Salta in groppa salta in groppa
al cavallo che galoppa
il cavallo ha peli bigi
salta in groppa e va a Parigi
a Parigi c’è un gigante
che cavalca un elefante
elefante col trombone
salta in groppa e vai a Lione
a Lion c’è un cavaliero
che cavalca un lupo nero
lupo nero, mamma mia
salta in groppa e va in Sorìa
in Sorìa c’è un sorianello
che cavalca un pipistrello
pipistrel con un orecchio
che si guarda nello specchio
nello specchio ci sta un mago
che cavalca sopra un drago
drago fuoco, drago fiamma
salta in braccio della mamma!
Storia vera col bugi bugi
Non è una favola che Sigismondo col suo fagotto cammina cammina,
giunse un bel giorno al confine del mondo e varcò, tiepido, la porticina.
Sarà proprio verità? Bugi bugi, chi lo sa?
Fuori del mondo ci son cose strane: gatti che volano, pesci barbuti,
queste davvero non son panzane, e cianfrusaglie ed oggetti perduti.
C’è pure un’isola tutta abitata da pupazzetti, pupazzi speciali,
che sono fatti di carta stampata e ritagliati da vecchi giornali.
Bugi bugi non lo so, se sia vero oppure no.
Tra loro giunse, un bel dì, Sigismondo, e nel vederlo gli strani isolani
scappando fecero un gran finimondo e lo guardavano stando lontani.
Chi lo credeva un serpente di mare, e chi uno strano animale di terra;
perciò dovettero mobilitare molti soldati in assetto di guerra.
Bugi bugi sembra vera: e se fosse poi sincera?
E Sigismondo era appena sbarcato, che i soldatini, con grande valore,
dopo che l’ebbero circondato lo catturarono senza timore.
Poi lo condussero, ben vigilato, in una cella di carta a quadretti;
il poveretto era molto seccato per l’accoglienza di quei pupazzetti.
Bugi bugi pare sia, tutta quanta una bugia.
Per giudicarlo, un consiglio speciale, capitanato da un vecchio scienziato
prese in esame lo strano animale e decretò che venisse impagliato.
“Prima di uccidermi” disse il tapino, “ho un desiderio se ciò mi è permesso
Voglio un buon sigaro con un cerino.” “Fumate pure, che vi è concesso”.
Bugi bugi in ogni modo, siamo già venuti al sodo.
Avuto il sigaro e una fiammella, il condannato con quello zolfino,
appiccò il fuoco dapprima alla cella, dopo al pupazzo che gl’era vicino.
Scoppiò un incendio e le rosse faville danzando allegre portate dal vento
si riversarono a mille ed a mille su tutta l’isola in un momento.
Bugi bugi, bugi bù, questa proprio non va giù.
Tutti bruciarono come stoppini, in una breve guizzante fiammata,
quei pupazzetti davvero cretini lasciando odore di carta bruciata.
(Cari bambini or conservate i pupazzetti di carta tagliata:
ne servon tanti a ripopolare tutta quell’isola disabitata).
Non è una favola che Sigismondo fatto fagotto, cammina cammina,
senza rimpianti tornò dentro il mondo per quella solita tal porticina.
Bugi bugi, in fede mia, questa storia è una bugia.
Ennio Zedda
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