Lo sviluppo dell’uomo, lentissimo, gli dà la possibilità di un maggiore sviluppo in campo animico e spirituale. Quando sotto una spinta di crescita o in una fase di sviluppo organico cui, come nella pubertà, il fisico è sotto sforzo, il suo livello di coscienza di abbassa, e l’uomo si trova ad affrontare un periodo critico e difficile.
Nell’essere umano la stazione eretta ha condotto al libero uso delle proprie mani, che sono uno strumento dell’Io. Lo spirito inventore dell’uomo crea gli utensili e le apparecchiature per volare, morse per afferrare, strumenti per scendere sott’acqua.
In questa chiave, secondo Steiner, l’uomo si pone quale coronamento della creazione. Se l’uomo riunisce in sè tutte le unilateralità degli animali, è da lui che gli animali derivano, e non viceversa. Inoltre proprio per il fatto di riunirli in sè, l’uomo è in grado di riconoscerli, di sentirli come gradini del suo sviluppo che egli ha lasciato dietro di sè, come fratelli che gli hanno permesso il cammino verso se stesso. L’uomo è dunque un’entità spirituale il cui tempio è il suo corpo, plasmato in funzione della libertà. E da questo doveroso sentimento di riconoscenza non può nascere la presunzione, ma soltanto un grande sentimento di responsabilità nei confronti del regno vegetale ed animale.
Christian Morgerstern ha scritto una poesia che esprime quanto esposto:
“Io ti ringrazio, pietra muta
e mi chino davanti a te:
a te devo la mia esistenza come pianta.
Io vi ringrazio, suolo e fiori,
e mi piego davanti a voi:
mi avete aiutato a divenire come animale.
Io vi ringrazio, pietra, erba e animale
e mi inchino davanti a voi:
voi tutti mi avete condotto a me stesso.
Noi ti ringraziamo, essere umano,
e ci adagiamo devoti davanti a te:
poichè noi esistiamo in quanto esisti tu.
Dalla divina unità e divina molteplicità
si rende ancora grazie:
e nel ringraziamento si divora tutta l’esistenza.”
Come educatori, secondo Steiner, possiamo davvero nutrire questo sentimento nei bambini, se nell’osservazione della natura riusciamo a passare dal semplice osservare la natura, ad una religiosità dell’immaginazione artistica e ad un pensare scientifico; allora tutto ciò passa ai bambini come amore ed attenzione verso animali e piante, verso gli elementi della terra.
Tuttavia dagli animali i bambini vanno anche protetti.
Poichè sappiamo con quanta intensità agisce la forza dell’imitazione, non dovremmo dare al bambino nessun animale che gli sia compagno (nè giocattolo nè vivente) nel periodo in cui egli stesso sta facendo sforzi immensi per alzarsi in piedi. In questa contrapposizione con la forza di gravità terrestre, lui vuole proprio superare l’animale e conquistare la postura umana. Ciò che questo significa, non viene per lo più riconosciuto nella vastità della sua portata. Quando poi il bambino sarà in grado di correre, allora sarà felice di tirarsi dietro un animale, o di spingere davanti a sè la bambola nella carrozzina.
Naturalmente col tempo il bambino potrà avere anche animali di pezza, tuttavia essi devono apparire nella loro vera forma animalesca ed avere gesti tipici, e non umanizzati.
Nel primo settennio ha più senso dare preferenza agli animali domestici. L’animale manifesta la sua natura in tutta la sua figura, non solo nella mimica del volto, come avviene nell’uomo. Se confeziono un animale per il bambino, non sarà quindi necessario che lo completi anche con gli occhi, e devo piuttosto stare molto attento a non far risaltare nel muso dell’animale tratti umani.
Cosa accade con l’orso e con la scimmia? In essi non è forse ancora più evidente la caduta, la spinta verso il basso? Questi animali sono così vicini all’uomo, e tuttavia non sono divenuti uomo. Non si esprime forse qui, nel modo più chiaro, la tragedia dell’animalità?
E’ sempre impressionante da vedere come il giovane gorilla abbia ancora tratti simili a quelli umani, soprattutto nella forma del capo. Il cucciolo dell’animale è ancora più vicino all’uomo di quanto lo sarà da adulto: crescendo se ne allontana sempre più.
In questi animali pesantezza e leggerezza si confondono, i piedi sono simili alle mani, testa e braccia pendono in avanti, attirati dalla forza di gravità. L’uomo, al contrario, con i suoi piedi si unisce totalmente alla forza di gravità, e da questo deriva che il capo e le braccia sono liberi per il pensare e per l’agire sociale.
Anche l’orso ha una relazione molto stretta con l’uomo. Anche lui ha una serie di peculiarità che sono simili a quelle umane, Ad esempio cammina poggiando l’intera pianta del piede, si può erigere e con le zampe mette in bocca lamponi, formiche oppure miele.
Quindi animali e bambole sono i giocattoli che accompagnano a ragione i bambini nel gioco e nella vita, bisogna però porre attenzione soprattutto alla scelta del momento giusto per proporli e alla loro qualità e fattura. Oggi spesso i bambini entrano in contatto con immagini di scimmie ed orsi umanizzati, e dietro a queste immagini si nasconde l’idea che l’uomo sia discendente dall’animale, un animale più evoluto. Tutti gli educatori sono chiamati a riflettere su questo, e ad educare la loro percezione. Non si può educare secondo ricette, dogmi ed ordini, ma solo sostenendo il bambino con giudizi elaborati personalmente.
continua nelle pagine seguenti (segui i numeri delle pagine):