I PESCI dettati ortografici e materiale didattico vario: dettati, racconti, poesie e letture per bambini della scuola primaria.
I PESCI dettati ortografici
I pesci
I pesci vivono nell’acqua del mare (pesce di acqua salata), del lago, dei fiumi e degli stagni (pesce di acqua dolce).
Le forme e le dimensioni dei pesci sono svariatissime.
Poiché essi devono scivolare agevolmente nell’acqua, il loro corpo non presenta ostacoli: ha una forma affusolata. La testa è attaccata al tronco; gli occhi sono posti lateralmente e non hanno palpebre.
Ai lati della testa ci sono le branchie, due aperture ricche di sangue: il pesce fa entrare l’acqua dalla bocca e la fa uscire appunto dalle branchie, trattenendo parte dell’ossigeno contenuto nell’acqua. Le branchie, quindi, servono al pesce per respirare.
I pesci hanno il corpo coperto di scaglie, disposte come le tegole di un tetto. Per spostarsi nell’acqua si servono delle pinne e della coda; quest’ultima fa anche da timone.
Essi possono vivere solo nell’acqua perchè non sanno respirare l’ossigeno direttamente dall’aria; si riproducono per mezzo di uova, che le femmine depongono in giugno.
La pesca
All’imbrunire, il porticciolo brulica di pescatori: voci, richiami, preparativi per la partenza. Si radunano le reti, si avviano i motori delle paranze e dei bragozzi. Le donne e i bambini salutano dalla spiaggia e dai moli. Gli uomini partono: staranno in mare tutta la notte, sperando di tornare, all’alba, con le ceste colme di pesce. Altri pescatori, invece, a bordo di motopescherecci, praticano la pesca d’alto mare, spingendosi a centinaia di chilometri dalla costa.
I pesci dell’acquario
Nell’angolo più caldo e luminoso della stanza, fa bella mostra di sé l’acquario. E’ un recipiente di cristallo, pieno d’acqua chiara e col fondo coperto da uno strato di sabbia, dove crescono pianticelle acquatiche.
In quel piccolo spazio dei vispi pesciolini, alcuni piccolissimi ed altri più grandicelli, ma tutti assai graziosi. Le loro squame hanno vivaci colori, di un rosso più o meno intenso, con gradazioni azzurre, gialle e d’argento.
Vi sono pesci dalla splendida e vaporosa coda a strascico; ve ne sono di quelli simili a farfalle, con lunghe striature nere, oppure dal corpo appiattito, che assomiglia ad una rondine, e due lunghe antenne sotto il capo.
Mangiare ed… essere mangiati
Sul fondale poco profondo vivono animali che sembrano piante, ma che sono pronti a ghermire qualsiasi preda passi loro a tiro; granchi mimetizzati in agguato fra le rocce e i coralli. Ecco la spugna, il riccio di mare, il corallo, la medusa, tutti pronti a mangiare e… ad essere mangiati. Sì, perchè questa è l’eterna vicenda della vita.
Il microscopico copepodo mangia gli esseri ancor più microscopici che formano il plancton (piante e uova di animali e batteri). Ma l’aringa è subito pronta a divorare il copepodo (circa 60.000 ogni pasto), eppure essa non sfugge all’attacco del calamaro che, ghermitala con i suoi tentacoli, la sbrana a colpi di becco. E il calamaro viene divorato dal branzino.
E così via. Fino a che l’ultimo pesce divoratore non muore per cause naturali e allora precipita sul fondo, in pasto agli abitanti degli abissi che si nutrono di carogne; e questo a loro volta cadono sul fondo dove i batteri li decompongono e formeranno quel detrito che fornisce alimento ad altri animali o diverrà concime per le diatomee, le microscopiche piante marine. Queste nasceranno, verranno divorate insieme con il plancton e il giro ricomincia. Nel mare non c’è mai pace: si insegue, si lotta, si divora e si viene divorati.
I pesci
I pesci hanno per sé tutta l’acqua del mare, dei laghi, dei fiumi: e nuotano. Ne conosciamo molti: pescecane, pesce martello e pesce spada, luccio e storione, tonno e sardina, sogliola, carpa, nasello, triglia; infine la trota, che vive nei laghi e risale i fiumi. Quello che a noi sembra il pesce più grosso è l’enorme balena: ma essa in realtà non è un pesce, è un mammifero. I pesci possono vivere solo sott’acqua: portati fuori dall’acqua, muoiono. Perciò l’uomo per ucciderli non ha che da pescarli.
La sardina
E’ lunga da dodici a venticinque centimetri, ha il corpo allungato. Vive nel Mediterraneo e nell’Atlantico nord – orientale. Sono famose per la pesca delle sardine le zone di mare attorno all’isola di Terranova (America settentrionale).
La pesca delle sardine
La bella stagione aveva recato correnti di acqua calda dal sud e le sardine non potevano tardare. Infatti i pescatori avvistarono i primi branchi, gruppi enormi composti di migliaia di pesci argentei lunghi da quindici a venti centimetri, che si spostavano in massa nel mare aperto. I pescatori prepararono subito le reti e le esche. Un grosso banco di avvicinava rapidamente. Era il momento di agire. L’esca, costituita di uova di pesce e di farina di arachidi, venne sparsa abbondante nell’acqua. Le sardine sembravano impazzite nel gustare quel cibo di cui erano tanto ghiotte. Compivano continue evoluzioni e intanto rimanevano impigliate nelle reti. Ben presto le barche furono ricolme di pesci argentei e guizzanti che brillavano al sole.
La sogliola
Questo pesce, quando è adulto, cessa di nuotare per adagiarsi sul fondo del mare; allora sul suo corpo avvengono fenomeni strani; la superficie del pesce rivolta verso l’alto diventa scura prendendo il colore del fondo marino e l’occhio che sarebbe dovuto rimanere sul lato rivolto verso il basso, si sposta verso il lato superiore accostandosi all’altro occhio.
Il pescecane
Lungo sei sette metri, è uno squalo gigantesco munito di una bocca le cui mascelle portano denti grandi e taglienti. Questo animale, assai vorace e pericoloso anche per l’uomo, abita i mari caldi e temperati e segue spesso le navi per cibarsi dei resti di cucina che vengono gettati in mare.
Il merluzzo
Abita in branchi numerosi dei mari del Nord, ed è oggetto di grande e accanita pesca. Le sue carni vengono vendute in tutto il mondo, seccate o salate, col nome di stoccafisso e baccalà.
Il tonno
E’ un pesce che può raggiungere la lunghezza di circa tre metri e il peso di alcuni quintali. Vive nel Mar Mediterraneo, in branchi numerosissimi, a grande profondità. E’ un grande nuotatore, dalla robusta coda forcuta e dal corpo a forma di fuso e quindi molto adatto a fendere l’acqua.
Il dorso del tonno è di un bel colore azzurro cupo, il ventre è di color argenteo: i colori propri dei grossi pesci che vivono nel mare aperto.
Il pesce spada
Abbastanza comune nei mari d’Italia, questo pesce è caratteristico per il lungo rostro a forma di spada sporgente dalla mascella. E’ un voracissimo predatore e forse il più veloce fra tutti i pesci, capace perfino di slanciarsi sopra la superficie del mare con spettacolari salti nell’acqua. Il suo carattere è fiero e violento: non di rado si scaglia contro le imbarcazioni conficcando la spada nel fasciame, restando però vittima della sua collera.
La pesca del pesce spada che si pratica con una fiocina speciale, la draffiniera, è molto emozionante. I pescatori sono disposti su un luntro, una larga barca a remi con albero molto alto, sul quale, in posizione di vedetta, sta appostato il fariere. Quando quest’ultimo avvista il pesce, dirige i rematori verso la preda. Giunti a qualche metro di distanza, il lanciatore tira con forza e precisione la sua fiocina assicurata a una corda robusta e sottile, lunga anche 800 metri, che viene allentata al pesce colpito in modo da seguirlo fino all’esaurimento delle energie.
Ippocampo o cavalluccio marino
Questo tipo di pesce deve il suo nome al fatto che la sua testa è molto simile a quella del cavallo. Il maschio è munito di una sacca ventrale in cui la femmina depone le uova, dalle quali nascono i piccoli già molto simili agli adulti.
La carpa
La carpa è un pesce di acqua dolce. Essa in genere abita gli stagni, i laghi, i fiumi ed è molto diffusa nel lago Trasimeno e nel lago di Como. Non è un pesce molto pregiato. Essa si nutre di piante acquatiche, di piccoli animali che vivono nei fondi melmosi, di sostanze in decomposizione. Poiché la carpa non è un pesce rapace, non ha bisogno neppure di essere molto veloce: ed ecco che il suo corpo è piuttosto tozzo. La bocca della carpa è circondata da labbra carnose ed ha alcuni filamenti che servono come organi di senso, per meglio esplorare l’ambiente in cui vive. La carpa ha molti nemici che la fanno stare giorno e notte col batticuore. Essi sono la lontra, il topo acquatico, il falco pescatore, l’airone e molti pesci rapaci.
Il luccio
Il luccio è un grosso pesce dal corpo lungo fino a due metri, ottimo nuotatore. Ha il muso aguzzo, una grossa bocca munita di denti anche sul palato. Vive nelle acque dolci d’Europa, d’America e dell’Asia. Il luccio è il più feroce dei pesci d’acqua dolce, il vero pescecane dei nostri fiumi e laghi. Se i giovani lucci sfuggono alla voracità dei loro simili, diventano pesci di notevoli dimensioni. In Italia sono frequenti nei laghi e talora anche nelle acque salmastre delle lagune. Possono vivere fino ad età molto avanzata; balzano fuor d’acqua per afferrare uccelletti; in qualche caso riescono perfino a morsicare i bagnanti. I lucci sono assai dannosi alle piscicoltura perchè distruggono gli altri pesci. In certi laghetti, l’apparizione di qualche luccio vuol dire la scomparsa rapida di ogni altro pesce.
Il pesce persico
Un pesce che non teme il luccio è il pesce persico, assai più piccolo, ma difeso da una forte spina che ferirebbe la bocca del feroce nemico. Il pesce persico è squisito e assai bello: le sue pinne sono di un delicatissimo color roseo. E’ uno dei pesci più ricercati delle nostre acque.
Il salmone
Il salmone comune misura sino a un metro e mezzo di lunghezza e può superare i venticinque chili di peso. Non vive nei nostri mari. Esso fa esattamente il contrario di quanto fanno le anguille. Nasce dalle uova deposte nelle acque dolci ma, fatto adulto, torna al mare. Verso il terzo, quarto anno di vita, durante l’inverno, risale fiumi e torrenti, superando anche ostacoli difficoltosi, come dighe e cascate, per deporre le uova.
La trota
E’ simile al salmone e può raggiungere il metro di lunghezza. E’ molto diffusa nei fiumi e nei torrenti specialmente d’Europa: vive volentieri soprattutto nelle acque fredde e chiare delle zone montane. La sua carne è molto pregiata.
I PESCI racconti
Il lungo viaggio di mamma anguilla
Da molte stagioni mamma anguilla viveva nel fossato. Le trote ed i ranocchi la conoscevano da gran tempo: la ricordavano giovane, sottile e lunga poco più di una spanna; ora invece era lunga quasi un metro e grossa quanto un braccio di bimbo. Quando giunse l’autunno, mamma anguilla apparve tutta affaccendata; si strofinava contro le erbe, per pulire la pelle incrostata di fango e faceva esercizi di nuoto; sembrava si stesse preparando per un grande viaggio. E difatti, un giorno, al tramonto, partì.
Percorse il fossato ed entrò nel canale; dal canale nel fiume. Nel fiume nuotò per intere giornate e giunse al mare. Nel mare nuotò per lunghe settimane e giunse all’oceano.
Qui giunta, volse il capo all’ingiù e cominciò a scendere, a scendere verso gli abissi marini. L’acqua si faceva sempre più fredda e più scura, ma mamma anguilla, senza timore, proseguì la sua lunga discesa.
Quando giunse a tremila metri di profondità, trovò l’ambiente adatto alla nascita dei suoi piccoli ed allora depose le uova. Nacquero le piccole anguille. Erano vermetti trasparenti, senza colore; pian piano salirono alla superficie. Mangiarono e crebbero e, quando furono lunghe sei centimetri, iniziarono anch’esse un lungo viaggio. Fecero a ritroso il percorso compiuto dalla loro mamma ed arrivarono al mare, al fiume, al fossato. E qualcuna, forse, giunse al fossato da dove la mamma era partita.
I pescatori
Gigino e il babbo sono andati a Chioggia, presso Venezia. Sono arrivati proprio nel momento in cui le barche tornavano dalla pesca, e Gigino s’è trovato sulla riva dove ne erano approdate molte. I marinai andavano e venivano dalle barche alla riva, su ponticelli fatti con tavole, portando sulle spalle ceste colme di pesci argentei, ancora guizzanti e sgocciolanti.
Gigino guardava: sardine, sogliole, triglie, granchi, sgombri, orate, cefali, seppie, calamaretti, pesciolini minuti… che pranzone di magro si sarebbe potuto imbandire!
Sulle barche intanto i marinai stendevano le reti ad asciugare, lavavano il ponte, abbrustolivano fette di polenta su fornelletti a carbone.
Sior Momi, il pescatore con cui il babbo era andato a parlare, è un uomo anziano, un po’ curvo dalla fatica del remo, con viso rugoso, abbronzato dal sole e dall’aria salsa. Ha sempre in bocca la pipa e parla il dialetto cadenzato dei Chioggiotti.
Quando ebbero finito di trattare i loro affari, sior Momi si avviò col babbo verso la sua barca, una bella barca: Speranza II, con le grandi vele arancione che si specchiavano nell’acqua cheta della laguna. Gigino guardava, incantato.
– Ti piacerebbe venire a pescare? – gli chiese sior Momi.
– Magari! –
– Si parte al tramonto, si sta fuori tutta la notte, e all’alba si torna: salvo che non si faccia una crociera più lunga e non si vada a dare una capatina nei porti dell’Istria o della Romagna. Allora, si sta fuori una settimana o anche più, si fa da mangiare sopra coperta e si dorme in cuccetta. –
“Dev’essere bellissimo…”, pensò Gigino.
– E dica un po’, sior Momi – domandò il babbo, – perchè la sua barca si chiama Speranza II? –
Sior Momi si levò la pipa di bocca. – Perchè la Speranza I l’ha presa il mare, una notte di fortunale -. Un attimo di pausa… poi aggiunse, a voce bassa: – E si portò via anche il mio ragazzo più grande, che aveva vent’anni.-
(G. Lorenzoni)
Pesci! Pesci!
Pescatore che vai sul mare
quanti pesci puoi pescare?
Posso pescarne una barca piena
con un tonno e una balena,
ma quel ch’io cerco nella rete
forse voi non lo sapete:
cerco le scarpe del mio bambino
che va scalzo poverino.
Proprio oggi ne ho viste un paio
nella vetrina del calzolaio:
ma ce ne vogliono di sardine
per fare un paio di scarpine…
Poi con due calamaretti
gli faremo i legaccetti.
(G. Rodari)
Pescatori
Infaticati e rudi
s’alternano al cimento:
sferzano il sole e il vento
i corpi seminudi.
Dietro la tesa fune
ecco una rete oscilla:
guizza la preda e brilla
dentro le maglie brune…
Or chi vuol ricordare
pericoli e strapazzi?
Buona pesca, ragazzi!
(A. Graf)
I PESCI dettati ortografici e altro materiale
Il pesce sente gli odori
Il pesce vede bene fino a una decina di centimetri e la ragione di questo fatto è chiara: l’acqua permette solo raramente una visibilità illimitata. Alcuni pesci hanno una linea che corre lungo i lati del corpo. In questa linea vi sono microscopici organi di senso. Quando il pesce si avvicina ad un ostacolo, l’acqua preme contro il suo corpo. Gli organi di senso, posti lungo il corpo, avvertono questa pressione e il pesce cambia direzione. La linea laterale, come vengono chiamati questi organi, aiuta il pesce ad individuare anche la posizione del nemico o della preda.
Il pesce riesce a distinguere bene i vari odori: il suo senso dell’olfatto può essere eccitato anche da piccolissime particelle di odori diluiti nell’acqua. E’ per mezzo dell’olfatto che i pesci, come gli altri animali, riconoscono il cibo, i loro piccoli, il nemico. La loro sensibilità è estrema. Un esempio ce lo mostrano i vaironi. Quando un individuo di una frotta è ferito, la sua pelle emette nell’acqua una sostanza il cui odore spaventa gli altri peci che si riuniscono in gruppo e scappano a nascondersi.
Non è con le pinne che il pesce nuota, ma con la coda e con tutto il corpo. Le pinne funzionano da stabilizzatori, da timoni, da freni.
Lo storione
Ecco un pesce che ha sempre goduto ottima fama! I Romani antichi lo tenevano in gran conto: esso compariva in banchetti di lusso, preparato con salse complicate, e circondato di fiori! Nella Cina, lo storione era riservato alla mensa imperiale. Nel Medioevo, solo ai nobili era dato mangiare carne di storione.
Lo storione, insieme ad altre specie affini, vive nelle acque profonde del Mediterraneo, del Mar Nero, del Mare del Nord, dell’Atlantico, ma giunto il momento della riproduzione, in primavera, risale i fiumi per deporvi le uova. I piccoli rimangono per un certo tempo nel fiume, ma appena hanno raggiunto un certo sviluppo, ritornano al mare, dove rimangono fino a quando, a loro volta, dovranno pensare a deporre le uova. Nelle regioni molto fredde, gli storioni ritornano nei fiumi per passarvi l’inverno in letargo, mezzo nascosti nel fango.
Anche nei nostri maggiori fiumi, nel Po, nell’Adige, nell’Arno, nel Tevere, non è difficile pescare qualche bell’esemplare di storione, che è ricercatissimo per la bontà delle sue carni.
Lo storione ha corpo allungato, fusiforme, è lungo due o tre metri, e qualche esemplare arriva anche ai cinque metri. Il suo peso passa facilmente il quintale. La pelle è percorsa da cinque serie di piastre ossee piramidali lungo il tronco, e, osservata alla superficie, pare smaltata.
Il capo, allungato e corazzato di piastre ossee, finisce in un lungo muso depresso, munito inferiormente di quattro filamenti carnosi, detti cirri, che servono per il tatto e per rimescolare le materie che lo storione, animale voracissimo, fruga e scopre col muso.
Con le uova di storione si prepara il caviale, cibo assai ricercato e pregiato come antipasto.
Un altro prodotto importante che ci fornisce lo storione è la colla di pesce o ittiocolla, che si ricava dalla vescica natatoria e che serve a molti usi, per esempio a chiarificare il vino e la birra.
Il pescecane
Ecco la voracissima fiera del mare! Validissimo nuotatore, è fornito di odorato sviluppatissimo, che gli permette di fiutare una preda anche a distanze considerevoli. E i denti? Avete mai visto la bocca di un pescecane? Essa è fornita di molte file di denti, presentanti una o più punte, lunghi, taglienti, seghettati! Un braccio umano, una gamba, sono come per noi gli ossicini del pollo, in quelle boccacce spaventose!
I pescecani, detti anche squali, comprendono moltissimi generi: solo nei nostri mari ne vivono ventitré generi, con un buon numero di specie!
Nel Mediterraneo si può incontrare un pescecane detto verdesca, il quale, se in altri mari arriva a più di sei metri di lunghezza, nel Mediterraneo non supera i tre metri. Ha il corpo slanciato e forte, la pelle minutamente zigrinosa, il muso allungato. La bocca ha numerosi, forti denti triangolari, a margini seghettati, di cui i superiori hanno la punta volta in fuori. La verdesca è vivipara e… con grande abbondanza. In una femmina si trovarono cinquantaquattro embrioni di pescecane! I giovani seguono per qualche tempo la madre, che li protegge; anzi, in caso di pericolo, è stato osservato che essi si riparano nella bocca materna! La verdesca è assai diffusa nell’Atlantico e nel Pacifico. Abita per lo più a grandi profondità, ma sta anche a fior d’acqua, ad un miglio circa dalle coste. E’ agile e voracissima; si ritiene sia uno degli squali più impavidi e più pericolosi per l’uomo.
Ci sono certi pescecani, detti carcarodonti, che arrivano a dodici metri di lunghezza, e possono inghiottire un uomo intero! Altri, detti smerigli, lunghe anche sei metri, sono molto arditi e pericolosi, e si arrischiano persino ad assalire i pescatori sulle barche!
Nel Mediterraneo ci si può imbattere nel pescecane codalunga; detto così per la coda che spesso è più lunga di tutto il corpo, e arriva ai quattro metri, complessivamente. Pare che sia inoffensivo per l’uomo; si ciba principalmente di pesci. Nuota con impeto, e si dice che le femmine proteggano i piccoli, ricoverandoli, al caso, sotto le pinne pettorali.
Tante volte l’apparenza inganna. Questo è il caso del sélache gigante, un pescecane lungo quattordici metri e anche più, ma che tuttavia è poco temibile. Abita nei mari freddi, dove nelle belle giornate viene talora a frotte presso la superficie, dove se ne sta tranquillo, lasciandosi cullare dalle onde… Ma, di solito, predilige le profondità. Si ciba di piccoli pesci e crostacei. I giovani sèlaci sono assai diversi dagli adulti, tanto che per parecchio tempo si credette appartenessero ad un’altra specie di pesci. Nell’Atlantico settentrionale il sèlache gigante è cacciato con la fiocina e col rampone, per ricavarne l’olio eccellente, dal grosso fegato; ma pare che ora anche questa specie vada estinguendosi.
I pescecani più lunghi sono i rinodonti, dell’Oceano Indiano e del Pacifico. Arrivano ai venti metri di lunghezza; quasi come un piroscafo! Però sono anch’essi inoffensivi, perchè si cibano di piccoli animali marini.
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