente un certo numero di calorie, variabile secondo le stagioni (se calda meno, se fredda più), l’ambiente e il lavoro.
Un boscaiolo finlandese di trent’anni e corporatura media, che lavori in pieno inverno all’aria aperta, abbisogna di oltre 4600 calorie giornaliere e deve, perciò, introdurre una quantità di alimenti più abbondante di quella di cui necessita un impiegato della stessa età e corporatura, il quale lavori a Milano, nel pieno dell’inverno, ma in ambiente chiuso. Il nostro impiegato infatti raggiungerà in media un consumo di 2200-2500 calorie giornaliere; perciò potrà tenere un’alimentazione quantitativamente e qualitativamente inferiore a quella del boscaiolo.
Un bambino di un anno consuma una media di 800 calorie giornaliere ed il suo peso si aggira sui 10-12 chili, mentre un ragazzo di quattordici anni, nel nostro clima, necessita di 2800 calorie, con un peso di 45-55 chili; e il fabbisogno di un uomo di 70 chili, moderatamente attivo, è di circa 3000 calorie.
Come si vede, col passare degli anni, vi è una diminuzione proporzionale del fabbisogno calorico, perchè l’eccedenza di calorie, cioè l’eccedenza di alimentazione rispetto al peso, serve alla costruzione dell’organismo in fase di sviluppo. Sarebbe però un errore credere che basti somministrare dei cibi grassi, che forniscono un maggior numero di calorie, per ottenere lo scopo voluto: il corpo umano abbisogna di un’alimentazione varia che comprenda un po’ tutte le sostanze, alcune delle quali gli sono assolutamente indispensabili.
Il migliore tipo di alimentazione è quello che fornisce al corpo la maggiore varietà di alimenti, quando non esistono delle cause, malattie ecc., che suggeriscono la limitazione dei cibi, in modo che l’organismo possa usufruire di tutte le sostanze che gli sono necessarie. Senza esagerare con certi cibi che, se pur gustosi al palato, possono in quantità troppo grande danneggiare i tessuti.
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