Il ciclo dell’acqua – dettati ortografici e letture sul ciclo dell’acqua e i fenomeni atmosferici, di autori vari, per bambini della scuola primaria e d’infanzia
Pioggia, neve e grandine
Oggi il cielo è nuvoloso e a tratti cade una pioggia fitta e sottile che bagna ogni cosa. Essa può risultarci fastidiosa, ma è benefica alle coltivazioni dei campi ed è indispensabile alla vita di tutti gli esseri viventi.
Mentre osserviamo la pioggia, chiediamoci un po’ da dove arriva. Già lo sappiamo: viene dalle nubi che stanno in cielo e che il vento porta qua e là a suo piacere. Bene! Ma le nubi come si sono formate?
Le acque dei fiumi, dei laghi, dei fossati e specialmente le estese acque del mare, sotto il benefico effetto dei caldi raggi del Sole, si sentono, in superficie, diventare più leggere, ed evaporano, trasformandosi in nuvolette invisibili di vapore acqueo.
Il vapore si alza leggero nell’aria e lassù in cielo si raggruppa formando le nubi. Quando le nubi incontrano correnti di aria fredda, le goccioline che le formano si condensano, si uniscono cioè tra loro, e formano gocce più grosse e più pesanti che cadono: è la benefica pioggia.
D’inverno, quando l’aria è freddissima, le goccioline delle nubi possono trasformarsi il leggeri cristalli di ghiaccio che scendono dal cielo come bianchi e soffici fiocchi: è la neve che ammanta di bianco ogni cosa.
D’estate, durante certi violenti temporali, le goccioline delle nubi sono investite da improvvise correnti di aria fredda. Il rapido abbassamento della temperatura le trasforma in chicchi di ghiaccio: è la grandine, che danneggia interi raccolti.
Il cammino dell’acqua sulla terra
Piove, grandine, nevica: l’acqua ristagna sulla terra nel luogo in cui è caduta. In breve tempo l’aria e il sole la fanno nuovamente evaporare.
Altre volte l’acqua penetra sottoterra, scioglie il terriccio necessario alla vita delle piante e delle erbe e, in parte, compie un lungo percorso nel sottosuolo, per poi zampillare da una roccia e formare una sorgente.
Ma non tutta l’acqua che cade sulla terra ristagna o viene assorbita dal terreno. Una buona parte si raccoglie in rigagnoli, in brevi ruscelli, in impetuosi torrenti, forma i grandi corsi d’acqua: i fiumi.
I fiumi si versano nei laghi e, più spesso, nel mare che tanta acqua ha già raccolto direttamente, con le piogge.
Come si formano le nuvole
E’ il sole che forma le nuvole, ed è il vento che le raduna, le sparpaglia, le sposta. Il sole riscalda le acque dei mari, dei laghi, dei fiumi, degli stagni. Una parte dell’acqua riscaldata si trasforma in una fumata leggera e trasparente di vapore.
Il vapore acqueo si solleva a grandi altezze e si raccoglie, si condensa nelle nuvole. Quando una nuvola è così carica di vapore da apparire scura, a contatto con l’aria fresca di lassù, si trasforma in acqua e piove.
Le nuvole
Scherzano, passeggiano nel cielo azzurro. Nuvole color di rosa, nuvole pensose color di perla, nuvole vanesie in trina rossa e gialla, nuvole serie in velluto scuro coi bordi d’oro. Vengono dal profondo, danzano intorno al sole in veli tenui, si sciolgono nel profondo. Passano greggi mansuete al pascolo, cavalieri in cerca di ventura, belle addormentate dai capelli sciolti alla brezza. Sorgono e si disfanno torri e castelli, cupole di chiese e case di villaggi. Tumulti di battaglie diradano, diradano, s’illuminano, vaporano in file d’angeli d’argento. (G. Manacorda).
L’eterno ciclo dell’acqua
Le nubi mandano sulla terra molta acqua sotto forma di pioggia, di neve o di grandine. Quest’acqua va poi ad alimentare ruscelli e fiumi che la trasportano nuovamente al mare. Poi dal mare e dai corsi d’acqua che attraversano la superficie terrestre l’acqua ritorna in cielo a formare le nubi. Così il giro dell’acqua non si interrompe mai.
Utilità della neve
La neve, cadendo al suolo, ricopre tutto con il suo strato candido e crea meravigliosi spettacoli invernali nelle campagne, nei parchi, nei giardini.
Ma, naturalmente, i suoi effetti non sono semplicemente decorativi. Innanzitutto, l’accumularsi delle nevi sui monti costituisce delle grandiose riserve d’acqua.
La neve protegge la terra dal gelo e favorisce quindi la vegetazione erbacea, soprattutto quella del grano: sotto la neve pane, diceva il proverbio. La neve è pessima conduttrice di calore perchè racchiude molta aria, perciò mentre la temperatura dello strato superiore del manto nevoso può scendere a parecchi gradi sotto zero, quella dello strato inferiore, a immediato contatto col suolo, di solito si mantiene intorno agli zero gradi.
Al esempio, in uno strato nevoso di 40 centimetri di spessore, se la temperatura in superficie è di 8° sotto zero, lo strato più basso è a circa 0°.
Questo spiega bene quale ottima difesa contro il gelo invernale abbiano nella neve le tenere pianticelle di grano, i tuberi, le radici.
Fulmini e tuoni
D’estate, dopo ore di grande calura, qualche volta, nel cielo si addensano nuvoloni scuri. Il temporale sfoga con una pioggia battente. Tra le nuvole guizzano a tratti lingue di fiamma vivida che rischiarano il paesaggio. Qualche attimo dopo la fiammata, si sente un rumore secco, come uno sparo.
La fiamma che serpeggia da una nuvola all’altra è un fulmine; il rumore che segue è quello del tuono. Talvolta il fulmine scocca da una nuvola alla terra e colpisce persone, cime di alberi, edifici.
I fulmini sono enormi scintille elettriche prodotte tra le nuvole. Nell’aria del temporale sono sospese gocciole a milioni. Forti colpi di vento le afferrano, le fanno ruotare a grande velocità. Questo turbine di pioggia produce elettricità, come la dinamo di una centrale.
Il tuono non è altro che il rumore dell’aria colpita dalla scarica, come da una frustata. Fulmine e tuono avvengono nello stesso tempo: noi vediamo prima il bagliore e udiamo dopo il tuono, perchè la luce corre nell’aria assai più veloce del suono.
Per sapere a quale distanza da noi è scoppiato un fulmine bisogna calcolare i secondi che intercorrono tra il bagliore e il tuono e poi moltiplicare il numero dei secondi per 340: il prodotto dirà a quanti metri da noi è scoppiato il fulmine.
L’acquazzone
Da oriente vennero galoppando grandi nuvole bianche che poi si fecero bigie e pesanti. L’azzurro sparì, ingoiato da quella nuvolaglia spessa. Scoccò un lampo abbagliante, seguito, da lontano, da un tuono profondo. Qualche goccia cominciò a cadere, rada.
Poi la pioggia s’infittì, precipitò, scrosciò violenta. Le strade subito ruscellarono, le foglie degli alberi stormirono sotto la sferza, la terra giacque ristorata sotto l’acqua dirotta. (F. Herczeg)
Si avvicina il temporale
La nebbia si era da poco addensata e accavallata in nuvoloni che, rabbuiandosi sempre più, davano l’idea di un annottare tempestoso; se non che, verso il mezzo di quel cielo cupo e abbassato, traspariva, come da un fitto velo, la sfera del sole, pallida, che spargeva intorno a sè un barlume fioco e sfumato, e pioveva un colore smorto e pesante. (A. Manzoni)
La rugiada
Quando, d’estate, nelle prime ore del mattino si attraversa un prato o si cammina su un tappeto di foglie cadute, le scarpe si bagnano di rugiada. La rugiada è formata da goccioline brillanti sulle erbe e sulle fronde. Come si è formata?
Durante il giorno il sole ha riscaldato il terreno. Nella notte esso ha ceduto il suo calore all’aria intorno ed è diventato freddo. Il contatto tra l’aria tiepida ed il terreno freddo ha provocato la trasformazione del vapore acqueo nelle goccioline di rugiada.
La brina
La brina è la sorella della rugiada, poichè nasce dallo stesso fenomeno; ma per realizzarsi le occorre una temperatura minori di 0°. Allora le minutissime goccioline di vapore condensato, congelandosi, si trasformano in minuscoli aghi di ghiaccio, che si dispongono bizzarramente a piume e a mazzetti sulle foglie, sull’erba, sulle siepi, sugli alberi, su ogni cosa. E la natura appare allora delicatamente incipriata, avviluppata da un velo argenteo e iridescente che crea mille piccoli arcobaleni, mille colori e mille sprazzi di luce ai raggi del nascente sole.
La nebbia
Se un raggio di sole filtra attraverso le imposte socchiuse, noi vediamo in esso muoversi una quantità infinita di grani di polvere: è il pulviscolo, sempre sospeso nell’aria e specialmente in quella di città, dove fumano ciminiere e camini e corrono automobili a migliaia.
Nei mesi d’autunno e d’inverno, soprattutto nelle pianure attraversate da numerosi corsi d’acqua, l’aria è sovente umida, carica di minuscole goccioline che a causa del freddo non riescono a sollevarsi.
Si forma così un velo, più o meno denso, che si distende pigramente su ogni cosa: è la nebbia. Questo velo si fa più grigio e impenetrabile nelle città, dove appunto è abbondante il pulviscolo che si impasta con le innumerevoli gocciole sospese nell’aria.
Perchè nasce il vento
La Terra è avvolta da una fascia spessa di aria che la segue nella sua rotazione. A tratti, grandi masse di aria, i venti, si spostano sfiorando la sua superficie. Il vento è leggero o forte secondo la velocità di queste masse in spostamento.
La causa prima del vento è il calore del sole. Quando una zona terrestre è stata molto riscaldata, riscalda a sua volta l’aria che le sta sopra. L’aria calda diventa più leggera e sale. Lo spazio lasciato libero dell’aria calda è subito occupato da correnti di aria più fresca e quindi più pesante. Il movimento di queste masse provoca il vento.
L’uomo utilizza la forza del vento per la navigazione a vela e per il movimento di mulini e di elevatori d’acqua. Molte piante affidano al vento il trasporto del polline e dei semi.
Il sole e le nuvole
Le nuvole invidiose dello splendore del sole decisero di ricoprirlo. Si radunarono nel cielo, diventarono nere e continuarono a salire. Ma lassù faceva un gran freddo; le nuvole si strinsero fra loro e qualcuna cominciò a piangere con grossi goccioloni. In breve tutto fu un pianto e le nuvole si sciolsero in pioggia. Dall’alto il sole tornò a sfolgorare. (G. Fanciulli)
La nuvola rosa
La nuvola correva con la gonna lieve e rosata gonfia di vento; era lieta come una bimba in vacanza nei prati azzurri del cielo.
Alzatasi al primo raggio dell’alba, ora era tutta rosa nel sole: uno splendore di quel mattino d’aprile.
Pochi però la guardavano a quell’ora; gli uomini o dormivano o lavoravano; gli alberi erano intenti a prepararsi il vestito nuovo. Ma sulla collina c’era un piccolo pesco diverso dagli altri: era giovane, trovava tutto bello e nuovo ed era tanto felice di essere al mondo!
Fu il solo ad accorgersi della nuvoletta rosa. La vide salire all’orizzonte, lieve, luminosa: uno splendore.
Si incantò a guardarla, mormorando fra sè: “Com’è bella…!” (G. Aimone)
Le nubi
Vagavano il lenta processione, bianche come spuma lattea, gonfie, bislunghe, ricciute, ondulate e dalle forme più strane. Alcune, più basse, annaspavano i loro fiocchi attorno alle guglie rocciose; alte, superbe, bianche come la neve; navigavano sull’azzurro inseguite da un corteo di nembi e di cirri; altre ancora, più sottili e trasparenti, parevano lembi di garza leggera o fiocchi di bambagia cardata dal vento. (G. Deledda)
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