Quando il bambino dice per la prima volta “Io” a se stesso (intorno ai tre anni), quello è il momento in cui si accende in lui la normale coscienza dell’io, legata a quella sua particolare vita terrena. Mentre fino ad allora il suo Io superiore (Io spirituale) è stato vicino al bambino, non appena il bambino stesso prende coscienza di questo elemento, considerato l’elemento immortale dell’individualità, questo elemento si allontana dal mondo terreno per collocarsi nel mondo spirituale. E dal mondo spirituale diventa la sua guida. Durante tutta la vita è possibile tornare in contatto con l’Io spirituale durante il sonno. E’ secondo Steiner questo incontro che fa sì che l’uomo, nonostante errori dubbi e disperazione, possa iniziare una nuova giornata con nuovo coraggio e forze rinnovate.

Il lavoro dell’anima e della forza vitale sulla costruzione del corpo fisico è più concentrato inizialmente sulla testa e via via scende prima verso il torace (respirazione e circolazione) e poi verso gli arti. Spostandosi così dalla testa al torace, ad esempio, una parte delle energie dell’anima e della forza vitale si libera e diventa disponibile per la costruzione di un’altra funzione: la capacità di formare concetti e rappresentazioni. Secondo Steiner il bambino intorno ai tre anni prende coscienza dell’Io superiore proprio perchè una parte delle forze si sono liberate dal lavoro di costruzione della testa e ha potuto produrre una rappresentazione dell’Io.

Quando verso i cinque anni sviluppa quella meravigliosa e delicata fantasia di cui si è accennato sopra, questo allo stesso modo avviene perchè le energie dell’anima e della forza vitale hanno terminato un certo lavoro sul torace e si sono spostate verso gli arti. Allora una parte di queste energie si sono liberate e si sono rese disponibili proprio per la costruzione di questa fantasia infantile.

Con il cambio dei denti (intorno ai sette anni), anima e forze vitali si spostano dalla costruzione del corpo fisico del bambino, migrando progressivamente verso lo sviluppo delle attività intellettive (memoria e capacità di formare concetti e rappresentazioni). La voce della coscienza, come fantasia morale, inizia  a formarsi con il lento ritirarsi delle energie di anima e forza vitale dagli arti.

Questa dunque, secondo Steiner, l’origine della fantasia che è propria del bambino dai due anni e mezzo fino ai cinque anni, e questo spiega l’assoluta centralità della  “bambola veramente bella” nell’educazione del bambino secondo l’antroposofia, e l’assoluta importanza data all’incontro tra questa fantasia infantile e questa bambola.

Steiner naturalmente collega le caratteristiche che questa bambola deve possedere per essere adatta ad incontrare la fantasia infantile, ai concetti da lui altrove espressi sull’estetica (da lui definita “Scienza del bello” o anche “Estetica del futuro), cui cercheremo di dare dei cenni

Secondo Steiner alla domanda che sta alla base di ogni estetica, cioè: “Che cosa conferisce a un oggetto la caratteristica di bello?”, la risposta è questa: “Una data opera è bella quando un artista o un uomo dotato di senso estetico,  riesce a trasformare un materiale fisico (marmo, creta, carta e colori, stoffa, lana) in rapporto a un’idea o ad un archetipo divino-spirituale, in modo che tale idea o archetipo giunga a manifestazione senza che vada persa la motivazione vera secondo la legge di natura.
La creazione che possiamo vedere o udire deve essere un’immagine viva e permeata di spirito, e deve trovarsi a metà strada tra realtà sensibile e idea. Inoltre, nella sua perfezione, l’opera d’arte deve essere capace di stimolare in chi ne gode la capacità di vederne tutte le possibili variazioni, deve essere il punto di partenza per tali variazioni.

Quindi, per cominciare, la “bambola veramente bella” deve essere realizzata nei suoi elementi essenziali, e non rifinita fino a diventare un robot, perchè così può con piccole variazioni ed aggiunte diventare una meravigliosa principessa e in breve tempo trasformarsi in una strega.

Poi, siccome la bambola rappresenta per il bambino un’immagine dell’uomo, deve avere in sè ciò che per sua esperienza il bambino riconosce come caratteristico dell’essere umano. Ad esempio, per il fatto che il bambino  impara ad alzarsi in piedi e a mettersi in posizione eretta, la bambola deve avere un sopra, un sotto e gli occhi. Questa aderenza con le caratteristiche dell’essere umano è “la vera motivazione (della bambola) che rispetta le leggi di natura” secondo l’estetica antroposofica sopra citata.

Lo sviluppo del bambino appena nato è legato allo sguardo materno e in particolare, secondo Steiner a ciò che proviene dal nero della pupilla, che in sè materialmente è un nulla, ma che invece è fonte di benessere per il bambino. Il bambino è attirato dallo sguardo della madre, il suo sguardo amorevole lo abbraccia, lo avvolge , e in questo sguardo il bambino si perde. Attraverso lo sguardo materno il mondo si illumina davanti al bambino; lo sguardo materno lo accompagna  mentre sperimenta il calore, le cure amorevoli, i gesti quotidiani, i canti, ogni parola e ogni racconto, tutto ciò che si esprime, per riassumere, attraverso la lingua materna. Secondo Steiner invece lo sguardo paterno risveglia la forza dell’io, la sicurezza di vita, la forza di carattere, e l’attività fisica, e così la possibilità di vivere immergendosi nello sguardo materno e paterno crea nel bambino le basi per il graduale procedere verso la personalità.

Ecco perchè la bambola deve avere gli occhi: perchè il bambino, nel gioco con la sua bambola, possa ricreare questo sguardo pieno d’amore, e anche imitare lo sguardo della mamma che lo guarda,  mentre guarda la sua bambola.

Nella confezione della bambola semplice, costituita solo dalla testa, senza gambe nè braccia, e anche per quanto riguarda le altre bambole più caratterizzate nella forma, è importante fare attenzione al viso, che risulti rotondo e senza pieghettature della stoffa. Gli occhi si devono trovare sulla linea trasversale che passa dal punto centrale del viso e dovrebbero possibilmente costituire, con la bocca, un triangolo equilatero. Queste particolarità, se ottenute, sono di beneficio per il bambino. Un bambino che si trova per le mani una bambola con il viso tutto pieghettato, potrebbe guardarla ed esclamare: “Ha un’espressione così triste!”.

continua nelle pagine seguenti (segui i numeri delle pagine):

E' pronto il nuovo sito per abbonati: la versione Lapappadolce che offre tutti i materiali stampabili scaricabili immediatamente e gratuitamente e contenuti esclusivi. Non sei ancora abbonato e vuoi saperne di più? Vai qui!