Musica Waldorf – La casina dei suoni – racconto per introdurre lo studio del flauto pentatonico per bambini della classe prima della scuola primaria.
C’era una volta un pastorello, che viveva felice sulle montagne col suo gregge di pecorelle. La notte dormiva sotto le stelle, e di giorno radunava le bestiole e le conduceva al pascolo.
Una sera, mentre stava riportando come al solito le pecore all’ovile, contandole, si accorse che una di loro era sfuggita alla sua sorveglianza. Dopo aver chiuso bene l’ovile, ritornò nel prato, dove poco prima le pecore erano state a pascolare, ma non la trovò.
Continuando a cercarla entrò nel bosco, e lì la vide, mentre si abbeverava ad un torrentello. La bestiola sembrava attratta da qualcosa, che si muoveva vicino alla riva.
Il pastore prese in braccio la sua pecorella e gettò un sassolino nell’acqua. Con sua grande sorpresa, vide uscire dal torrentello una fatina vestita di giallo, che disse meravigliata quanto lui: “Chi mi disturba mentre faccio il bagno?”
Il pastorello, spaventato per una cosa tanto insolita, si nascose con la sua pecorella dietro ad un cespuglio e rimase lì ad osservare in silenzio ciò che accadeva.
Dopo un po’ udì una voce bellissima e melodiosa, ed un coro di altre voci che si aggiunse alla prima.
“Chi sono?” si chiedeva il pastore, “Non ho mai sentito in vita mia una cosa così dolce! Come vorrei poter cantare così anch’io…” E vide altre quattro fatine che danzavano insieme: i suoni che producevano non avevano nulla della voce umana.
Il pastorello se ne stava nascosto dietro al cespuglio, con la sua pecorella in braccio, ma la bestiola cominciò a belare e a dare segni di impazienza. E fu così che le fatine si accorsero della presenza del pastorello.
“Chi sei?” chiesero, “Esci dal tuo nascondiglio, non ti faremo male!”
Il pastorello si fece coraggio, uscì allo scoperto e andò incontro alle cinque fate. Erano piccole e trasparenti, avvolte in veli di diversi colori. Ognuna di esse si presentò cantando:
“Mi chiamo Si” disse la prima, vestita di giallo.
“Il mio nome è La” disse la seconda, agitando il suo velo arancione.
“Io sono la fata Sol, e mi sento un po’ la regina, perchè il mio nome ricorda quello del sole” disse la terza, vestita di rosso.
“Io mi chiamo Mi” disse la quarta, vestita di verde.
L’ultima, che indossava un velo blu, si presentò come fata Re.
Il pastore, che era sempre vissuto da solo sulle montagne, fu felice di aver trovato delle amiche con le quali giocare, ma ciò che lo affascinava di più, era il loro canto, che non si sarebbe mai stancato di ascoltare.
“Insegnatemi il vostro canto ” disse il pastorello, “io so soltanto fischiettare…”
“Oh, ma non si può, ci dispiace. Non è un canto che si può imparare qui sulla terra. Noi l’abbiamo imparato nel nostro regno, che si trova lassù tra le stelle. Anzi, si è anche fatto tardi, il sole sta tramontando…” risposero le fate, “ti dobbiamo proprio lasciare!”
Il pastorello cercò di trattenerle: “Non andatevene!” disse “Ora che vi ho ascoltate, non posso più rimanere senza la vostra musica!”
“Ma dobbiamo andare” dissero loro “altrimenti ci dissolveremmo nell’aria e per noi sarebbe la fine. Entro mezzanotte dobbiamo assolutamente essere a casa”.
Il pastorello si mise a piangere e, implorando, chiese loro di rimanere, ma non c’era proprio nulla da fare. Si sentiva infinitamente triste. Allora, scomparse le fatine, dal folto del bosco apparve una creatura bellissima e luminosa che gli disse: “Io sono Musica, ho sentito la tua tristezza e voglio aiutarti. Vedi quel pero abbattuto? Intaglia da un suo ramo una bella casa per le tue amiche fatine, così potranno essere al sicuro, anche dopo la mezzanotte, e tu potrai sempre portarle sempre con te…”
La creatura scomparve, il pastorello scelse un bel ramo dall’albero di pero, e il giorno dopo si mise al lavoro. Con un coltellino scolpì per le sue fatine una casetta due porticine e sei finestrelle. Quando la casetta fu pronta, chiamò le sue amiche, e le invitò a visitarla. Ma qualcosa non funzionava… le fatine entravano cantando, ma non appena si sistemavano all’interno della bella casina, il loro canta cessava. Il pastorello provava a chiamarle sbirciando dalle porticine e dalle finestrelle, ma niente. Provava a bussare, ma le fatine non rispondevano.
Fu il vento che venne allora in suo aiuto, e soffiando sfiorò la porticina di ingresso della casetta: subito la fatina gialla potè uscire intonando la sua melodia. Il pastore capì che doveva chiamarle attraverso la porticina, aprendo e chiudendo le loro finestrelle. E cominciò a chiamare anche le altre, che felici rispondevano ad suo cenno delle dita.
Così, da quel giorno, il pastore e le fatine vissero insieme felici e contenti.