Materiale didattico sulle FORMICHE – una raccolta di dettati ortografici, letture e altro materiale didattico, di autori vari, per la scuola primaria.
Le formiche
Le formiche hanno le loro regine, i loro maschi e le loro operaie. La formica attraversa i seguenti stadi di sviluppo: uovo, larva, pupa e infine insetto perfetto.
Dalle pupe schiuse escono regine e maschi, alati gli uni e le altre, e le formiche operaie, prive di ali, destinate a provvedere alla casa e al nutrimento…
Un giorno sereno d’estate le giovani regine ed i bei maschi escono dal nido e volano per l’aria soleggiata: è il loro giorno di nozze. Scesa a terra dopo il volo nuziale, la regina si mette a lavorare di mandibole e di zampe e si strappa le ali: la natura le ha insegnato che da quel momento il suo posto è nella casa, e la regina non volerà più: per tutto il resto della vita camminerà come le altre formiche: è finita la festa per lei, comincia il lavoro! Deve fondare una nuova colonia o deporre uova nella colonia già esistente. Quanto al povero maschio, le cose vanno diversamente: il suo giorno di nozze è l’unico della sua vita all’aria aperta: la mattina è sposo e la sera è morto. Che un uccello l’afferri al volo per portarlo ai suoi piccini, che un ragno lo divori o in qualunque modo la morte lo colga, è certo che vi si rassegna e non tenta nemmeno di rientrare nel formicaio. Se le formiche operaie della sua famiglia lo vedono abbandonato sul terreno, non lo aiutano, lo considerano ormai un essere inutile, e gli passano accanto indifferenti; venuta la notte, il maschio muore: è legge di natura.
Le zampe tuttofare delle formiche
Come gli altri insetti, le formiche hanno sei zampe attaccate al torace. Il primo paio, oltre che per camminare, serve per smuovere oggetti, spazzolare e lavare se stesse (soprattutto le antenne) ed i piccoli, e per centro altri lavoretti. Insomma, assieme alle mascelle, sono l’equivalente delle nostre braccia.
Ali principesche
Non tutte le formiche hanno le ali, ma solo i principi e le principesse, che ne possiedono quattro. Dopo il matrimonio, i principi consorti muoiono e le regine si strappano le ali.
Le antenne
Le formiche, come in genere tutti gli insetti, sentono gli odori con le antenne. Possono riconoscere se la formica che si avvicina è loro amica, possono inseguire i vari insetti, ritrovare la strada per il proprio formicaio. Con le antenne inoltre sentono gli oggetti come noi con i polpastrelli delle dita. Per questo le formiche, mentre camminano, sfiorano e picchiettano leggermente i corpi che incontrano e che vogliono conoscere, così come fa il cieco con la sua canna quando va a spasso. E quando le formiche si incontrano con questo mezzo si danno segnali e comunicazioni.
Dall’uovo alla formica
Le uova deposte nei formicai, impiegano quindici giorni a schiudersi, per dar vita ad una larva, dal corpo trasparente, fornito di testa, di anelli, ma non di zampe. Le formiche operaie nutrono le piccole larve, rigurgitando nella loro bocca i succhi elaborati dal loro stomaco. Poi portano i piccini al sole, all’aria; e, come balie premurose, quando si accorgono che il sole è troppo forte, ritirano i loro protetti in un luogo più riparato.
Dopo un certo tempo, le larve si schiudono in un bozzolo di colore grigio giallastro. Le ninfe sono prima biancastre, poi diventano scure, infine nere. Hanno già tutti gli organi, ma rinchiusi nel bozzolo. Allora le formiche operaie, che hanno fatto da balia alle larve, intervengono ancora ad aiutare le ninfe a liberarsi degli involucri: e l’insetto perfetto è pronto. Le balie gli portano ancora da mangiare, lo conducono a spasso, gli insegnano a lavorare.
Di che cosa si nutrono le formiche
Le formiche si nutrono di semi di vegetali, di frutti, di sostanze zuccherine tratte da vegetali o dagli afidi, di insetti, di larve, di uova.
Alcune formiche costituiscono veri e propri allevamenti di afidi (come vacche nella stalla) da cui traggono una sostanza zuccherina, di cui sono ghiottissime. Talora scarniscono dei topi, delle lucertole che hanno trovato morte. Certe formiche tropicali danno la caccia anche ad animali vivi e possono inscheletrire un elefante se lo incontrano malato e lento nei movimenti.
Le formiche
Viste fuori, in un giardino, in un campo, le formiche sono ammirevoli per il loro affaccendarsi continuo e per il loro zelo nel portare a termine i loro compiti. Il loro nido è sotto terra, coperto da un monticello di aghi di pino sminuzzati, di erbe e di rametti. Nel monticello ci sono due o più aperture che le formiche chiudono di notte e riaprono al mattino al sorgere del sole. Ma se piove, le porte restano chiuse anche di giorno.
Le formiche nutrici
Le uova deposte nei formicai impiegano quindici giorni a schiudersi per dar vita alle larve. Le formiche operaie nutrono le piccole larve, rigurgitando nella bocca i succhi elaborati dal loro stomaco. Poi portano i piccini al sole, all’aria, e come balie premurose, quando si accorgono che il sole è troppo forte, ritirano le loro protette in un luogo più riparato. (P. Addoli)
Il lavoro delle formiche
Le formiche muratrici fortificano il formicaio con pallottoline di terra che, bagnata con la loro saliva, diventa dura come il cemento.
Chi porta i materiali, chi li dispone, chi li appiccica l’uno all’altro, le formiche lavorano tutte e l’edificio cresce a vista d’occhio, solido, forte, e pioggia o sole o vento non riescono ad abbatterlo.
Guerre di formiche
Il formicaio è una grande repubblica, anche se esiste una regina. Tutti gli individui che l’abitano, vivono in prosperità, aiutandosi fraternamente gli uni con gli altri. Ma fra un formicaio e l’altro, fra una specie di formiche e l’altra, possono scoppiare guerre feroci, zuffe sanguinose. Particolarmente accanite sono le formiche rosse. Quando scoppia un conflitto, le formiche vinte vengono scacciate dal formicaio e fatte prigioniere. Sul campo di battaglia, teste, zampe, ali provano che le cose si sono fatte sul serio.
Spesso, nelle belle giornate di primavera, si vedono formiche alate. Sono le giovani regine che vanno alla ricerca di un nido per fondare un nuovo formicaio. Finita la ricerca, poichè le ali non servono più, esse se ne sbarazzano, rodendole alla base. E noi, fino alla prossima primavera, non vedremo più formiche alate.
Fra l’erba di un prato, al riparo di grossi sassi, il formicaio apre le sue numerose entrate. La vita dei suoi abitanti si svolge alacre e misteriosa sotto terra, nell’oscurità delle celle scavate in ogni direzione; vi sono anche le corse al sole, su e giù per gli steli delle erbe e dei cespugli, alla ricerca di cibo o di altro materiale, ma il dovere presto richiama giù nei tortuosi cunicoli e nelle celle dell’intricata casa dove la formica nasce, cresce, lavora e muore. (J. Hill)
Andiamo a scuola dalle formiche. Non parlano, ma insegnano con l’esempio. Attenti! Ecco una formica che ha scoperto un vermiciattolo. Che cosa fa? Invita le sorelle a pranzo. Eccone un’altra, stanca. Poverina, morirà in mezzo alla strada? No, no! Una sorellina gentile la porterà al formicaio. Oh, nel formicaio ce n’è una ammalata! Le sorelle la assistono e la curano affettuosamente. Le formiche si aiutano fra di loro in un modo meraviglioso. Non parlano, ma con il loro esempio insegnano anche a noi ad essere buoni, a volerci bene.
Quando la formica si accorge che, nonostante i suoi sforzi, non può riuscire nel suo intento, quando è spossata per il cammino penoso, non si arrende. Si arrampica su un sassolino, che è una montagna per lei, e si guarda intorno. Vede altre compagne lì vicino, fa loro dei cenni muovendo il corpicino in mille modi, e quelle capiscono. Corrono presso la compagna che invoca aiuto, si aggiungono ad essa nel lavoro e tutte insieme riprendono a spingere, tirare, sollevare il chicco di grano, che a poco a poco va a finire nel formicaio. La formica ci insegna che non bisogna perdersi d’animo davanti alle difficoltà: ci insegna che, a stare uniti, si riesce meglio a superare tutti gli ostacoli. (L. Tolstoj)
Le formiche
Chissà quante volte hai posto un piede sul formicaio, mettendo lo spavento e il disordine nell’ordinatissima vita delle formiche! All’esterno il formicaio è soltanto un monticello di terra o un mucchio di aghi di pino tagliuzzati. Ma dentro, che meraviglia! Ampi magazzini, camere per allevare i figlioletti, strade, piazze, e persino il cimitero. Un paese molto ben organizzato.
Le formiche operaie
Vanno e vengono per portare un granellino, un semino, una briciola. Sono le operaie, gli industriosi abitanti del formicaio. Una formica può portare un carico pesante molte volte più del suo stesso peso. In proporzione, l’uomo dovrebbe poter portare per lo meno qualche quintale.
La formica regina
Mentre le operaie sono occupate a lavorare e ad accumulare provviste, la regina pensa a fare le uova. E’ la mamma di tutto il formicaio e ha il suo bel da fare a deporre migliaia e migliaia di uova. Dopo, non ci pensa più. Ci sono le nutrici che curano queste uova, le portano al sole perchè si riscaldino, le mettono al riparo quando minaccia di piovere.
Formiche forestiere
Quando le formiche s’incontrano, si toccano leggermente con le antenne. Lo fanno per riconoscersi. Se per caso una delle due è forestiera, comincia una lotta accanita che finisce con la morte o con la fuga di una delle due lottatrici. E se una schiera di formiche forestiere si avvicina al formicaio, ecco un esercito pronto a difendere la città o morire.
Il formicaio
Un formicaio significa una mirabile organizzazione di lavoratrici, di capi e dipendenti, di facchine, di scavatrici, di combattenti, di avvistatrici, di becchine, che vanno e vengono in lunghissime file tra i campi, sempre in faccende da quando spunta il sole a quando tramonta. (V. Fraschetti)
Le formiche
Le formiche hanno lasciato il loro rifugio sotterraneo. Dove la terra è più calda le vediamo passare in lunghe file nere alla ricerca di cibo, per rifornire i loro magazzini ormai vuoti. Spesso lavorano insieme: uniscono le loro forze per trasportare qualche cosa che è più grande di loro.
(G. G. Moroni)
Le formiche
Il popolo delle formiche è in faccende. Ecco le operaie, sole o in lunghe file, che attraversano in linea serpeggiante il terreno. Foglie di pino e di abete, pezzetti di legno, granelli, sono i pesi giganteschi che esse trasportano al nido con grandi stenti. Se per una sola formica il fardello è troppo greve, subito le compagne accorrono e tutte insieme, sospingendo o tirando con le robuste mandibole, adempiono al loro compito per il bene della comunità.
Le formiche
Viste fuori, in un giardino, in un campo, le formiche sono ammirevoli per il loro affaccendarsi continuo e per il loro zelo nel portare a termine i loro compiti. Il loro nido è sotto terra, coperto da un monticello di aghi di pino sminuzzati, di erbe e di rametti. Nel monticello ci sono due o più aperture che le formiche chiudono di notte e riaprono al mattino al sorgere del sole. Ma se piove, le porte restano chiuse anche di giorno.
Le formiche nutrici
Le uova deposte nei formicai impiegano quindici giorni a schiudersi per dar vita alle larve. Le formiche operaie nutrono le piccole larve, rigurgitando nella bocca i succhi elaborati dal loro stomaco. Poi portano i piccini al sole, all’aria, e come balie premurose, quando si accorgono che il sole è troppo forte, ritirano le loro protette in un luogo più riparato. (P. Addoli)
Il lavoro delle formiche
Le formiche muratrici fortificano il formicaio con pallottoline di terra che, bagnata con la loro saliva, diventa dura come il cemento.
Chi porta i materiali, chi li dispone, chi li appiccica l’uno all’altro, le formiche lavorano tutte e l’edificio cresce a vista d’occhio, solido, forte, e pioggia o sole o vento non riescono ad abbatterlo.
Guerre di formiche
Il formicaio è una grande repubblica, anche se esiste una regina. Tutti gli individui che l’abitano, vivono in prosperità, aiutandosi fraternamente gli uni con gli altri. Ma fra un formicaio e l’altro, fra una specie di formiche e l’altra, possono scoppiare guerre feroci, zuffe sanguinose. Particolarmente accanite sono le formiche rosse. Quando scoppia un conflitto, le formiche vinte vengono scacciate dal formicaio e fatte prigioniere. Sul campo di battaglia, teste, zampe, ali provano che le cose si sono fatte sul serio.
Spesso, nelle belle giornate di primavera, si vedono formiche alate. Sono le giovani regine che vanno alla ricerca di un nido per fondare un nuovo formicaio. Finita la ricerca, poichè le ali non servono più, esse se ne sbarazzano, rodendole alla base. E noi, fino alla prossima primavera, non vedremo più formiche alate.
Fra l’erba di un prato, al riparo di grossi sassi, il formicaio apre le sue numerose entrate. La vita dei suoi abitanti si svolge alacre e misteriosa sotto terra, nell’oscurità delle celle scavate in ogni direzione; vi sono anche le corse al sole, su e giù per gli steli delle erbe e dei cespugli, alla ricerca di cibo o di altro materiale, ma il dovere presto richiama giù nei tortuosi cunicoli e nelle celle dell’intricata casa dove la formica nasce, cresce, lavora e muore.
(J. Hill)
Andiamo a scuola dalle formiche
Non parlano, ma insegnano con l’esempio. Attenti! Ecco una formica che ha scoperto un vermiciattolo. Che cosa fa? Invita le sorelle a pranzo. Eccone un’altra, stanca. Poverina, morirà in mezzo alla strada? No, no! Una sorellina gentile la porterà al formicaio. Oh, nel formicaio ce n’è una ammalata! Le sorelle la assistono e la curano affettuosamente. Le formiche si aiutano fra di loro in un modo meraviglioso. Non parlano, ma con il loro esempio insegnano anche a noi ad essere buoni, a volerci bene.
Quando la formica si accorge che, nonostante i suoi sforzi, non può riuscire nel suo intento, quando è spossata per il cammino penoso, non si arrende. Si arrampica su un sassolino, che è una montagna per lei, e si guarda intorno. Vede altre compagne lì vicino, fa loro dei cenni muovendo il corpicino in mille modi, e quelle capiscono. Corrono presso la compagna che invoca aiuto, si aggiungono ad essa nel lavoro e tutte insieme riprendono a spingere, tirare, sollevare il chicco di grano, che a poco a poco va a finire nel formicaio. La formica ci insegna che non bisogna perdersi d’animo davanti alle difficoltà: ci insegna che, a stare uniti, si riesce meglio a superare tutti gli ostacoli. (L. Tolstoj)
Le formiche
Chissà quante volte hai posto un piede sul formicaio, mettendo lo spavento e il disordine nell’ordinatissima vita delle formiche! All’esterno il formicaio è soltanto un monticello di terra o un mucchio di aghi di pino tagliuzzati. Ma dentro, che meraviglia! Ampi magazzini, camere per allevare i figlioletti, strade, piazze, e persino il cimitero. Un paese molto ben organizzato.
Le formiche operaie
Vanno e vengono per portare un granellino, un semino, una briciola. Sono le operaie, gli industriosi abitanti del formicaio. Una formica può portare un carico pesante molte volte più del suo stesso peso. In proporzione, l’uomo dovrebbe poter portare per lo meno qualche quintale.
La formica regina
Mentre le operaie sono occupate a lavorare e ad accumulare provviste, la regina pensa a fare le uova. E’ la mamma di tutto il formicaio e ha il suo bel da fare a deporre migliaia e migliaia di uova. Dopo, non ci pensa più. Ci sono le nutrici che curano queste uova, le portano al sole perchè si riscaldino, le mettono al riparo quando minaccia di piovere.
Formiche forestiere
Quando le formiche s’incontrano, si toccano leggermente con le antenne. Lo fanno per riconoscersi. Se per caso una delle due è forestiera, comincia una lotta accanita che finisce con la morte o con la fuga di una delle due lottatrici. E se una schiera di formiche forestiere si avvicina al formicaio, ecco un esercito pronto a difendere la città o morire.
Il formicaio
Un formicaio significa una mirabile organizzazione di lavoratrici, di capi e dipendenti, di facchine, di scavatrici, di combattenti, di avvistatrici, di becchine, che vanno e vengono in lunghissime file tra i campi, sempre in faccende da quando spunta il sole a quando tramonta. (V. Fraschetti)
I nemici delle formiche
Molti uccelli e specialmente gli insettivori, danno una caccia accanita alle formiche. Ma non mancano tra i nemici gli insetti, in primo luogo le stesse formiche. Esiste una specie di formiche rosse che non è capace di procurarsi il cibo, nè di curare la prole. Per questo la principessa, appena diventata regina, va in cerca di un formicaio di formiche nere. Ne uccide la regina e si sostituisce ad essa. Le operaie serviranno come schiave alla nuova regina.
Ma il più accanito nemico delle formiche è il formichiere, un mammifero che vive nell’America Centro – Meridionale, il quale, riuscendo ad introdurre la sua lunga lingua nei formicai, fa una vera strage di questi insetti.
Altri temibili nemici sono: il pangolino, la talpa, e alcuni rettili.
Nel formicaio
Le formiche hanno costruito molte, moltissime stanze. La regina non aiuta le operaie, ma fa qualcosa di molto importante. Essa depone delle uova. Depone uova, uova e ancora uova. Dopo poco tempo, vi sono molte larve in più e molte formichine in più.
Questi insetti industriosi sono occupati tutto il giorno! Alcuni fanno da bambinaia: nutrono le larve e si prendono cura di loro.
Alcune formiche escono a far provviste. Esse portano il cibo alle operaie che rimangono a casa. Il cibo è di vario genere. Talvolta portano il dolce che gli uomini hanno lasciato cadere, altre volte ancora dei minuscoli pezzi di frutta. Non mancano, però, bruchi e mosche.
Il cibo che le operaie trascinano a casa è in quantità superiore a quella che le formiche del nido possono mangiare. Allora esse ripongono il cibo che avanzano nelle dispense.
Alcune operaie tengono pulito il formicaio.
Altre operaie fanno un importantissimo lavoro: stanno di guardia tenendosi sempre pronte a fronteggiare le insidie dei nemici.
Il formicaio
La formica, si sa, è da secoli l’animale citato come esempio di operosità e di tenacia nel lavoro. E in verità, se potessimo scrutare nell’interno di un formicaio, avremmo molto da apprendere in fatto di lavoro, di metodo, di previdenza. Mentre nei corridoi che conducono alle diverse celle è sempre un viavai affaccendato di formiche operaie, nelle celle di incubazione sono raccolte le larve, che vengono trasportate da una cella all’altra, secondo il grado di sviluppo delle stesse. In basso si trova la cella – dispensa, dove riposano, sospese al soffitto, enormi formiche – otri, gonfie di liquido zuccherino che servirà, nel bisogno, a saziare l’appetito della colonia.
Nei boschi si incontrano spesso cumuli di foglie di conifere: si tratta di nidi costruiti da colonie di formiche con laboriosa pazienza e stupefacente ingegnosità.
I mestieri delle formiche
Le formiche di uno stesso formicaio non svolgono tutte lo stesso lavoro. Ci sono formiche che si occupano della salute e del benessere delle regine e dei maschi. Ci sono formiche che vanno a raccogliere semi, foglie, pagliuzze, insetti.
Ci sono formiche che si occupano di costruire il nido. Scavano la terra con le zampe davanti e la spingono dietro di loro; poi la trasportano all’aperto con la bocca. Altre scavano il nido nel legno degli alberi.
Ci sono formiche soldati, che difendono il formicaio dalle incursioni delle altre tribù di formiche. Ci sono formiche che coltivano, all’interno del formicaio, alcuni speciali tipi di funghi.
Ci sono formiche che allevano alcuni piccoli insetti verdi, gli afidi, i quali succhiano la linfa dagli alberi e producono un liquido zuccherino che piace molto alle formiche.
Le formiche spingono gli afidi sui rami delle piante, perchè possano succhiare i germogli; costruiscono col fango dei recinti, per rinchiudervi questi insetti; durante l’inverno mettono gli afidi al sicuro nel formicaio.
Di notte e d’inverno
Al sopraggiungere dell’oscurità o quando minaccia la pioggia, la formica provvede a chiudere l’imbocco delle gallerie che conducono al nido. Si protegge così dalla pioggia e dai nemici.
L’inverno interrompe il lavoro delle formiche. Esse chiudono ogni passaggio del formicaio con muschio, rivestono di bava impermeabile le pareti delle delle e, così al riparo, cadono in letargo.
Il ponte di paglia
Al centro di una pozzanghera sorgeva un piccolissimo isolotto, nel mezzo del quale vi era qualche chicco di grano. Le formiche correvano in su e in giù, intorno agli orli della pozzanghera, per tentare di giungere al grano. Però l’acqua impediva di arrivarci. Poichè le formiche, come le api, hanno la loro regina, le chiesero consiglio.
La regina, certamente, deve aver dato loro degli ordini speciali, perchè ad un tratto si videro le formiche operaie correre a raccogliere piccoli fuscelli di paglia e trasportarli sulle rive della pozzanghera. Quando parecchi fuscelli furono ammucchiati, dieci, venti, formiche spinsero nell’acqua un lungo filo di paglia. Si assicurarono che reggesse il loro peso e poi, camminando su di esso, ne trascinarono un secondo, poi un terzo, fino a che costruirono un solido ponte tra l’isolotto e la riva.
Appena l’isolotto fu raggiunto, le formiche sembravano impazzite di gioia. Si incontravano e sembrava che con le loro antenne si parlassero, poi si allontanavano per andare a muovere le antenne davanti ad altre formiche. Venne il momento di prendere il grano. Alcune formiche, giunte all’isolotto, si caricavano un chicco, che portavano a riva faticosamente attraverso il ponte di paglia. Là, un’altra schiera di formiche era pronta a dar aiuto, per portare il prezioso cibo nei vari piani del rifugio e riempire i magazzini della loro città sotterranea.
Le formiche operaie
Secondo il lavoro che le operaie compiono, possiamo suddividere le formiche in varie categorie.
Le formiche agricole sono quelle che vanno tutto il giorno a caccia di semi e di foglie. Per procurarseli spesso si allontanano parecchie centinaia di metri dal loro nido. Queste formiche hanno una forza formidabile. Pensate che possono trascinare un peso sessanta volte maggiore a quello del loro corpo! In proporzione, un uomo del peso di 70 kg dovrebbe trascinare oltre 40 quintali. Le formiche agricole dimostrano di aver capito che il lavoro in serie procura un notevole guadagno di tempo. Esse infatti adottano spesso questo sistema: mentre una taglia le foglie e le lascia cadere a terra, altre raccolgono i pezzi e li portano al nido. Alcune formiche (ad esempio le anomme dell’Africa) hanno anche trovato il modo per superare piccoli corsi d’acqua che ostacolano il loro cammino. Il sistema escogitato è davvero sorprendente. Alcune di esse dopo aver formato una lunga catena, tenendosi agganciate le une alle altre con le zampe e le mandibole, cercano di raggiungere l’altra sponda. Formano così una specie di ponte sul quale possono passare tutte le altre. La raccolta dei semi e delle foglie non è il solo lavoro delle formiche agricole. Giunte al formicaio, esse masticano le foglie fino a ridurle in poltiglia. Lasciano poi tale poltiglia in una camera speciale del formicaio fino a quando su di essa si stende una vegetazione biancastra (un fungo), di cui le formiche si nutrono con avidità.
Le formiche fornaie sono insetti straordinari. Prima di tutto ricavano la farina dai chicchi di grano, macinandoli con le robuste mandibole. Poi, servendosi della saliva, impastano la farina e con le zampe anteriori formano delle minuscole pagnotte che servono all’alimentazione delle larve.
Ci sono poi formiche operaie dedite alla pastorizia, che cioè allevano il “bestiame”. Si tratta degli afidi o pidocchi delle piante, che le formiche ospitano nei loro nidi perchè sono ghiotte della sostanza zuccherina che questi insetti espellono dall’addome. Gli afidi sono mantenuti e nutriti da queste formiche e in compenso essi rendono loro un prezioso servizio. Basta infatti che una formica “accarezzi” con le antenne uno di tali insetti (è questo il modo con cui le formiche comunicano con gli afidi) perchè esso emetta la gustosa sostanza.
Vi sono formiche che hanno nell’addome una sacca speciale in cui possono immagazzinare una grande quantità di cibo: la sostanza zuccherina di alcune piante, di cui le formiche sono golosissime. Si tratta delle formiche magazzino. Quando la sacca è piena di tale sostanza, il loro addome si gonfia fino a raggiungere la grandezza del pollice di una mano. Ma non si creda che quelle formiche siano esageratamente golose. Una buona parte di quella dolce sostanza la distribuiscono alle loro compagne. Se ne stanno infatti a rigurgitare gocce di quella sostanza tutte le volte che una loro compagna mostra di volerne gustare. Quelle formiche posso essere considerate dei veri e propri magazzini viventi.
Un nido di formiche è una città, una fortezza e al tempo stesso un magazzino
Noi chiamiamo nido il formicaio; ma è città, fortezza e magazzino insieme. Il tutto costruito con abilità grandissima. Le nostre formiche comuni scavano una città sotterranea, molto complicata, con gallerie e sale a diversi piani; ogni parte ha la sua destinazione; l’intero edificio è fatto secondo un piano prestabilito.
Le grosse formiche dei boschi non si accontentano del terreno, come materiale da costruzione, ma raccolgono le foglie del pino e ne fanno una cupola sul formicaio con porta e finestre aperte di giorno e chiuse di notte, come quelle di una fortezza. Queste formiche hanno mandibole potenti, la cui stretta è dolorosa; tanto più che esse secernono un veleno, detto appunto, dal loro nome, acido formico. Sia detto fra noi, per inciso, che l’acido formico ora si può ottenere con varie sostanze, ma la prima volta fu estratto dalle formiche.
Ogni specie ha una propria forma di nido; nell’America meridionale vi sono certe formiche che costruiscono collinette entro cui sono disposti i granai, le stanze per le larve, i corridoi.
L’istinto meravigliosamente sviluppato delle formiche le spinge però, talvolta, a commettere quelle che noi consideriamo cattive azioni.
Alcune di esse tengono eserciti pronti per combattere guerre sanguinose, col solo scopo del furto, e fanno schiave le formiche più deboli.
Le formiche amano le loro parenti; in quanto alle estranee, le odiano tanto da ucciderle. Hanno una memoria sorprendente. Una formica tolta al proprio formicaio e tenuta prigioniera per diversi mesi, quando ritorna a casa viene riconosciuta, accolta con carezze e manifestazioni di soddisfazione. Probabilmente, oltre alla memoria, deve essere l’odorato ad aiutarle a riconoscersi. Sappiamo che l’odorato aiuta le formiche nella ricerca delle compagne e a ritrovare la strada di casa. Se questo senso dell’odorato aiuta le formiche a riconoscere una loro compagna rimasta lungamente assente, vien fatto di pensare che ogni comunità abbia un suo speciale odore; e ciò anche per un’altra ragione: un uovo può essere tolto dal suo formicaio, trasportato in uno diverso e allevato da altre formiche; ma quando la nuova formica è nata e vien rimessa nella casa paterna, è subito riconosciuta e festeggiata dalle compagne che non l’avevano mai veduta.
Vi possono essere in una località diverse colonie di formiche della stessa specie, ma esse non si ingannano mai: conoscono assai bene le formiche nate dalle uova appartenenti al loro formicaio. Se invece vedono entrare in casa una compagna della loro specie, ma nata da un uovo di altro formicaio, la uccidono immediatamente.
Guerre di formiche
Le formiche sono gelosissime del terreno che stanno sfruttando e lo difendono in modo battagliero da ogni minima invadenza delle società vicine. Nelle loro lotte, esse dispongono di armi terribili: le mandibole, con le quali possono forare crani e tagliare zampe e teste. Le formiche doriline dispongono di un pungiglione che inietta veleno nel corpo del nemico e devono a ciò il loro nome, dal greco dory, che significa lancia.
Altre lanciano per mezzo di una vera siringa addominale dell’acido formico che asfissia l’avversario; altre ancora lo spruzzano sul nemico per mezzo dell’addome che può muoversi in tutte le direzioni. Alcune, infine, spandono un odore ripugnante, che mette in fuga tutti gli insetti che non vi sono abituati.
La tattica delle formiche è varia quanto la natura delle loro armi. La formica dei prati eccelle nella guerra di trincea e delle barricate. Si nasconde nei corridoi sotterranei del formicaio dopo aver chiuso tutte le aperture con granelli di terra o sassolini. Le assalitrici, per avanzare, devono togliere ad uno ad uno tali ostacoli e lottare contro le formiche del luogo che difendono ostinatamente il nido, galleria per galleria.
Talvolta i combattenti non fanno uso ne del veleno ne del pungiglione; si ghermiscono, si tirano, si mordono. Quando uno di essi è spossato, il più forte lo tortura con le sue mandibole; gli taglia un’antenna, poi una zampetta e così di seguito, finchè la vittima, atrocemente mutilata ma ancora viva, si trova nell’incapacità assoluta di difendersi. Allora il vincitore si decide a farla fuori, oppure la trascina in luogo deserto e l’abbandona al suo triste destino.
Si possono osservare anche delle battaglie campali. Nel caso più semplice, queste consistono in un attacco frontale in cui le schiere nemiche si disputano il terreno centimetro per centimetro. Il combattimento ha luogo, generalmente, fra due formicai vicini. I due eserciti occupano una larghezza di circa 70 cm, e si scontrano a metà strada dalle loro abitazioni. Gli avversari si afferrano per le mandibole o per le zampe, si stiracchiano in tutte le direzioni, si mutilano reciprocamente e si inondano di acido formico. In poco tempo i cadaveri delle formiche coperti di veleno giacciono sparsi sul terreno; un odore acre e penetrante esala dal campo di battaglia.
La formica rossa usa una tattica sapiente manda al combattimento, a ondate successive, piccoli gruppi di combattenti che cercano i punti deboli dell’avversario, per tentare un attacco di fianco o alla retroguardia. Alcune specie di formiche non sopportano queste manovre laterali e abbandonano rapidamente il campo di battaglia. Altre specie, al contrario, quella color nero-cenere e la “minatrice”, ad esempio non si lasciano intimidire da questa strategia degna dei grandi capitani, accettano la lotta e spesso fanno strage delle avanguardie troppo ardite.
Formiche “schiaviste”
Presso le amazzoni, formiche schiaviste, la guerra è una necessità assoluta. Esse hanno mandibole a forma di falcetto che servono solo alla lotta; sono incapaci di costruire il nido, di allevare la loro covata e di cercarsi il cibo. Perciò affidano tutti i lavori del formicaio a schiave che essi catturano a viva forza. In giorni determinati, si dirigono verso il nido che desiderano depredare delle larve e delle ninfe, lo circondano a poco a poco e poi passano all’attacco; abbattono le operaie che tentano di resistere e afferrano larve e ninfe portandole via. Le operazioni di cattura possono durare anche molti giorni.
Le formiche schiave, che abitano la cittadella delle amazzoni ormai da molti mesi, si impadroniscono delle larve e delle ninfe catturate, le curano, le allevano e mettono ogni cura per farne delle nuove schiave. Le une e le altre del resto sono molto attaccate alle loro padrone: riparano il nido, curano le uova, danno da mangiare agli adulti e se è necessario combattono per conto delle amazzoni, mentre queste si accontentano di sorvegliare la lotta e di intimidire l’avversario con la loro solo presenza. Si sono viste perfino delle schiave dare battaglia a formiche della loro stessa specie per difendere il nido delle padrone.
L’animale più pericoloso
La discussione favorita dai cacciatori di grossa selvaggina consiste nello stabilire qual è l’animale più pericoloso: non è il leone o la tigre, ma, come prova l’inglese John Compton senza alcun dubbio, la formica migratrice.
Fu in Africa, durante il periodo delle piogge, che Compton si imbattè in questo insetto per la prima volta. Nel corso di un’escursione incontrò una tribù di formiche migratrici in formazione di marcia. Le bestiole avanzavano a gruppi di cinque o sei mentre, ai fianchi, le più grosse facevano la guardia. Non si vedeva ne il principio ne la fine della colonna.
Compton si arrestò per osservare qualche tempo questa strana processione. Ma, all’improvviso, sentì un forte dolore alla gamba sinistra, come se gli fosse entrato profondamente nella carne un ago arroventato. Era una formica che si era conficcata nella pelle e vi si era attanagliata con le pinze.
“Quando volli strappare l’insetto” scrive Compton, “non mi rimase tra le dita che il corpo della formica, mentre la testa, armata di pinze, era rimasta conficcata sotto la pelle della gamba”.
“Fu una cosa grave” racconta Compton, “quella che capitò nel cuore della Rhodesia. Rientrato da una caccia notturna, mi installai in una capanna abbandonata. Appesi ad un albero l’antilope che avevo uccisa, attaccai il cavallo ad un altro ramo e mi coricai nella capanna. All’improvviso, un topo, caduto dal tetto per la paura, mi capitò sul viso e sentii allora il cavallo nitrire e scalciare come un pazzo intorno a sè. La corda alla quale era legato si spezzò e prima che potessi raggiungerlo, l’animale era fuggito galoppando selvaggiamente. Fortunatamente avevo infilato le scarpe e mi misi così ad inseguire il cavallo per un momento, fino a che mi resi conto che non avrei mai potuto raggiungerlo. Ma quando ritornai, restai inchiodato al suolo, ad un centinaio di passi dalla capanna. Alla pallida luce della luna notai che l’antilope morta si muoveva sull’albero e constatai con spavento che il mio ricovero era stato attaccato da un gigantesco esercito di formiche.
Compton passò la notte su di una piccola collina un po’ distante dalla capanna e il giorno dopo, quando venne a vedere ciò che era accaduto, le formiche erano scomparse. Dell’antilope non rimanevano che le ossa, e nella capanna stessa si vedeva lo scheletro di qualche topo. Compton doveva esclusivamente al caso di esserne uscito sano e salvo: infatti, il topo caduto sulla sua faccia l’aveva svegliato in tempo. Se si fosse svegliato qualche secondo più tardi, avrebbe certamente potuto ancora correre, ma sarebbe tuttavia morto per le ferite prodottegli dalle formiche. Sembra dunque, dopo tutto ciò, che la formica sia la potenza più temuta, nelle contrade selvagge. (P. Lauret)
Le mucche delle formiche
Hai mai visto i germogli teneri delle rose o di altre piante, invasi da innumerevoli pidocchi grigioverdi? Essi si chiamano gorgoglioni o mucche delle formiche.
La pianta che ha molti di questi inquilini, in pochi giorni deperisce mentre i suoi parassiti, succhiandone gli umori, si riempiono di una sostanza dolce.
Dove vive una colonia di gorgoglioni, ben presto arrivano le coccinelle rosse dai sette punti e le formiche. Le coccinelle cercano i pidocchi per farne una strage divorandoli vivi. Le formiche, invece, li cercano continuamente per… mungerli. Sì, per mungerli, proprio come se fossero mucche, succhiandone il miele attraverso due piccoli tubi che essi hanno ai lati dell’addome. Ti viene da ridere? Ma questo non basta. I pidocchi, non solo si lasciano mungere, ma si lasciano persino trasportare dalle formiche nell’interno della terra, in una tana da queste appositamente scavata in comunicazione col formicaio. Per mantenerli grassi, cioè ben pieni di miele, che cosa fanno? Scavano dei passaggi tra una radice e l’altra, e, reggendo delicatamente con le mandibole le mucche prigioniere, le conducono a fare i loro pasti sulle parti più tenere.
Battaglia tra formiche e coccinelle
La coccinella è la grande nemica dei pidocchi delle piante e il giardiniere ha per lei molto rispetto. Una volta una coccinella, in due giorni, divorò una colonia di duecento gorgoglioni. Quattro coccinelle, in una sola settimana, liberarono interamente un alberello da frutto dai parassiti che lo coprivano tutto.
Le formiche odiano la nemica dei loro fornitori di miele e, se l’incontrano, le danno subito battaglia. Le corrono intorno intorno, la spruzzano col loro acido irritante, le montano arditamente sul dorso e tentano di staccarle le zampette con dei morsi.
Ma la coccinella si comporta come un carro armato, e la sua forma rotonda e liscia è molto adatta alla sua difesa.
Essa si ritrae tutta sotto il suo guscio lucido e duro, contro il quale le formiche non possono far nulla. Appena le sue nemiche si allontanano deluse, riprende la strage. Qualche volta le formiche ritornano ad assalirla in forte massa, e allora riescono a cacciarla.
Le formiche si comportano come pastori che difendano il loro gregge dai lupi, ma son dannose, perchè mantengono in vita un nemico delle piante.
Le formiche
Le formiche hanno lasciato il loro rifugio sotterraneo. Dove la terra è più calda le vediamo passare in lunghe file nere alla ricerca di cibo, per rifornire i loro magazzini ormai vuoti. Spesso lavorano insieme: uniscono le loro forze per trasportare qualche cosa che è più grande di loro.
(G. G. Moroni)
Le formiche
Il popolo delle formiche è in faccende. Ecco le operaie, sole o in lunghe file, che attraversano in linea serpeggiante il terreno. Foglie di pino e di abete, pezzetti di legno, granelli, sono i pesi giganteschi che esse trasportano al nido con grandi stenti. Se per una sola formica il fardello è troppo greve, subito le compagne accorrono e tutte insieme, sospingendo o tirando con le robuste mandibole, adempiono al loro compito per il bene della comunità.
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