IL RISPARMIO materiale didattico vario per bambini della scuola primaria: spunti didattici, dettati ortografici, letture, poesie e filastrocche sul tema del risparmio.

La giornata del risparmio
Il 31 ottobre in tutto il mondo si celebra la Giornata del Risparmio, si esalta una delle più nobili, delle più alte virtù umane.
Pensa: questa festa interessa tutti, piccoli e grandi, umili lavoratori e ricchi proprietari di campi o di industrie, uomini che vivono presso il gelido polo o che lottano contro le insopportabili calure dei tropici. Tutti sono accomunati dallo stesso pensiero: per nessuno il domani è certo; ognuno deve sapere che la vita non termina oggi e che quindi è necessario fondare fin d’ora con la previdenza e il risparmio un avvenire più lieto. (M. Missiroli)

Che cos’è il risparmio (conversazione)

Che cosa significa risparmiare? Spendere un po’ meno di quello che abbiamo a disposizione.
Potremo raccontare ai bambini la favola della cicale e della formica. Per cominciare dal significato morale, attireremo l’attenzione sulla spensieratezza della cicala che vive alla giornata, mentre la formica pensa al suo futuro. A chi si può paragonare la cicala? A colui che spende tutto quello che guadagna destinandolo non soltanto al necessario, il che sarebbe ovvio, ma anche al superfluo, acquistando cioè abiti troppo eleganti o ricchi per la sua condizione, dimorando in case troppo lussuose, divertendosi spensieratamente in costosi passatempi. Naturalmente, con questo regime di vita, se ne va tutto quello che l’imprevidente potrà guadagnare, anche se è molto. Ma ecco i tempi tristi più o meno inevitabili nella vita di un uomo, ecco le malattie, la mancanza di lavoro, ecco un qualsiasi guaio a cui si potrebbe mettere rimedio con una certa somma, ma lo spensierato non la possiede: ha soltanto quello che guadagna, ma, in questi casi, quello che guadagna non basta più. Se quel tale avesse risparmiato…
L’esempio della formica. A chi si può paragonare questo previdente insetto? A chi spende soltanto quello che gli è necessario, conducendo un regime di vita consono alle sue possibilità, mettendo a risparmio quel piccolo margine che resta.

Risparmio ed economia si possono considerare fratelli e buone abitudini, relative ad essi, hanno grande valore morale perchè implicano una capacità di dominio su se stessi, di vittoria su tentazioni e lusinghe, di adattamento a una vita semplice e ordinata.
Inoltre, possedere queste virtù significa discernere il limite delle proprie possibilità e non fare, come si dice con un adatto proverbio, il passo più lungo della gamba.
Il risparmio del singolo ha una grande importanza non solo nella vita di ogni individuo, ma anche nella vita di un intero Paese.

Potremo far notare che risparmiare significa anche non consumare, o, per lo meno, consumare entro i limiti del giusto. Infatti un bambino che non sciupa i vestiti fa risparmiare alla sua famiglia, mentre il bambino che rovina gli indumenti prima del tempo consentito, fa spendere alla sua famiglia più di quello che sarebbe lecito e giusto.
Sarà opportuno anche far notare che non solo non si deve sciupare la roba nostra, ma neanche quella che, comunemente, è considerata di tutti, e cioè il bene comune: strade, piante, arredi scolastici, materiale d’uso, ecc…  Spesso nei ragazzi, e non solo nei ragazzi, c’è la cattiva abitudine di considerare la roba del Comune e degli Enti pubblici come non appartenente a nessuno. E’, ovviamente, un grossolano e controproducente errore, perchè ciò che appartiene allo Stato e ai vari Enti è roba pagata con le nostre tasse.

Dal punto di vista dei bambini, il risparmio non ha che un significato: raggranellare una certa somma da adibire a un certo uso o per l’acquisto di un oggetto per cui non sono sufficienti le piccole somme che egli, saltuariamente, ha a disposizione. Ma non pretenderemo che il bambino pensi all’avvenire. Se egli acquista, sia pure in questo modo, l’abitudine al risparmio, sarà già un bel risultato.
Gli adulti, invece, risparmiano in funzione dei bisogni dell’avvenire. Lo Stato incentiva il cittadino a risparmiare attraverso i vari Istituti di previdenza e le varie forme assicurative che gli permettono di avere sussidi e pensioni in caso di malattie, di disoccupazione e di invalidità. Questa è una forma di risparmio, diciamo così, obbligatoria.

Ma vogliamo parlare anche del risparmio volontario. Quali sono gli Istituti di credito dove il risparmio può essere affidato? Le banche e le poste. E poi le industrie, sotto forma di prestiti (obbligazioni) e di partecipazione al capitale e quindi agli utili (azioni).
Se sarà possibile, potremo organizzare lavori di gruppo per fare delle piccole inchieste, interpellare impiegati di banca per sapere come si svolgono le operazioni a risparmio, quali sono le varie forme per conservare o per investire il denaro, come viene utilizzato questo danaro dalle banche o dalle industrie.  Ci potremo far dare dei moduli che poi osserveremo con calma in classe, che impareremo a riempire e che, magari, impareremo ad usare.  Ed ecco le distinte di versamento, ecco la conoscenza dei moduli di conto corrente, dei libretti a risparmio, delle azioni e delle obbligazioni. Impareremo, così, a fare come la formica e non come la spensierata cicala.

A proposito di questa favola, vogliamo correggere l’errore di storia naturale, in quanto la cicala, alla fine della sua stagione canora, finisce il suo ciclo vitale. D’altro canto, la formica, durante l’inverno, cade in letargo e non ha bisogno delle sue provviste in quanto non si nutre o si nutre molto poco.
Ed ora, una considerazione d’ordine morale. La cicala è spensierata e imprevidente, è vero, ma la formica è proprio un modello tutto da imitare? La previdenza non deve sconfinare nell’egoismo, nella mancanza di carità e soprattutto nell’avarizia. Impariamo il significato dei due termini: prodigalità e avarizia. Sono entrambi difetti, e specie l’ultimo, per nulla simpatico. Non ci si può chiudere nell’egoismo e non si possono inaridire il nostro cuore, il nostro spirito, nella grettezza. Quando è necessario, aiutiamo chi ha bisogno anche se è stato imprevidente.
(M. Menicucci)

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Risparmio

Il risparmio è forza come è forza il sapersi difendere da sè. Ma, come per diventare forti fisicamente è necessario fare, fin da ragazzi, una buona ginnastica, così per poter essere forti moralmente, bisogna abituarsi per tempo all’economia, al risparmio. Anche questa è una ginnastica che tutti i ragazzi devono fare: inoltre è salutare abituarsi ai piccoli sacrifici, alle piccole rinunce, per saper sopportare i grandi sacrifici, le grandi rinunce. Essere ragazzi sobri, virtuosi e forti vuol dire essere, domani, uomini virtuosi e forti. (C. L. Guelfi)

Saper risparmiare

Il risparmio è una solida virtù che mette al sicuro l’uomo dal bisogno. Bisogna risparmiare quando si ha, pensando che potrebbe arrivare un momento in cui non si ha più. Tutto, nella natura, ti insegna il risparmio, l’ape che succhia il nettare oggi per avere il miele domani, il seminatore che per un chicco che semina, domani ne avrà mille, la formica che riempie i suoi magazzini durante la buona stagione, per stare al sicuro durante la stagione fredda, e infine l’uomo saggio che vuole assicurarsi serenità e fortuna per la sua vita a venire.

Risparmia

Se ti viene regalato del danaro, voltalo e rivoltalo prima di spenderlo. Spesso ti struggi dal desiderio di possedere una cosa: quando poi sei riuscito ad ottenerla, non sei contento e ne vuoi un’altra ancora. In questo modo, vedi, si arriva al punto di spendere senza riflessione, e di trovarsi poi in bruttissimi impicci. Tutti abbiamo il dovere di badare all’economia, e di saper moderare i desideri e le spese. (M. D’Azeglio)

Il risparmio

Risparmio ed economia si possono considerare fratelli e le buone abitudini relative ad essi hanno un grande valore morale. Chi risparmia ha il dominio su se stesso, riporta una vittoria sulle tentazioni e le lusinghe che cercano di attirarlo ad ogni passo, si adatta volentieri a una vita semplice e ordinata. Impara a risparmiare da ragazzo e il tuo futuro sarà, in gran parte, nelle tue mani.

Il risparmio

Il risparmio dell’uomo singolo ha una grande importanza non soltanto nella vita di ogni individuo, ma anche nella vita di un intero paese. Popolo risparmiatore, nazione ricca. Abituati a risparmiare fin da ragazzo: diventerai un uomo sobrio che sa dominare i suoi desideri.

Pensa al domani
“Pensa al domani” è uno dei saggi consigli che l’esperienza d’ogni giorno raccomanda alla gente. La lotta per la vita è sempre incerta: oggi sorride l’abbondanza, domani può venire la carestia, se non per noi, per tanti altri che, per solidarietà umana, dobbiamo aiutare.
Il senso del risparmio, come previdenza, si manifesta anche negli animali e nelle cose, come equilibrio di leggi naturali fissate dal Creatore per la conservazione degli esseri, in cui è sempre presente una riserva di materiale energetico per il superamento di eventuali avversità ambientali.
L’organismo umano può sopportare anche un periodo lungo di digiuno.
Il cammello può attraversare il deserto senza alcun rifornimento.
Certi animali vanno in letargo e passano l’inverno senza bisogno di mangiare.
Il chicco di grano è ripieno di riserve di glutine che garantisce la vita del germe vegetale fino al tempo della semina.
Animali e piante sono provvisti di dispositivi particolari per regolare il consumo delle energie a seconda delle necessità.
Tra i vari animali, la formica e l’ape sono certamente le più previdenti creature che pensano al domani accantonando preziose riserve durante la bella stagione.
Queste considerazioni servono per provare che il risparmio non è un’invenzione dell’uomo, un ritrovato della scienza e del progresso, ma una cosa naturale cui è legata la conservazione della vita.
L’uomo nella sua storia plurimillenaria ha dovuto ricorrere a un previdente risparmio per passare dalla grotta alla capanna, dalla solitudine della foresta alla tribù, dalla caccia alla pastorizia, dalle greggi agli armenti, dall’agricoltura all’industria e al commercio.
Questi sono i frutti di un lavoro e di una saggia previdenza che, attraverso i secoli, hanno condotto l’uomo al benessere, al progresso e alla civiltà dei nostri giorni.

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Antenati del salvadanaio
Il salvadanaio, che ora si presenta sotto forma di un umile panciuto recipiente di coccio, ora di un elegante oggetto di terracotta, ora di una lucente cassettina di sicurezza, ha degli antenati fin da tempi remotissimi.
Nell’antica Cina si usavano salvadanai a forma di maialini. Il maiale per gli antichi era il simbolo della prosperità: tale forma quindi doveva essere di incitamento e augurio.
I bimbi indiani avevano, come custode dei loro risparmi, un salvadanaio a forma di elefante, simbolo della forza e del lavoro.
In Egitto il salvadanaio era fatto a forma di serpente o di dragone; i terribili guardiani dei preziosissimi tesori dei Faraoni dovevano difendere anche i risparmi dei piccoli egiziani.
Presso i Romani invece, il salvadanaio aveva la forma di una cassettina, ed era di terracotta.
In Estremo Oriente si usavano belle cassettine in legno durissimo, a volte laccato o intarsiato con avorio o pietre preziose, molto simili ai portagioie delle signore.

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Come nacque la moneta
Nacque un poco per volta. La strada seguita dall’umanità per arrivare alla moneta si perde nella notte dei tempi. All’inizio della convivenza è presumibile pensare che fosse in uso soltanto lo scambio degli oggetti o delle derrate. Più tardi l’uomo deve essersi accorto che il moltiplicarsi delle necessità di scambio rendeva troppo complicato il commercio. Si procedette allora per tentativi nella scelta delle cose più comode: qualche tribù ricorse alle conchiglie, qualche altra al sale (da cui la parola salario).
Sviluppandosi il commercio, i mercanti accettavano, come prezzo della loro merce, oggetti di metallo. Questi potevano essere facilmente conservati e trasportati; potevano eventualmente anche essere trasformati in armi o in oggetti di ornamento.
Più tardi, per evitare di pesare continuamente tali pezzi di metallo, si pensò di prepararli appositamente, in forma di piccoli dischi, con l’indicazione del peso reale. E siccome poi l’avidità di certi commercianti portava all’inganno, si ricorse all’autorità dello Stato per ovviare al pericolo delle falsificazioni. Sulle monete infatti oltre i simboli di varia natura che si riferiscono al tempo e al paese in cui sono state coniate, c’è spesso l’effige dell’autorità che le ha emanate.

La carta moneta
L’uso della carta monetata ha inizio con Giovanni Law, un finanziere scozzese del XVII secolo. Egli cominciò giovanissimo ad interessarsi di questioni bancarie e nel 1716 fondò in Francia una banca che emetteva biglietti convertibili con l’oro che la stessa banca custodiva in cassa a garanzia dei biglietti emessi.
La cosa andò bene per un po’, ma ben presto si trovò che, per l’inflazione dei biglietti emessi, l’oro della cassa non corrispondeva più. Subentrò la sfiducia dei cittadini che si precipitarono in banca per cambiare la carta in oro, ma l’oro non c’era. Si dichiarò il fallimento e Law fuggì a Venezia dove morì il 1729.
Ma l’importantissima invenzione non doveva morire. Nell’era moderna la moneta di carta ha sostituito quasi completamente quella metallica (salvo per i valori più piccoli).
Di solito la moneta di carta ha il suo corrispondente valore metallico (oro e argento) in deposito nelle casse delle banche emittenti, la cui garanzia si fonda sul credito dello Stato. E’ infatti cura di tutti i governi di regolare le spese dello Stato in modo da conservare alla moneta tutto il suo valore, e ciò per chiare ragioni di ordine sociale, per non creare la sfiducia nei cittadini e per stimolare il risparmio.

Il frustino e il risparmio
Ero un bimbo di cinque o sei anni. Un giorno di festa i miei parenti mi riempirono la taschina di soldi. Mi diressi subito verso una bottega dove si vendevano balocchi. Ma, cammin facendo, fui attratto dal suono di un frustino che un altro ragazzo scuoteva.
Supplicai allora il ragazzo di cedermelo e gli diedi in cambio tutto il mio denaro.
Tornai a casa felice e mi misi a scuotere il frustino in ogni canto.
I fratelli e le sorelle quando sentirono che avevo dato tutto ciò che possedevo per quel brutto arnese, mi canzonarono. Quante cose avrei potuto comperare al suo posto!
Mi misero talmente in ridicolo,  che io piansi di dispetto.
Ebbene, il ricordo del cattivo acquisto non uscì mai dalla mia mente.
Da quel giorno, quando provavo il desiderio di comprare cose non necessarie, dicevo: “Attento a non spendere troppo per un frustino!”.
E risparmiavo il mio denaro.
(B. Franklin)

La natura insegnò il risparmio
Il cane che seppelliva l’osso che neppure un appetito canino poteva finire, lo scoiattolo che raccoglieva noci per un ulteriore festino, le api che riempivano il favo di miele, le formiche che accumulavano provviste per un giorno di pioggia furono tra i primi ispiratori della civiltà…
Così l’uomo incominciò ad essere umano quando dall’incertezza della caccia passò alla maggior sicurezza e continuità della vita pastorale.
La natura ancora insegnò all’uomo l’arte di accantonare provviste, la virtù della prudenza, il concetto di tempo. Osservando ancora i picchi che ammassavano ghiande negli alberi, e le api che accumulavano provviste negli alveari, l’uomo concepì, forse dopo millenni di stato selvaggio imprevidente, l’idea di costruire una riserva di viveri per il futuro. Trovò modi per conservare la carne; ancor meglio costruì granai protetti dalla pioggia, dall’umidità, dai parassiti, dai ladri e vi ammassò i viveri per i mesi più improduttivi. A poco a poco comprese che l’agricoltura poteva offrire una riserva di cibo migliore e più sicuro della caccia. (W. Durant)

Il risparmio dei bambini
La virtù del risparmio è cosa da adulti, ma fin da bambini occorre prenderne l’abitudine e capirne il valore.
Perchè gli uomini risparmiano? Per preparare ai loro discendenti migliori condizioni di vita; per poter sopperire ai casi di bisogno; per poter disporre di una somma maggiore accantonando somme minori, e perchè, come nel caso del risparmio assicurativo, i contributi di tutti possano servire alle necessità di ciascuno.
Il primo caso non interessa i bambini se non indirettamente. E anche per quel che riguarda il secondo, i bambini non potranno risparmiare tanto da influire vantaggiosamente nell’economia della famiglia. Essi generalmente risparmiano per poter comprare, con la sommetta accantonata, qualche cosa di cui hanno desiderio. Ma cerchiamo di sollevarci un po’ dalla funzione utilitaristica del risparmio. Chi risparmia, chi non spende subito la piccola somma che ha a disposizione, esercita una capacità di dominio e una vittoria su se stesso, controlla i suoi desideri, si adatta a una vita semplice e ordinata. Queste sono le virtù implicite del risparmio.
La giornata del risparmio si celebra in tutto il mondo, in quanto questa virtù è anche una virtù sociale. Una nazione risparmiatrice è una nazione ricca. Non si risparmia soltanto accantonando una data somma; si risparmia anche spendendo, per esempio, cinquanta invece di cento. Riferiamoci ai nostri bambini. Una bambina desidera una bella bambola; costa, mettiamo, venti euro. Se ne compera una da quindici, sarà come se avesse risparmiato cinque euro. Avrà limitato i suoi desideri, si sarà accontentata di una bambola più modesta, avrà vinto la tentazione di ottenere un dono più ricco.
Il risparmio è fratello dell’economia. Un bambino ha un bel paio di scarpe il cui acquisto è costato un notevole sacrificio ai genitori.

 

Proverbi

Il lavoro procura il denaro, il buon senso lo conserva.

Le piccole spese, se fatte senza necessità, possono a lungo consumare un grande patrimonio.

Ogni uomo che risparmia è un pubblico benefattore e ogni scialacquatore un pubblico nemico.

Popolo risparmiatore, nazione ricca.

Risparmio più nobile è quello di chi meno guadagna. (G. Carducci)

Risparmia chi è saggio, chi sa amministrare bene le sue possibilità.

Virtù conservi quello che il lavoro procura.

Il risparmio è l’amico che non rifiuta mai un prestito.

Il risparmio è espressione di rinunce, di sacrifici, di amore per l’avvenire proprio e dei figli.

Risparmiare vuol dire dominare se stessi. Chi non tien conto del poco non diventerà padrone del molto.

La capacità di risparmio di ogni generazione concorre a determinare il rendimento del lavoro di quelle che ad essa succederanno.

Il valore del risparmio si apprezza nel giorno del bisogno.

Risparmiare significa compiere un atto di solidarietà fra la nostra generazione e quella futura.

Le piccole spese moltiplicate consumano i più grandi patrimoni.

Il risparmio è indipendenza per l’uomo e sicurezza per la famiglia.

Il risparmio si forma soltanto se viene praticato con amore  e continuità.

Avere o non avere è una questione di risparmio.

Il risparmio assicura una vecchiaia serena.

Il risparmio è l’atto volitivo di chi decide di non impiegare il frutto del suo lavoro in consumi immediati, ma in beni futuri.

Il risparmio è sinonimo di civiltà: dovere di tutti è quello di sollecitarne la formazione.

Compra soltanto ciò che è necessario; il superfluo è caro anche se non costa molto.

Spendi sempre qualcosa di meno di quanto hai guadagnato.

Il risparmio crea lavoro: risparmiare è la più bella forma di altruismo.

La proprietà comincia dal primo euro risparmiato.

Chi sa privarsi a tempo, a bene riesce. (G. Carducci)

Nella famiglia la maggior sorgente di ricchezze è l’economia.

Il risparmio e l’economia sono le più sicure forme di rendita.

Poesie e filastrocche

Alla formica

Chiedo scusa alla favola antica,
se non mi piace l’avara formica.
Io sto dalla parte della cicala
che il più bel canto non vende, regala. (Gianni Rodari)

Non per oggi
Ronza l’ape: “Non per oggi a questo fiore
volo intorno!
Io ne succhio il dolce umore
per avere tanto miele un altro giorno!”.
E chi semina, con lieto animo spera
che l’arato
campo splenda
tutto verde a primavera.
Egli dice: “Non per oggi ho seminato”.
Solo un chicco verso l’umile casina
la formica
lentamente,
affannandosi trascina.
Ma non oggi il premio avrà la sua fatica!
L’uomo saggio, con fidente animo spera
fortunato
l’avvenire,
e serena la sua sera.
Egli dice: “Non per oggi ho risparmiato!” (Milly Dandolo)

Il testamento della cicala

Cara formica,
ho trovato un fuscello,
mi servirà da pennino o pennello:
ecco, lo intingo nell’acqua infangata,
prendo per foglio una foglia gelata;
dal mio giaciglio di livido strame,
mi levo appena, morente di fame;
con la zampina tremante nel vento
ti scrivo il povero mio testamento.
In gola è spenta la gaia canzone;
me sciagurata, tu avevi ragione!
Così t’avessi ascoltato, o formica,
che m’insegnavi la santa fatica,
che promettevi un sereno avvenire
a chi sa in tempo lottare e soffrire!
Pazzo, dicevo, chi pensa a lottare
quando l’estate c’invita a cantare.
Tu m’indicavi la frutta matura
e mi dicevi: “L’estate non dura!”
Poi, nel tuo chiuso granaio, o formica,
portavi i chicchi con grande fatica.
Lieta irridevo il tuo saggio sermone,
me sciagurata, tu avevi ragione!
Così ti avessi ascoltata e imitata…
Or che mi resta? Una foglia gelata.
Sibila il vento ed oscilla la foglia,
piango, e di scrivere non ho più voglia.
Più non ci vedo nell’ombra che cala…
Addio. Firmato: la pazza cicala. (Milly Dandolo)

Il bimbo e la formica

“O formicola contadinella,
con il mazzo di chiavi al fianco,
lo sai fare il pane bianco?
Devi avere una casa bella
e così piena di ben di dio
che verrei a starci anch’io.
O formicola, perchè
non ti fermi un po’ con me?”
“Chi perde tempo non trova fortuna,
fa così presto a salire la luna.
D’un chicco mi cibo, ma un chicco nascondo.
Le cose del mondo
nessuno le sa.
Se oggi fa bello
domani, bambino,
che tempo farà?
Il mio formicaio
è un salvadanaio.” (Renzo Pezzani)

Lo scoiattolo e il boscaiolo

Nell’ora calda dormono tra i fiori
libellule e farfalle: tutto tace.
Ma nel bosco, tra i mille abitatori,
sol due ne trovi insonni e senza pace.
Nel grosso tronco d’una quercia antica
lo scoiattolo insonne s’è cercata
una casina; e dentro, con fatica,
la provvista invernale ha trasportata.
Manca una noce, qualche nocciolina,
mancano poche bacche; e, finalmente,
lieta sull’uscio della sua casina
si fermerà la bestia previdente.
Tra gli alberi e i cespugli il boscaiolo
cammina raccogliendo i rami secchi.
Un fascio? No, non basta un fascio solo:
ci vuole almeno un mese a far provvista
di legna per l’inverno; e ben lo sa
il boscaiolo, ma non si rattrista
pensando al brutto tempo che verrà.
Quando  la neve cadrà lentamente
la saggia bestia dormirà beata.
Nella casa dell’uomo previdente
s’accenderà la splendida fiammata. (Milly Dandolo)

Il risparmio

Un poco oggi ed un poco domani
spiga con spiga si fa un fascetto,
con un fascetto si fan tre pani
e ci campa un poveretto.
Perchè il molto ci vien dal poco;
la goccia d’olio tien vivo il lume;
da un filo d’acqua comincia il fiume;
da una favilla ci nasce il fuoco;
e dal soldino che sai serbare
ci può nascere un libretto,
e verrà giorno, ci scommetto,
che tutto il mondo potrai comprare. (Renzo Pezzani)

Perchè?

Oh, come somiglia
a un salvadanaio
il nido grondaio
che vedi lassù.
L’ha fatto con gioia,
volando, un uccello;
un’erba, un granello,
un poco ogni dì.
Il tenero fango
s’è fatto cemento
e nulla può il vento
che passa di qui.
L’alato operaio
vi trova la pace.
Lo scalda la brace
del piccolo cuor.
Perchè mai somiglia
a un salvadanaio
il nido grondaio
che vedi lassù? (Renzo Pezzani)

Il salvadanaio

Un soldo nel salvadanaio
da solo non canta, sbadiglia;
è povero come gennaio,
è nato per stare in famiglia.
E’ come un bambino
che vuole qualcuno vicino.
Se invece un compagno gli dai
e scuoti la palla di argilla,
udrai quel soldino che trilla
il canto dei salvadanai.
Che vivere è bello,
se trovi nel mondo un fratello.
E cento soldini riuniti
già fanno un allegro coretto.
Ti costano sforzi infiniti,
ma tu ti sei fatto un ometto,
un uomo piccino
che tiene già in pugno il destino. (Renzo Pezzani)

La cicala e la formica
La cicala, ch’ha pieno il corpicello
d’una rauca perpetua canzone
cantò tutta l’estate al tempo bello
e non si ricordò d’altra stagione.
Intanto inverno vien rigido e fello,
ed ella per mangiar non ha un boccone.
Ricorre alla formica, e le domanda
qualche soccorso, e a lei si raccomanda
dicendo: “Io dalla fame morrò tosto
prestami, amica, qualche granellino,
ch’io te ne pagherò poi quest’agosto
od il mese di luglio più vicino:
e non sol ti prometto dare il costo
ma di guadagno ancor qualche quattrino”.
Ma della formichetta, che non presta
e sol risparmia, la risposta è questa:
“E che facesti tu mentre co’ rai
scaldava il sol la terra al tempo buono?”.
Rispose l’altra: “Al passeggier cantai
la notte e il dì con ammirabil suono”.
“Oh, tu cantasti? Io l’ho ben caro assai;
ma nota e intendi ben quel ch’io ragiono:
tu vi dovevi a quel tempo pensare,
tu che cantasti allora, or puoi ballare. (G. Gozzi)

Scherzi dell’avarizia
Ho conosciuto un vecchio
ricco, ma avaro: avaro a un punto tale
che guarda li quattrini nello specchio
pe’ vede raddoppiato er capitale.
Allora dice: “Quelli li do via
perchè ce faccio la beneficenza:
ma questi me li tengo pe’ prudenza…”
E li ripone ne la scrivania.

Avarizia
Ci sono tanti modi
per fare economia
ma più di questo
non credo che ci sia.
Un vecchio Mandarino
che il caldo via cacciava
invece del ventaglio
la testa dondolava.
Un altro Mandarino
era più tirchio ancora…
Per fare economia,
il riso della gente
a volo intercettava
e, non lo crederete,
con quello si sfamava.

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