O maiuscola era arrivata nella piazza del paese più grande, quello dell’appuntamento con le altre sorelle, ma non era ancora riuscita a trovare nulla.
Guardò l’orologio del campanile, e si accorse che c’era qualcosa di molto strano. Sapeva di essere in viaggio già da molte ore, il sole era alto nel cielo, e lei aveva anche un certo appetito, eppure l’orologio segnava solo le dieci.E non era l’unica ad essere così perplessa in paese; in realtà l’orologio della chiesa segnava l’ora sbagliata, e mai prima d’allora era capitata una cosa simile.
Così le persone continuavano a lavorare, aspettando mezzogiorno. O maiuscola decise di arrampicarsi per scoprire quale stregoneria avesse mai incantato le lancette dell’orologio.
Così si accorse che non si trattava affatto di stregoneria, ma era O piccola che si era impigliata tra le lancette impedendo loro di muoversi. A furia di rotolare si era parecchio rimpicciolita, ma non aveva mutato il suo aspetto.
La liberò, sistemò le lancette, e la portò in salvo.
P maiuscola, si sa, con la pancia che si ritrova cammina sempre piano, anche perchè ha una gamba sola. Ma proprio grazie alla sua lentezza è in grado di osservare anche i minimi particolari. Vide nel primo paese una scena che la incuriosì molto.
Un contadino, posata la zappa, si era seduto all’ombra del portico, aveva tirato fuori la sua pipa e la scatola dei fiammiferi, ma invece di fumare giocava ad accenderli, li avvicinava alla pipa, tirava fino a diventar paonazzo, poi accendeva un altro fiammifero e così via.
Che strano passatempo! Ai suoi piedi si erano ammucchiati tanti di quei fiammiferi che sembravano un formicaio, e lui non la smetteva… ad un certo punto, con un gesto di stizza, il contadino si alzò e gettò la pipa in terra, quindi se ne andò. Allora P maiuscola potè finalmente andare a vedere cosa poteva essere successo.
Ispezionò la pipa con cura, e con sua grande sorpresa vide che lì dentro c’era proprio la piccola P, ormai diventata p, spaventatissima ed anche un po’ bruciacchiata.
Cadendo dalla montagna era andata a finire nella pipa del contadino, e si era impigliata con la pancia nella pipa, senza riuscire in alcun modo ad uscirne. Era proprio a causa sua che il contadino non riusciva a fumare: ostruiva il passaggio dell’aria.
Anche Q maiuscola aveva deciso, dopo estenuanti ore di ricerca, di tornare nel bosco a riposare, e lì incontrò U maiuscola, che aveva avuto la stessa idea.
Decisero insieme di schiacciare un pisolino all’ombra della grande quercia. Ma mentre U dormiva profondamente, Q fu presto svegliata da una vocina che gridava: -Sono qui! Sono qui!-.
Sua sorella Q piccola era rimasta impigliata tra le piume delle ali di una quaglia, e vedendo dall’alto la sorella maggiore, aveva cominciato a dimenarsi.
La povera quaglia, che volava pacifica, perse quota e andò a sbattere contro la cima di un pino, scaraventando la piccola Q a terra. Quando la sorella la ritrovò era diventata q.
R maiuscola di trovava per via, quando vide passare uno strano carro che correva da solo in discesa, senza cavallo e senza conducente. Si spostò sul marciapiede e proprio mentre il carro le passò accanto sentì distintamente una certa vocina a lei ben nota gridare: -Aiutooooo!-.
Il carro terminò la sua corsa nel prato, contro un covone di fieno. Giunsero allora da una parte il contadino e dall’altra il proprietario del carro, che cominciarono a litigare fra loro, dandosi l’un l’altro la colpa dell’incidente. Approfittando della confusione, R maiuscola si avvicinò al carro, appena in tempo per accorgersi che impigliata in una delle ruote c’era la piccola R.
Covone e carro erano messi male, ma non quanto la piccola R, che a furia di girare insieme a quella ruota era diventata r. Cadendo dalla montagna era andata a sbattere contro il carro azionando col colpo la leva del freno e rimbalzando poi su una delle sue ruote…
continua nelle pagine seguenti (segui i numeri delle pagine):