LA SCUOLA DI SUMMERHILL

di Valeria Traversi

È la più vecchia e conosciuta scuola impostata su criteri pedagogici libertari. Pubblichiamo una biografia di Alexander Neill, il suo fondatore, e un capitolo della tesi di laurea dell’autrice sull’influenza del pensiero ibertario di Wilhelm Reich. Intanto l’esperienza di Summerhill, in Inghilterra, continua.

Alexander Sutherland Neill nasce in Scozia nel 1883 da una famiglia di maestri elementari. L’atmosfera familiare è autoritaria e severa. Alexander non è molto portato per gli studi infatti passa molto tempo nei campi a fantasticare e giocare. Visti gli scarsi risultati, il padre lo indirizza versa la carriera di maestro elementare. “«Il ragazzo è un disastro» disse tristemente mio padre. «Potrebbe fare il maestro» arrischiò mia madre” .

Dopo essersi laureato in Letteratura inglese all’Università di Edimburgo, insegna per diversi anni nelle scuole statali. Nel 1921 insieme alla maestra di danza Christine Baër, dà vita a Dresda in Germania alla scuola internazionale, nel 1923 la scuola si sposta a Sonntagberg in Austria, ma viene chiusa quasi subito per i suoi metodi non convenzionali, opposti a quelli delle autorità locali.

Nel 1924 Neill e Lilian Neustatter, la sua prima moglie, spostano la scuola in Inghilterra, fondando a Lyme Regis, sulla Manica, la scuola-comunità di Summerhill (collina d’estate proprio perché la casa è posta su una collina), trasferita poi presso Leiston nel Suffolk. Alla morte di Lilian, si risposa con Ena Wooff, dalla cui unione nasce Zoe, che attualmente dirige la Scuola.

Summerhill spicca tra le esperienze educative libertarie per la sua durata; anche se non si ispira direttamente ai principi anarchici, ne cattura implicitamente tutti i presupposti teorici alla luce degli studi psico-pedagogici. Infatti l’opera di Alexander Neill è ispirata dai “padri” della pedagogia e della psicologia moderna. Freud, Adler, Lane e Reich condizionano gli studi di Neill, arricchendo la sua analisi con teorie rivoluzionarie, che si contrappongono ai canoni tradizionali e autoritari.

Ricerca della felicità e della libertà. “Summerhill” aspira alla formazione di un nuovo tipo di pedagogia, vuole essere sintesi tra le prime forme di sperimentazioni libertarie e le nuove forme di pedagogia, approfondendo la ricerca della libertà e della felicità. Si accede alla scuola all’età di cinque anni, ma non sono rari i casi di bambini e bambine che arrivano dopo periodi in istituti statali o religiosi. Di solito la permanenza a Summerhill si protrae fino ai sedici anni. Vengono ospitati sia ragazze che ragazzi, fino a un massimo di quarantacinque, di cui una parte proviene da paesi stranieri. Vengono divisi in tre gruppi a seconda dell’età: dai cinque ai sette anni, dai sette agli undici, dagli undici ai sedici. Gli alloggi vengono organizzati tenendo conto dell’età e del sesso, ad ogni gruppo è assegnato una o un assistente. Per il gruppo “intermedio” vi è una costruzione di pietra, invece i ragazzi e le ragazze più grandi risiedono in casette di legno, solo alcuni hanno stanzette private, infatti generalmente si vive in tre o quattro per stanza. Non ci sono ispezioni delle camere e vi è completa libertà. L’idea su cui si fonda la scuola è quella di “adattare la scuola al bambino” , invece di adattare il bambino alla scuola, si aspira alla creazione di un istituto dove bambine e bambini siano liberi di essere se stessi, proprio per questo è necessario rinunciare a qualsiasi tipo di disciplina, di educazione morale e di istruzione religiosa. Neill ha fiducia nella bontà innata dell’infanzia, un’idea che non è mai venuta meno, anzi è diventata quasi una forma di fede.

Le lezioni a Summerhill sono facoltative, esiste l’orario solo per gli insegnanti, tutto si svolge in un ambiente libero dove nulla è autoritario, infatti si notano con molta facilità le differenze: chi ha sempre vissuto a Summerhill dimostra interesse verso l’apprendimento perché è una scelta volontaria, chi arriva dopo un’esperienza più o meno lunga in scuole statali o religiose, dove la frequenza costituisce un obbligo, sviluppa un senso di avversione verso lo studio e la scuola, tant’è che raramente all’inizio frequenta le lezioni. Gli esami non esistono, ma se un ragazzo o una ragazza decide di voler studiare per i test di ammissione all’università, il corpo docente lo preparerà senza problemi, non solo perché è altamente qualificato ma anche perché chi studia per proprio volere lo fa in modo più veloce e interessato, in quanto è una sua decisione. In un’assemblea generale, che si tiene il sabato, si stabiliscono regole da abolire o istituire, le scelte sono effettuate attraverso il voto democratico, tutti e tutte dispongono di un voto di uguale valore. Gli studenti di Summerhill provengono da famiglie agiate, non è possibile tenere aperta la scuola anche ai ceti bassi o medio-bassi, proprio perché le difficoltà economiche lo impediscono. Questo è sicuramente un problema da non sottovalutare: è difficile valutare la “vera” natura di un essere umano se questa si nasconde dietro il denaro e l’ambiente borghese. Insomma Summerhiil è scuola di libertà, dove il “buon senso” non manca, infatti per proteggere l’incolumità di ragazzi e ragazze esistono leggi base, scelte e votate da loro. Il fine della scuola è quello di renderli felici e non quello di riformare la società, non sarebbe possibile, è inevitabile accettare i compromessi proprio perché la società li impone. Neill scrive “non sono una persona che cerca attivamente proseliti per cambiare la società: posso solo cercare di convincere la società che è necessario per essa sbarazzarsi dell’odio, dei metodi punitivi, del misticismo.”

Se si desidera avere maggiori informazioni sulla scuola di Summerhill si può consultare il sito internet:
http://www.summerhillschool.co.uk/

Liberi per essere felici
di Francesco Codello

L’esperienza della scuola libertaria di Summerhill. Essere dalla parte del bambino, è la norma alla quale gli educatori e i genitori, secondo Neill, devono attenersi – Educare nella libertà è la premessa per formare una società di eguali.

I recenti avvenimenti della politica scolastica italiana, ci obbligano a porre in maniera “nuova” e sempre più attenta questo problema fondamentale dell’educazione. La progressiva crisi della famiglia, patriarcale prima, mononucleare ora, causata da un trapasso violento da una civiltà contadina a una industriale, dall’inurbamento e dalle migrazioni interne di milioni di contadini dalle campagne alle metropoli industriali, ha accentuato il ruolo svolto dalla scuola in una società di massa. Ecco alcuni elementi per giustificare e per impostare un discorso alternativo sull’educazione nella sua accezione anarchica e quindi antiautoritaria, totalmente liberatrice e anti-dogmatica.

“Cosa farebbe a un ragazzo che marina la scuola?” – A Pretoria Neill ho risposto: “Ucciderei il suo direttore”. Questa risposta, ad una domanda così comune, farebbe impallidire il più “moderno” pedagogista. Forse proprio perché Neill non è un pedagogista (perlomeno non lo è nel senso ricorrente del termine), può rispondere in questo modo a una domanda del genere.

Analizzare oggi la sua esperienza assume un profondo significato per chi, come noi, è alla ricerca continua di nuovi mezzi educativi da contrapporre a quelli autoritari dominanti il nostro panorama pedagogico. È importante anche perché ci permette di puntualizzare un discorso educativo in generale, e sulla scuola in particolare, dato il continuo estendersi della scolarizzazione di massa e l’importanza che assume la scuola nell’opera di indottrinamento di milioni di individui, vista la progressiva crisi della famiglia come unico veicolo di condizionamento socio-politico, caratteriale e psicologico.

“Il fine della vita è la felicità. Il male della vita è tutto ciò che limita o distrugge la felicità. Felicità significa sempre bontà: l’infelicità portata agli estremi limiti significa persecuzione contro gli ebrei, torture, o guerra nazionalistica”. Scopo della vita è dunque per Neill, la felicità che esiste solo dove opera l’amore, dove amare significa la capacità di approvare, non di punire o di inveire. A Summerhill “… i ragazzi hanno il senso di essere amati e approvati. È anche una riprova che il bambino nasce buono… e rimane buono quando ogni occasione di odiare e di temere è abolita”. Neill è convinto quindi della naturale bontà del bambino, il quale è provvisto di un atteggiamento potenzialmente ricco di amore e di interesse per la vita. Questa fiducia nella bontà della natura umana si concretizza in Neill in un impegno preciso: l’abolizione di ogni forma di oppressione che possa snaturare o reprimere la sua essenza. Il suo impegno si tradusse quindi in una scuola “… nella quale fosse concessa ai bambini la libertà di essere loro stessi. Per questo dovevamo rinunziare a qualsiasi disciplina, indirizzo, consiglio, ammaestramento morale, istruzione religiosa. Siamo stati chiamati coraggiosi, ma questo non richiede coraggio: richiede quello che noi avevamo: una completa fiducia nel bambino come creatura buona, non cattiva”. La sua fiducia nella naturale bontà e libertà del bambino non resta, come ad esempio in Rousseau, una enunciazione teorica da “scommessa”, ma diventa pratica della bontà e della libertà. In altri termini, la sua esperienza pratica (Summerhill) diventa la dimostrazione scientifica della sua intuizione filosofica. Teoria e prassi in Neill si fondono armonicamente ricomponendo quindi la personalità umana e liberandola dalla schizofrenia sociale che la avvolge.

La creazione di personalità autenticamente libere, che gestiscono direttamente la loro esistenza è il compito cui si dedica il nostro autore. Nella sua opera di educazione integrale egli non si dedica esclusivamente allo sviluppo delle qualità intellettive, ma ricompone la personalità dell’educando stimolando anche la sua sfera emotiva. “Nella società moderna riscontriamo una sempre maggior distanza tra intelletto e sentimento. Le esperienze dell’uomo moderno sono in gran parte mediate dal pensiero e non riflettono una percezione di ciò che il cuore sente, l’occhio vede, l’orecchio ascolta. In effetti questa separazione tra intelletto e sentimenti ha condotto l’uomo di oggi ad uno stato mentale pressoché schizoide che lo ha reso quasi incapace di percepire alcunché in maniera autentica, immediata”.

Questa istruzione integrale è la garante di una società di liberi ed uguali in cui non esista nessuna forma di autorità. Per dirla con Bakunin: “I fanciulli, come gli uomini maturi, diventano saggi per le esperienze che fanno da sé, mai per quelle fatte dagli altri” quindi “… da un punto di vista positivo intendiamo per libertà il pieno sviluppo di tutte le facoltà che si trovano nell’uomo e, da un punto di vista negativo, l’assoluta indipendenza della volontà di ognuno di fronte a quella degli altri”.

“Il bambino plasmato, condizionato, represso, disciplinato – il suo nome è Legione – vive in ogni angolo del mondo. Vive nella nostra città dalla parte opposta della strada. Siede nel banco noioso di una scuola noiosa; più tardi sarà seduto davanti alla scrivania ancor più noiosa di un ufficio, o starà al banco di una officina. È docile, fedele all’autorità, timoroso delle critiche e fanatico nel desiderio di essere normale, convenzionale e corretto. Accetta senza porsi domande quel che gli viene insegnato e trasmetterà tutti i suoi complessi, le sue paure e le sue frustrazioni ai figli”. L’esplicazione di un metodo nuovo e progressivo passa in Neill attraverso una critica radicale al metodo scolastico tradizionale perché esso è “… basato su quel che l’adulto crede che il bambino dovrebbe essere e dovrebbe imparare…. È ovvio che una scuola che costringe i bambini, per natura attivi, a stare seduti sui banchi a studiare una quantità di materie per la maggior parte inutili, è una cattiva scuola, quando si tenga in considerazione la psicologia del bambino”. Si tratta quindi di capovolgere i termini classici del rapporto tra il bambino e la scuola, cioè di “… adattare la scuola al bambino invece di adattare il bambino alla scuola”.

“Il primo comandamento al quale deve ubbidire ogni genitore e ogni maestro è questo: Tu devi essere dalla parte del bambino”. Più avanti Neill con un esempio ci chiarisce praticamente che cosa ciò significhi: “Se mentre sto verniciando una porta Robert passa e getta della mota sulla vernice fresca io lo strapazzo senza complimenti perché egli è uno dei nostri e quel che io dico non ha molta importanza. Ma se Robert fosse uno arrivato da poco da una scuola che egli odia e il suo buttar mota fosse un tentativo di rivolta contro l’autorità, mi metterei con lui a gettar mota perché la sua salvezza è assai più importante della mia porta”.  In altri termini la libertà presuppone l’uguaglianza e viceversa. Non vi può essere nessuna libertà dove non esiste l’uguaglianza, non vi può essere nessuna uguaglianza senza la libertà. Questo concetto costituisce uno dei presupposti fondamentali del metodo di Neill.

Un altro dei problemi fondamentali che ogni educatore (come qualsiasi individuo) deve affrontare è il rapporto mezzi-fini. L’uso di mezzi diversi o contrapposti al fine perseguito conduce inevitabilmente o a una sostituzione dei fini o a una scomparsa dell’obiettivo finale che viene risucchiato nella pratica continua e progressiva di nuovi mezzi.

A Summerhill i ragazzi svolgono anche un lavoro manuale che è (secondo Neill), un momento fondamentale per lo sviluppo armonico ed integrale del bambino in quanto, ricompone una personalità che la divisione sociale e gerarchica del lavoro ha spezzato a vantaggio di una divisione classista degli individui. In questo quadro va visto anche l’enorme interesse che a Summerhill viene dedicato al teatro. Le commedie, i drammi, le scenette vengono scritte, interpretate dai ragazzi e dalle ragazze e solo raramente gli insegnanti consegnano qualche trama ai bambini. Il teatro per Neill ricopre una notevole importanza in quanto sviluppa un senso di padronanza di sé ed evita poi che si reciti nella vita.

Lo studio non è qualche cosa che viene imposto dall’alto, ma è sempre in rapporto alle facoltà e ai gusti individuali. Logicamente quindi “I libri sono il materiale meno importante in una scuola. Tutto quello di cui un bambino ha bisogno è leggere, scrivere e far di conto; il resto consisterà di arnesi, argilla, sport, teatro, pittura, e… libertà”.

Tutto il metodo di Neill, oltre che sulla libertà, si basa sull’autogoverno. “Quando c’è un capo non c’è libertà e questo è ancor più vero per il capo benevolo che per quello autoritario. Il ragazzo che abbia spirito critico si ribellerà a un capo autoritario, ma un capo benevolo lo ridurrà semplicemente ad essere lui stesso molle ed impotente”.

Su Neill potremmo discutere all’infinito: sulla validità del suo esperimento come azione politica, sulle condizioni particolari in cui la sua esperienza si è concretizzata, sui limiti imposti dalla “situazione reale”. Resta il fatto che il suo lavoro è un’accusa spietata alla scuola, alla famiglia, allo stato, alla chiesa, affinché trionfino la libertà e l’uguaglianza.

Non è nichilismo. È soprattutto un’accusa alla scuola come istituzione, più o meno progressista, perché essa è il luogo in cui si pratica e si teorizza la divisione gerarchica del lavoro, in pratica dove si perpetua e si invoca la disuguaglianza. I suoi libri sono una poesia continua che deve continuare.

Bakunin amava ripetere di esser un amante fanatico della libertà. Anche noi.

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