Montessori da 0 a 3 anni: l’allattamento al seno; il senso del gusto, caratteristiche del latte materno, aspetti fisici e psicologici, consigli pratici per favorire l’allattamento al seno…

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Montessori da 0 a 3 anni: l’allattamento al seno
Il senso del gusto

Montessori da 0 a 3 anni: l'allattamento al seno

Le papille gustative compaiono nell’embrione all’ottava settimana di gestazione, e alla tredicesima, quando il feto comincia a succhiare e inghiottire, le sue papille gustative sono completamente sviluppate. Le papille gustative sono presenti ai lati, sul retro e sulla punta della lingua, sul palato molle e nella parte superiore della gola.

Il senso del gusto è quello che compare per primo, e continua a svilupparsi per un lungo periodo. Nella prima infanzia ci sono ben 4.500 papille gustative a supportare l’esperienza sensoriale del bambino. Le prime esperienze gustative stimolano l’ulteriore sviluppo delle connessioni nervose  del senso del gusto.

Nel secondo trimestre di gestazione in ogni papilla gustativa si sviluppano delle cellule epiteliali allungate (40), che hanno la funzione di recettori del gusto e permettono di riconoscere solo quattro sapori base: dolce, salato, amaro, aspro. Le cellule recettive si attivano solo per uno dei quattro sapori. Le cellule recettive del gusto si attivano chimicamente quando nella bocca entrano in contatto con le molecole di cibo; avvenuto il contatto trasformano il segnale in 4 distinti segnali elettrici (o nervosi) che corrispondono ai 4 sapori base. L’impulso elettrico fa rilasciare alle cellule recettive i neurotrasmettitori che eccitano i dendriti dei neuroni del gusto arrivando alla base del cranio.

Il midollo alla base del tronco cerebrale è il luogo dove i neuroni primari del gusto trasmettono il segnale proveniente dalle cellule recettive. Il midollo cerebrale attiva i riflessi di salivazione, deglutizione e di movimento della lingua in risposta ai segnali provenienti dai neuroni primari del gusto.

Lo sviluppo del senso del gusto continua con le connessioni nervose muovendosi dal midollo nella parte inferiore del tronco cerebrale al ponte e al talamo nella parte superiore del tronco cerebrale.

Dal ponte le connessioni neurologiche raggiungono l’amigdala  e l’ipotalamo, che controlla il desiderio e il piacere legato al cibo. Dal talamo nella parte superiore del tronco cerebrale le connessioni nervose raggiungono la corteccia cerebrale al confine tra lobo frontale e lobo temporale.

Il feto esercita il senso del gusto a partire dal terzo trimestre di gestazione. Il liquido amniotico gli permette di entrare in contatto col sapore dolce e forse anche con l’amaro.

Il sapore del liquido amniotico è influenzato dalla dieta della madre, come lo è il sapore del suo latte: entrambi i sapori sono quindi legati alle preferenze alimentari individuali e connesse alla cultura di appartenenza della madre.  La somiglianza tra il sapore del liquido amniotico e il sapore del latte materno crea una continuità di esperienza gustativa tra feto e neonato.

Le esperienze gustative nell’utero attivano gli impulsi nervosi sviluppando il senso del gusto. Il neonato è in sintonia col sapore dolce del latte, in particolare col latte umano che è più dolce del latte vaccino. Il neonato preferisce i sapori dolci, e può distinguerne diversi tipi.

I recettori del sapore dolce presenti nelle papille gustative sono collegate con la parte inferiore del tronco cerebrale che rilascia endorfine che producono uno stato di piacere e benessere, e bloccano la trasmissione di stimoli dolorosi al cervello.

I sapori aspro e amaro sono percepiti negativamente.

La coscienza del sapore nel neonato è possibile perchè la mielinizzazione dei canali nervosi del gusto dal midollo al talamo e dal talamo alla corteccia cerebrale è già completa prima della nascita.

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L’allattamento al seno

La preparazione del latte nel seno comincia all’inizio della gravidanza e alla fine del periodo embrionale (terzo mese di gravidanza) la ghiandola è pronta. In questo stesso momento la placenta è abbastanza sviluppata e comincia a produrre ormoni che bloccano la produzione del latte.
Alla nascita la placenta viene espulsa e il neonato stimola ulteriormente la produzione del latte succhiando il capezzolo. Nella produzione del latte abbiamo una collaborazione tra madre e bambino.

Montessori da 0 a 3 anni: l'allattamento al seno

Il latte materno non ha sempre la stessa composizione. I primi 4-5 giorni si tratta di un latte molto speciale, detto colostro, che non contiene grassi, ha pochi carboidrati e tantissime proteine. Le proteine contenute nel colostro sono sette molte di più rispetto al latte materno, e ad esse sono legati gli anticorpi. Un litro di colostro contiene:
– proteine: 90 g
– grassi: 0 g
– carboidrati: 5-10 g.

La prima protezione del neonato non è metterlo in ambienti separati e asettici, ma semplicemente dargli ciò che la vita ha già predisposto per lui: il colostro. Ogni madre possiede gli anticorpi delle malattie del luogo dove vive.

Un’altra importante funzione del colostro è quella di stimolare il movimento dell’apparato digerente e l’eliminazione delle prime feci del neonato, dette meconio.

E’ molto importante attaccare il neonato al seno materno subito dopo la nascita e nei giorni seguenti. Anche dopo un taglio cesareo, quando il neonato è più sonnolento, è possibile attaccarlo dopo 2-3 ore. Pochi giorni di colostro possono evitare molte allergie. Bastano cinque giorni per fornire al bambino un patrimonio di salute.

Nei giorni successivi compaiono gradualmente i grassi, per stimolare la produzione della bile e del succo pancreatico. Un litro di latte materno contiene:
– proteine: 13 g
– grassi: 40 g
– carboidrati: 68 g.
Nel latte materno è inoltre presente un importante aminoacido, la taurina, che concorre allo sviluppo del sistema nervoso.

Alla nascita il bambino non ha denti, ma essi sono tutti già pronti, preparati nella vita prenatale, e rimangono all’interno delle gengive fino al quinto-sesto mese, per non interferire con l’allattamento. L’intensa attività muscolare necessaria per la suzione promuove la crescita delle ossa facciali, preparando mandibola e mascella a contenere tutti i denti.

La suzione al seno richiede una partecipazione attiva da parte del bambino, e tutto il suo impegno, ed è molto diverso ciò che avviene con l’allattamento artificiale. Lo sforzo della suzione ha un effetto immediato (dato dal piacere del cibo) e un effetto a lungo termine (prepara lo spazio necessario ad accogliere la dentizione permanente).

Il latte materno è l’alimento più completo per la nutrizione del neonato e del bambino piccolo. Il latte materno contiene i nutrienti, le vitamine, i minerali, gli enzimi, gli anticorpi, i fattori di crescita e gli ormoni necessari per il primo sviluppo. Il neonato e il bambino piccolo sono protetti dalle malattie infettive grazie ad anticorpi, enzimi, cellule immunitarie come i linfociti, i macrofagi e i granulociti neutrofili contenuti nel latte materno.

Il bambino allattato al seno ha una minore incidenza di infezioni dell’apparato respiratorio, digerente, urinario e uditivo rispetto ai bambini alimentati con latte artificiale.

La composizione del latte cambia continuamente fornendo al neonato e al bambino la miscela di componenti più adatta a rispondere ai bisogni di crescita in un dato momento.

L’allattamento materno può anche avere un impatto negativo sul neonato, ad esempio se la madre assume droghe o se ha contratto particolari infezioni.

Il neonato guida l’assunzione di liquidi attraverso il seno materno con la forza e la durata della sua suzione.

Lo sviluppo nervoso e sensoriale del neonato è il precedente indispensabile per lo sviluppo cognitivo del bambino. L’allattamento al seno influenza lo sviluppo del linguaggio, della motricità fine, delle abilità sociali.

La taurina è un aminoacido che si trova nel latte materno, che ha effetti sullo sviluppo del cervello e dell’occhio, e che è implicato in altre funzioni biologiche del neonato. La taurina non è sintetizzata dal neonato, quindi deve essere fornita con la dieta.

I lipidi sono acidi grassi che si trovano nel latte materno e che sono indispensabili al processo di mielinizzazione degli assoni e dei dendriti. L’acido linoleico è quello più coinvolto nella mielinizzazione. Come la taurina, anche l’acido linoleico non è sintetizzato dal neonato e deve essere assunto con la dieta. Taurina e acido linoleico sono coinvolti nello sviluppo dell’occhio e non si trovano nel latte vaccino né nel latte di soia.

L’allattamento al seno o con latte artificiale fonda l’attaccamento e il legame affettivo tra il bambino e l’adulto. Cullando il bambino tra le braccia gli trasmettiamo calore e senso di sicurezza.

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Aspetti psicologici dell’allattamento al seno

Il guardarsi occhi negli occhi facilita ulteriormente l’attaccamento. Il neonato ha la capacità di mettere a fuoco oggetti che si trovino ad una distanza compresa fra 18 e 30 cm, che è circa la distanza tra lui e il volto di chi lo allatta.

Lo stato di rilassamento dell’adulto comunica un messaggio d’amore e piacere durante l’esperienza dell’allattamento, attraverso lo sguardo e il tocco. La presenza di estranei, il dondolamento, il coinvolgimento in conversazioni ma anche parlare al bambino lo distraggono durante la suzione. Il bambino non è equipaggiato da un punto di vista neurologico per rispondere a più stimoli sensoriali contemporanei, soprattutto mentre mangia.

Lo sguardo dell’adulto dovrebbe essere sempre rivolto al volto del neonato, anche se frequentemente, soprattutto all’inizio del pasto, chiude gli occhi mentre succhia. Lui chiude gli occhi come se la soddisfazione e il piacere del mangiare fosse già una stimolazione sensoriale sufficiente. Ad un certo punto del pasto il piccolo apre gli occhi e il contatto visivo tra lui e l’adulto riprende. Quando l’adulto parla al bambino, il bambino muove la sua lingua in sincronia con lui. Durante l’allattamento il bambino non è in grado di fare questo e mangiare contemporaneamente. Il tempo dell’allattamento dovrebbe quindi essere un tempo da dedicare alla comunicazione non verbale, fatta solo di sguardi e contatto fisico.

Il capezzolo o la tettarella del biberon devono essere offerti al bambino avvicinandoli alle sue labbra, e il neonato li prenderà in bocca se ha fame. Il riflesso di suzione si avvia a seguito del movimento volontario di apertura della bocca. Quando è sazio, il neonato spinge la lingua verso l’esterno espellendo il capezzolo o la tettarella.

Il processo di alimentazione è sotto il controllo del neonato che è il miglior giudice per quanto riguarda i propri bisogni, e deve essere aiutato ad identificarli al meglio. La bocca è un confine tra corpo e mondo esterno e deve essere gestita da ogni essere umano in prima persona ed essere rispettata.

Il bambino comunica di aver fame in molti modi, dalla lieve agitazione al pianto disperato. Qualunque sia la modalità comunicativa che il bambino mette in atto, è importante che l’adulto sia pronto a rispondergli. La risposta pronta insegna al bambino che si può fidare del mondo esterno per soddisfare i suoi bisogni fondamentali.

Allo stesso tempo è importante per il bambino imparare ad identificare i bisogni e compiere gli sforzi necessari a comunicarli. Questo evita di provare una sensazione di impotenza che troppo spesso si riscontra nel comportamento dei bambini piccoli.

Le esigenze fisiche del neonato vengono soddisfatte quando egli comunica attraverso segnali quali l’agitazione o il pianto. L’allattamento dovrebbe iniziare immediatamente dopo il segnale di bisogno. L’adulto impara a leggere i segnali e a rispondere in modo appropriato al bambino.

Nelle prime settimane di vita l’allattamento non segue uno schema regolare. Col trascorrere delle settimane il bambino agisce sempre più secondo uno schema prevedibile, il bisogno di cibo comincia a presentarsi in modo ritmico, grazie a un processo di autoregolazione interno. Gli intervalli regolari tra i pasti si instaurano spontaneamente. L’adulto può incoraggiare questa autoregolazione tenendo a mente o anche registrando gli intervalli di tempo tra i pasti, e anticipando la ragionevole durata degli intervalli fornendo al neonato uno schema. Se il bambino manifesta agitazione o piange prima del tempo che abbiamo previsto, possiamo considerare che il motivo non sia la fame, ma che stia cercando soddisfazione a un bisogno diverso dal cibo.

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Il succhiotto o ciuccio

Dal punto di vista igienico ricordiamo che il succhiotto dovrebbe essere sterilizzato dopo ogni uso e naturalmente, che non deve essere usato da più bambini.

Il succhiotto è dannoso per lo sviluppo del palato se usato in eccesso e per periodi di tempo prolungati. Il succhiotto tenuto in bocca durante il sonno può produrre soffocamento e vomito.

L’uso del succhiotto ha conseguenze sullo sviluppo del linguaggio. La produzione di suoni, balbettii e vocalizzi di qualsiasi genere diminuisce quando la bocca del bambino è occupata dal ciuccio. Inoltre il bambino piccolo muove la bocca in sincronia con quelle degli adulti che gli parlano, e il succhiotto inibisce questi movimenti.

Il succhiotto viene usato come sostituto delle tecniche di auto-rilassamento che sono tra gli obiettivi di sviluppo che devono essere raggiunti dai bambini durante la loro crescita. Il succhiotto consente al bambino di bypassare questo importante stadio di sviluppo sociale ed emotivo. Per tutta la vita, si verificheranno situazioni stressanti nelle quali le tecniche di auto-rilassamento saranno necessarie, mentre il ciuccio insegna al bambino che lo stress è affrontato meglio attraverso la soddisfazione orale.

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 Consigli pratici per l’allattamento al seno

– soprattutto nei primi giorni madre e neonato devono stare sempre nella stessa area: il neonato deve abituarsi molto gradualmente al nuovo ambiente, e per farlo non deve subire spaventi né cambiamenti improvvisi;

l’ambiente deve essere protettivo: almeno nel primo periodo l’ambiente deve essere molto silenzioso, la luminosità deve essere minima, e il bambino dovrebbe essere toccato il meno possibile, per aiutarlo ad entrare molto lentamente nella realtà della sua nuova situazione fuori dall’utero;

– l’ambiente in cui il bambino mangia deve essere tranquillo e pacato per favorire l’attaccamento e l’instaurarsi di un legame positivo tra il neonato e l’adulto durante il pasto. Anche nel nido il pasto non dovrebbe essere somministrato ai bambini nella zona delle attività;

– la camera da letto del bambino piccolo dovrebbe essere provvista di una sedia per l’adulto che dà il cibo.  Una sedia comoda aiuta l’adulto a mantenere il corpo rilassato. Non è particolarmente consigliabile la sedia a dondolo, perchè il dondolamento può distrarre il bambino dal suo importante lavoro di suzione;

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– un buon cuscino per allattamento può aiutare a mantenere rilassate le braccia mentre il bambino succhia, aiutando a sostenere il peso; è un piccolo investimento che può rivelarsi utile per vari scopi

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– non si deve mai spingere il capezzolo nella bocca. L’aiuto al neonato deve limitarsi ad avvicinare il suo volto al seno materno in modo da consentirgli di sentirne il contatto con la pelle e l’odore, ma non si deve mai spingere il capezzolo nella bocca;

– l’attaccamento al seno deve avvenire in modo attivo da parte del bambino: il latte (e poi qualsiasi altro cibo) deve sempre essere offerto con amore, messo di fronte a chi lo riceve, ma mai “dentro” perchè tutte le aperture del nostro corpo sono i nostri confini con il mondo esterno, e dobbiamo sempre essere in grado di controllarle per sentirci sicuri;

– il bambino ha la libertà di scegliere quando succhiare: il neonato, che ci sembra così incapace, possiede un’eccellente capacità di autoregolazione, che basta assecondare con fiducia. Il suo orologio interno stabilisce quando è pronto per affrontare la fatica di succhiare, quando è necessario riposare e quando dormire;

– l’allattamento deve avvenire solo quando il bambino è ben sveglio e ha veramente fame, perchè la suzione richiede da parte sua un forte lavoro muscolare. Inoltre il pianto del neonato non significa sempre che la richiesta si riferisca al cibo: il bambino ha molti altri bisogni fisici e psichici da soddisfare. La scarsità di latte preso dal bambino non viene mai messa in relazione al fatto che il momento del pasto è sbagliato, ma viene sempre attribuita ad una scarsa produzione di latte da parte della madre. Si decide allora di dare un’aggiunta di latte artificiale col biberon, fino a quando la madre si convince di non essere capace di produrre il latte oppure il bambino preferisce la bottiglia di plastica;

– è il bambino a decidere quando il suo pasto è terminato. E’ assolutamente necessario che il neonato possa rimanere attaccato al seno fino a quando, volontariamente, apre la bocca e si distacca dal seno mentre tutto il suo corpo raggiunge un rilassamento molto evidente che indica che il lavoro muscolare è finito e che lui ha raggiunto la completa soddisfazione. Così facendo diamo al neonato l’informazione che lui ha la possibilità di controllare il suo bisogno vitale di ricevere cibo. E’ uno spettacolo meraviglioso vedere un bambino che ha avuto il tempo necessario per raggiungere questa condizione privilegiata del completo appagamento fisico e psicologico: la bocca si stacca dal capezzolo e si distende in un sorriso, la testa si allontana dal seno e tutto il corpo  è in quello stato di rilassamento che è tipico della  felicità totale.
Non ha senso seguire quel consiglio sbagliato che vuole il neonato attaccato a ogni capezzolo per un numero preciso di minuti, ed è sbagliato dal punto di vista biologico e dal punto di vista psicologico.
Dal punto di vista biologico, il latte materno non ha la stessa composizione per tutta la durata della poppata: all’inizio contiene più acqua, sali minerali e proteine; dopo diventa più denso per il maggiore contenuto di grassi. Perchè l’alimentazione del neonato sia bilanciata, dobbiamo permettergli di vuotare completamente ogni mammella, così da ricevere anche la parte grassa del latte. Così facendo si ottiene anche che l’ipofisi della madre riceva il segnale che il seno è vuoto e che debba quindi essere riempito.
Dal punto di vista psicologico, è proprio nella seconda parte della poppata che il bambino sperimenta il piacere più completo insieme alla madre. Infatti il neonato riceve la quantità di cibo necessario a placare la fame biologica nei primi minuti della poppata, mentre nel tempo che segue può godere del cibo e della presenza della madre;

– l’allattamento deve avvenire ad orario libero, ma non in ogni momento: è un pregiudizio infondato che i neonati debbano mangiare ogni volta che sono svegli, per poi tornare a dormire. Un neonato non dorme affatto 20 ore al giorno, come anche la pediatria sosteneva fino in tempi recenti: questo non è applicabile neppure alla vita prenatale, quindi come può esserlo dopo? Non dobbiamo mai dimenticare che il neonato è dotato di 100 miliardi di cellule cerebrali, è molto interessato a stabilire una nuova relazione con la madre e con gli altri esseri umani, ed è desideroso di conoscere il mondo esterno. La maggior parte dei neonati piange perchè si trova in uno stato di deprivazione sensoriale: i neonati sono spesso annoiati  e cercano di richiamare la nostra attenzione per essere presi un braccio, sentire la nostra voce e stare insieme a noi. Eliminiamo dunque il pregiudizio che il neonato sappia solo mangiare e dormire e osserviamolo: noteremo lo sforzo costante che fa col suo corpo per muoversi e vedere ciò che lo circonda; che è attento alla voce umana ed in particolare a quella materna; che è interessato a tutti i suoni ambientali. Scopriremo allora che godono del latte solo quando ne hanno veramente bisogno, e che possono godere di molte altre cose diverse dal latte, cose che desiderano, come la nostra presenza, la musica, il canto, la visione di oggetti interessanti;

– il cibo non è la più importante fonte di soddisfazione fornita dall’ambiente: pur essendo una componente fondamentale e piacevole della vita, a tutte le età ed anche nel neonato, il cibo non deve mai diventare la più importante fonte di stimolazione e soddisfazione offerta dall’ambiente;

– il momento del pasto è un’occasione sociale: quando ad ogni richiesta dei bambini rispondiamo mettendo loro qualcosa in bocca, diamo inizio senza rendercene conto a un modello di relazione molto pericoloso, perchè il cibo perde la sua caratteristica di occasione per la vita sociale e diventa una gratificazione in sé, senza essere mediatore del rapporto con una persona. Durante l’allattamento la madre deve stare seduta comodamente in un luogo tranquillo e offrire il seno guardando il bambino. Se diamo il seno leggendo un libro, parlando al telefono o con un’altra persona o guardando la televisione, diamo al neonato soltanto il cibo biologico per alimentare il suo corpo, ma gli neghiamo il cibo psicologico che è necessario per alimentare la relazione;

– gli intervalli tra una poppata e l’altra sono diversi per ogni neonato: non possono essere stabiliti da regole esterne, ma vanno appresi osservando il singolo bambino. Bisogna solo sapere che il latte umano ha bisogno di circa 2 ore e mezzo per essere digerito, quindi questo può essere preso come intervallo minimo. Gli intervalli più lunghi devono sempre essere rispettati se il bambino dorme o non sembra ancora interessato al cibo;

– la quantità di latte succhiata dal bambino varia da poppata a poppata: altro elemento da ricordare è che il latte materno varia nell’arco della giornata: la quantità è maggiore al mattino, va poi calando nel primo pomeriggio ed aumenta di nuovo verso sera. Non è sensato pretendere che il neonato mangi sempre la stessa quantità di latte, sempre agli stessi intervalli. Quello che è veramente importante è verificare la quantità di latte assunta nelle 24 ore, ma questa quantità può essere raggiunta con un numero diverso di pasti: generalmente con l’allattamento ad orario libero il numero di poppate risulta sempre inferiore rispetto a quella stabilita dalla routine ed imposta dall’esterno;

– diamo il pasto notturno senza offrire troppo luce e stimolazione esterna: le ricerche sulla correlazione tra sonno e pasti nelle prime settimane di vita dimostrano che i neonati allattati ad orario libero prendono il latte in media 5 o 6 volte al giorno, fanno il loro ultimo pasto verso le 8 di sera e dormono poi fino a circa le 3 del mattino. A quest’ora (così scomoda per noi adulti) si svegliano e vogliono mangiare. Se offriamo il latte senza troppa luce e stimolazione esterna, il neonato si riaddormenterà e dormirà fino al mattino seguente. Questo ritmo dura soltanto per 6-8 settimane, cioè solo durante il periodo della vita simbiotica. Poi il bambino entra naturalmente nel ritmo solare giorno-notte, senza più svegliarsi fino al mattino. Questo ritmo di autoregolazione funziona sempre, se all’inizio rispettiamo il ritmo naturale del neonato. Anche in questo caso i genitori devono essere ben informati, per evitare che si facciano un’idea sbagliata della vita che condurranno col loro bambino. Il neonato ha bisogno di un periodo di tempo per sperimentare il ritmo solare e entrare poi nel nostro ritmo di vita, che segue la luce del sole. Dando durante il pasto notturno la rassicurazione  della presenza materna e del latte, eviteremo la pericolosa associazione notte=angoscia dell’abbandono. Accettare questo inconveniente per queste poche settimane è il modo migliore per aiutare il bambino ad entrare felicemente nella routine della nostra vita;

– l’allattamento richiede tempo e pazienza: la madre deve essere aiutata a stare tranquilla con il suo bambino al momento di dare il latte. La fretta deve essere sempre evitata.

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