Anche la fantasia infantile ha bisogno di essere nutrita, stimolata, chiamata in causa e messa in movimento. Questo non accade quando l’espressione del viso presenta un sorriso irrigidito, quando non rimane più niente da fare per caratterizzare, abbellire, modificare.

Steiner ha più volte parlato della bambola semplice come orientamento, come il giocattolo che apre la strada, nel primo settennio, a tutti gli altri:

– dapprima una piccola bambola di legno,

– a sei mesi una bambolina in stoffa di lino legata e annodata, con occhi e bocca ricamati

– più avanti ai ferri, cucita a mano sia con testi di stoffa (lana, velluto, seta), sempre confezionata con semplicità, armoniosa nelle proporzioni, ed accompagnata con un corredino di teli e fasce, preferendo i colori blu e verde per i bambini più tranquilli, e rosse e giallo per i bambini facilmente stimolabili

– verso i sei sette anni è il momento per la bambola più articolata, con biancheria ed abiti, calze e scarpe.

Se il bambino si trova nell’età della fantasia, allora la sua anima, come in sogno, si espande attorno alla bambola. Non si dovrebbe mai dare alla bambola un aspetto caricaturale e bisognerebbe evitare esagerazioni nella struttura e nell’espressione. Mentre nei riguardi di una bambola annodata il bambino stesso, di propria iniziativa, delimita e completa con ciò che, dall’oggetto, fa nascere una figura umana. Questo lavoro della fantasia che il bambino compie attraverso il gioco con questa bambola, agisce sul suo cervello e gli dà forma, lo schiude come si schiudono i muscoli della mano che si apre. Un’immagine caricaturale limita tantissimo la fantasia, la blocca, e la sua forza rimasta inattiva, non stimolata, si atrofizza. L’immagine caricaturale inoltre rappresenta un’offesa all’immagine umana, e si va ad imprimere comunque profondamente nel bambino, paralizzando il suo sano sviluppo.

Prendiamo ora in considerazione gli animali, che l’adulto propone al bambino nei primi anni di vita, e anche qui ci si offre un quadro molto complesso: ci sono animali in stoffa, in legno, rigidi, in movimento. Ma anche da tappeti, tende, decorazioni varie, libri illustrati, versi, poesie, racconti, fiabe, il bambino incontra gli animali. Non da ultimo, naturalmente, ci potranno essere in casa animali veri…

Il bambino giocando imita l’animale, ed anche in questo dovrebbe essere accompagnato dallo sguardo attento dell’adulto. Se si vuole prendere in considerazione quello che secondo l’antroposofia significa l’animale per il bambino, bisogna confrontarsi con il misterioso rapporto che lega l’uomo all’animale. Qui daremo solo alcuni cenni.

Sempre il regno animale spiega davanti a noi, in forma visibile, alcune caratteristiche che appartengono anche all’uomo, ma mentre nell’uomo tali caratteristiche sono tutte espresse, nell’animale se ne manifesta una soltanto. Si dice appunto che l’animale è unilaterale.

Partiamo dalla vita quotidiana. Quando tra esseri umani qualcuno si comporta male, diciamo diventa unilaterale,  capita spesso che gli venga proprio dato dell’animale (sei un maiale, una volpe, un somaro, hai lacrime da coccodrillo, ecc..).

Nelle favole vengono messe in evidenza le qualità animiche umane, spesso in senso negativo, attraverso gli animali: la volpe furba, il lupo ingordo, la mucca stupida, ecc…

D’altro canto in molte culture esistono animali considerati sacri, e nell’antico Egitto la divinità stessa veniva rappresentata con  la testa di animale.

Partendo dall’osservazione, proviamo dunque a confrontare tra loro l’animale e l’uomo.

Le bambole e l'antroposofia di Rudolf Steiner seconda parte 1

Quando il bambino nasce sta disteso sulla schiena con gli occhi rivolti al mondo, e durante l’allattamento ha gli occhi rivolti verso la madre, che lo tiene fra le sue braccia. Il viso della mamma incontra quello del bambino, e nasce il primo sorriso. Per gli animali è molto diverso, ad esempio per i cuccioli di cane e di gatto, che appena nati stanno distesi sulla pancia, completamente rivolti alla terra. La madre dell’animale, mentre li allatta, non li può vedere.

Quando iniziano a crescere, ecco che la linea della colonna vertebrale si mostra nell’orizzontale, parallela alla superficie terrestre, per cui si crea uno stretto rapporto tra il muso e la coda. Al contrario il bambino è predisposto al portamento eretto, anche se lo deve conquistare attraverso l’imitazione. La verticale tra baricentro terrestre e lo zenith, che rende possibile il mantenimento dell’equilibrio, l’andare, il camminare, la libertà delle braccia e delle mani, la posizione di riposo del capo che diviene la premessa per il linguaggio ed il pensiero, si dimostra al tempo stesso come una qualità morale tipicamente umana: infatti nel linguaggio comune parliamo di uomo retto per esprime delle qualità morali.

Le bambole e l'antroposofia di Rudolf Steiner seconda parte 2

Solo l’uomo ha in sè la verticale.

Un’ulteriore contrapposizione tra uomo ed animale riguarda la velicità con la quale l’animale cresce e diventa fertile, e la lentezza dello sviluppo dell’uomo, che per un lungo periodo della sua vita resta dunque aperto e plasmabile.

La natura provvede a che, per l’alto contenuto di calcio contenuto nel latte, l’animale pervenga ad un rapido indurimento dello scheletro, mentre il latte umano contiene  una quantità di calcio di gran lunga minore.

Con il precoce indurimento e l’acquisizione di una figura ben demarcata, l’animale è soggetto all’unilateralità ed alla specializzazione: i suoi arti diventano presto utensili al servizio di scopi ben determinati quali il nuotare, lo scavare, l’arrampicarsi, l’afferrare, ecc…

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