Metodo Montessori – le origini dell’alfabeto tattile e dell’alfabeto mobile. Secondo la Montessori i movimenti della mano necessari a svolgere un dato lavoro possono essere appresi prima del lavoro stesso. Questi movimenti preparatori continuano ad operare praticamente per sempre, e possono essere acquisiti non esercitandosi sul lavoro vero a proprio, ma su ciò che lo prepara. Questo vale anche per la scrittura. Ed è ciò che applicò nella sua esperienza di lavoro con bambini con difficoltà di apprendimento.
“Una grande quantità di tempo e di forza intellettuale si perdono nel mondo, perché il falso sembra grande, e la verità così piccola e insignificante. Dico tutto questo per difendere la necessità di preparare le future generazioni per mezzo di metodi più razionali. E ‘da queste generazioni che il mondo attende il suo progresso.” Maria Montessori
Il primo alfabeto mobile, diciamo sperimentale, era composto da lettere di legno del corsivo minuscolo, erano spesse 0,5cm e le più basse misuravano 8cm (quelle più alte in proporzione). Le consonanti erano dipinte in smalto blu, le vocali in rosso.
Oltre a questo alfabeto, in un’unica copia, si utilizzavano dei cartelloni nei quali erano dipinte delle lettere negli stessi colori e dimensioni di quelle in legno. Questi cartelloni erano organizzati in gruppi di lettere, secondo il contrasto o l’analogia di forma.
Per ogni lettera c’era poi una scheda illustrata che rappresentava un oggetto il cui nome iniziava con quella lettera, e ai lati dell’immagine era dipinta la lettera uguale a quella dell’alfabeto mobile, e la stessa lettera, ma in stampato minuscolo. Queste schede illustrate servivano per fissare la memoria del suono della lettera, e la lettera in stampato minuscolo serviva a preparare il passaggio alla lettura dei caratteri di stampa.
Dopo aver mostrato ai bambini come posizionare le lettere mobili in legno su quelle dipinte in gruppi sulle carte, i bambini le toccavano ripetutamente facendo scorrere le dita nel senso della scrittura. Moltiplicando questi esercizi in vari modi, i bambini imparavano a fare i movimenti necessari a riprodurre la forma dei segni grafici senza scrivere.
La Montessori però osservò che quando scriviamo facciamo due generi diversi di movimento: quello con cui si riproduce la forma, e quello del manipolare lo strumento della scrittura, cioè tenere la matita. Quindi pensò di aggiungere due altri esercizi al precedente: uno consisteva nel seguire la forma delle lettere con due dita insieme (indice e medio) e un altro con una bacchetta di legno.
Ma si rese conto che questo materiale didattico, per quanto bellissimo, non offriva alcun controllo, se non lo sguardo del bambino. Pensò che per aiutare la pupilla a seguire i movimenti con maggior precisione si poteva aggiungere alle lettere mobili un solco entro il quale il bastone di legno poteva scorrere, ma fatto il progetto, la sua realizzazione risultò troppo costosa.
Anni dopo, la Montessori iniziò l’avventura della Casa dei bambini, e innanzitutto osservò come il senso muscolare sia davvero molto recettivo durante la prima infanzia: la scrittura, pensò, poteva risultare estremamente facile per i bambini piccoli, e svilupparsi con facilità e spontaneità in analogia con lo sviluppo del linguaggio verbale. Certo, lo stesso non si poteva dire per la lettura, che prevede uno sviluppo intellettuale superiore e tempi di apprendimento più lunghi.
Nelle Case dei Bambini, la Montessori utilizzò inizialmente solo gli esercizi di vita pratica e il materiale sensoriale, non gli esercizi di scrittura, poiché c’era il pregiudizio che bisognasse iniziare l’insegnamento della lettura e della scrittura il più tardi possibile, e certamente evitarlo prima dei sei anni.
Furono i bambini stessi, ed anche i loro genitori, a richiedere qualcosa di più per mettere a frutto le sorprendenti abilità acquisite: sapevano come vestirsi e spogliarsi, lavarsi da soli, mettere la stanza in ordine, aprire e chiudere le finestre, gestire le chiavi di serrature diverse, osservare le cose, e vedere gli oggetti con le mani.
Così la Montessori si decise ad applicare coi bambini piccoli quanto aveva sperimentato sull’insegnamento della scrittura negli anni precedenti, e cercò qualcuno disposto a costruire un alfabeto mobile di legno bello come il primo, ma non vi riuscì.
Decise quindi di farlo di carta e dipingerlo in rosso e blu come il primo.
Questo alfabeto mobile di carta però non permetteva la stessa esperienza tattile di quello di legno, e per ovviare a questo pensò di ritagliare altre lettere dell’alfabeto nella carta vetrata e di incollarle su schede di carta liscia.
Terminato il lavoro di accorse di come questa soluzione “economica” fosse decisamente superiore sul piano didattico al bell’alfabeto di legno : un alfabeto di carta può facilmente essere moltiplicato ed essere utilizzato da molti bambini in una sola volta, non solo per il riconoscimento delle lettere, ma anche per la composizione delle parole, e l’alfabeto di carta vetrata era la soluzione tanto cercata per dare una guida alle dita mentre toccano la lettera, con esattezza di controllo.
A Natale di questo primo anno di insegnamento della scrittura nelle Case dei Bambini, meno di un mese e mezzo dopo dall’inizio dell’avventura con le lettere, due dei bambini del gruppo di quattro anni scrivevano autonomamente biglietti d’auguri in un corsivo ordinato e regolare paragonabile a quello che al tempo si acquisiva in terza elementare…
Fonte: Manuale di pedagogia scientifica, Maria Montessori