Dettati ortografici SPORT INVERNALI – Una collezione di dettati ortografici sugli sport invernali: slitta, sci, pattini da ghiaccio, la seggiovia, alpinismo, ecc…
La seggiovia
E così, anche a me, una bella mattina, venne incontro l’aereo seggiolino rosso. L’uomo lo frena un attimo sulla voltata. “No, sulle ginocchia il sacco, non dietro le spalle!”. E subito mi trovai con le gambe pendule nella montagna vuota. Abbassai e fermai il paletto di sicurezza, aggiustai il sacco come l’uomo aveva detto, e mi guardai attorno. Giù a terra la mia ombra che mi seguiva, sotto il sole già alto, pareva come raggomitolata.
(M. Valgimigli)
La slitta
Non abbiamo notizie precise su chi ci ha insegnato l’uso della slitta. Di slitte ne esistono di varie forme e grandezze. Alcune di esse sono perfino munite di enormi vele. Le slitte servono come mezzo di trasporto o di diletto o di gare sportive. Lo sport praticato con questi veicoli è sano e dà l’ebbrezza della velocità, e non c’è campo da neve che non abbia la sua slittovia dove si scivola, o meglio si vola, come il vento.
Pattini da ghiaccio
Anticamente il pattinaggio era usato come mezzo di locomozione in alcuni paesi del Nord dove, per il freddo intenso, durante i mesi invernali, le strade erano ricoperte da una pericolosa lastra di ghiaccio. I pattini, costituiti da una lamina di acciaio fissata alla scarpa, pare abbiano avuto la loro origine in Olanda, ma vennero quasi contemporaneamente usati nei paesi finnici e baltici; più tardi in Inghilterra e in Germania assunsero il ruolo di vero e proprio sport. Oggi il pattinaggio su ghiaccio è in uso in tutto il mondo; è anzi uno dei giochi sportivi preferiti dai bambini per l’ebbrezza della velocità che consente di raggiungere.
Campi da sci
I campi offrono uno spettacolo magnifico. Che animazione! Che festa degli occhi e del cuore! Neve abbagliante a perdita d’occhio, le Dolomiti si ergono gigantesche contro il cielo, i ghiacciai scintillano sotto l’apparizione fugace del sole. Lungo i pendii è un continuo incrociarsi di sciatori che gridano ogni tanto: “Pista! Pista!”. Si improvvisano piccole gare, e coloro che sono giunti in fondo alle discese tornano pazientemente ad inerpicari arrancando con gli sci sulla neve soffice, annaspando un po’ di traverso alla maniera dei gamberi. C’è un bambino paffutello e impettito che fila come una rondine su due minuscoli sci che sembrano giocattolo. Dal bordo dei campi assiste una folla variopinta e lieta che batte i piedi per difendersi dal freddo.
(F. Malagodi)
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Allievi sciatori
A vederli, gli allievi alle prime prese con gli sci, vien voglia di tenerli, perchè appena li hanno allacciati pare debbano saettare via , e quando si rizzano ti viene di sostenerli, se no cadono da tutte le parti, o non si muovono, come se gli sci li avessero incollati al terreno… Altri, che hanno potuto, chissà come, prendere una volata dall’alto, si mettono a gridare come disperati: “Pista! Pista!”. Pare che tutto il mondo debba essere riservato a loro, che tutti debbano fuggire davanti a una valanga. Ti volti, e vedi lo sciatore che ha già fatto un capitombolo fragoroso, che sprizza neve e che arriva in fondo prosaicamente seduto… E questo quando arriva bene… Per la strada ha perduto tutto: berretto, racchette, tutto quello che si può perdere, tranne quello che non si perde mai in questi casi: l’allegria.
(G. Cenzato)
La slitta
Un urlo, uno stridore, una rabbia forsennata, un’unghiata sulla trincea gelata. Il tempo di girare la testa per accompagnare con lo sguardo il grande pazzo giocattolo, e già non lo vedi più, e già la voce rugginosa si è spenta, perchè la slitta è arrivata in fondo alla discesa, laggiù, oltre i colonnati degli abeti che scendono fra le nevi della montagna, affondando pesantemente i tronchi bruni nell’abbagliante candore.
(O. Vergani)
Com’è bello sciare
Il silenzio della montagna è rotto da un vociare giocondo. Sciamano i giovani sciatori lungo i pendii. Massimo e Maria sono felici; si agganciano gli sci, si avvolgono nella pesante sciarpa di lana, e via sulla neve. Scivolano leggeri. Risate… e risate… e ruzzoloni! Non è nulla, non si sciupano i vestiti sul soffice tappeto. L’aria è fredda, ma asciutta. Scintilla la vetta nel sole; non si può sciare lassù, dove la neve si è mutata in ghiaccio. Ma il sole già discende e gli sciatori lasciano la montagna che, nel luccicare delle prime stelle s’addormenta, tutta incappucciata di bianco e lasciata in silenzio.
Davanti al ghiacciaio
Era una conca selvaggia, con alcune lastre di macigno. Io mi sedetti, poi mi stesi sulla più lunga. Davanti erano i ghiacciai, giù in fondo, dalla parte opposta, l’azzurreggiare dei laghi, a picco sotto di me, la valle scintillante di acque e di sole. La vetta della Margna mi sorgeva accanto, nell’ombra del cielo, chiudendo da questo lato la vista, con la sua forma di trono d’argento.
(G. A. Borghese)
Sulle vette del K2
Il paesaggio era fantastico, quasi incredibile: un gran variare di vette e di montagne e sopra a loro un cielo azzurro, profondo. I colori dei monti variavano dal celestino al pallido oro, a tratti prendevano tonalità rosa che subito sfumavano nel verde tenero per poi tornare al celeste dominante delle nevi e dei ghiacci eterni.
(R. Lacedelli)
Lo sport della montagna
L’alpinismo è l’arte di comprendere, di ammirare la natura nelle sue manifestazioni più sublimi e pittoresche. E’ un ottimo sport perchè oltre a tutto il corpo, mette in esercizio l’intelligenza e l’anima. Sui monti il corpo di fa più forte; sulla cima conquistata si trova compenso alla fatica; nella conquista del monte ci si abitua alle privazioni. Sulla montagna si trova il coraggio per sfidare i pericoli, ma si imparano anche la prudenza e a la capacità di superarli.
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Storia degli sci
Nel museo di Oslo, in Norvegia, sono raccolti gli sci di tutti i tempi e di ogni Paese, dalla ‘scarpa da neve’ agli sci dei campionissimi di oggi.
Nei Paesi Nordici, infatti, dove la neve ricopre la terra per mesi e mesi, dove i popoli, abituati a una vita nomade, rimanevano isolati per lunghi inverni, nacque la ‘scarpa da neve’ in epoche antichissime: era una larga fasciatura, avvolta attorno al piede, costruita con strisce di pelle e che, allargando la superficie del piede, consentiva di non affondare nella neve.
In seguito, le strisce di pelle furono sostituite da assicelle di legno o da archi di rami intrecciati e si usarono anche delle rozze racchette.
Questi antenati degli sci servivano soltanto per camminare, poi ci si accorse che era più facile scivolare: si faceva meno fatica e si andava più veloci.
Uno storico romano narra che le migrazioni dei popoli nordici venivano effettuate con due assicelle assicurate ai piedi: una era lunga 140 centimetri e larga 20 e serviva per prendere la spinta; l’altra era più lunga e sottile e serviva per scivolare.
Nel 110 gli sci erano quasi simili a quelli moderni e, per prendere la spinta, si usava un lungo bastone. Erano adoperati anche dalle donne e dai bambini.
Da semplice mezzo di locomozione, lo sci servì ben presto anche per la guerra: i Finnici e i Norvegesi li usarono nelle guerre del secolo XIII e i Finnici, nel 1939, si difesero energicamente contro i Russi proprio per la possibilità di rapidissimi spostamenti mediante gli sci. Durante l’ultima guerra mondiale, poi, lo sci fu usato abitualmente sul fronte russo-tedesco.
La diffusione dello sci come attrezzo sportivo si ebbe invece agli inizi dell’Ottocento, e le prime gare si ebbero in Scandinavia. Nel 1885 il lappone Tuorda vinse la prima gara di gran fondo percorrendo 220 chilometri in 21 ore. Si ebbero presto anche gare di salto con gli sci e un norvegese sbalordì tutti saltando 23 metri.
L’introduzione dello sci nelle Alpi è relativamente recente: nel 1883 un medico svizzero fece venire gli sci dalla Norvegia e, nello stesso anno, un giovane, il pioniere dello sci alpino, Guglielmo Paulke, ebbe in regalo due sci norvegesi. Rapidamente lo sci si diffuse nella Svizzera, poi nell’Austria, infine in Francia e in Italia, dove si diffuse dapprima in Val di Susa.
Ora, si sa, lo sci è diffusissimo, come svago e come sport, e l’Italia ha campi da sci in ogni zona montana, alpina e appenninica. Ne è derivata anche un’industria alberghiera di eccezionale importanza che ha letteralmente salvato l’economia di molti paesi condannati alla stasi completa nel periodo invernale.
Sì, dalla ‘scarpa da neve’ a oggi, bisogna dire che lo sci, della strada, ne ha fatta.
(G. B. Fabian)
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Sulla neve
E’ arrivata, finalmente, la candida visitatrice e ha già coperto i monti col suo soffice mantello.
Sci, sci! Febbrilmente si tolgono dall’angolo dove sono stati durante l’estate. Una spazzolata alla tuta, una spalmata di grasso agli scarponi, e via, per i campi, a sciare!
Diamo un’occhiata al principale strumento di questo simpatico sport.
Fino al secolo scorso lo sci non era conosciuto in Italia, paese dal molto sole e dalla poca neve. Fu uno svizzero che, stabilitosi a Torino, sentì una forte nostalgia delle lunghe e ripide discese, e visto che la neve d’era, si fece mandare dal suo paese un bel paio di sci e via, per il parco del Valentino e per le colline torinesi, a sciare con molta soddisfazione.
Era uno spettacolo e la gente accorreva a veder quel “bel matto” che volava sulla neve. Dopo pochi anni i “matti” furono parecchi e nel 1901 fondata la prima associazione sciistica.
Le nazioni nordiche, dove la neve copre la terra per la maggior parte dell’anno, conoscevano questo sport da duemila anni almeno. A Oslo, in Norvegia, nel Museo dello Sci, esiste un’asta pietrificata che pare risalga all’epoca degli antichi Romani.
Il primo ad introdurre lo sci in Europa, fu il grande esploratore Nansen che attraversò la Groenlandia sciando. Egli descrisse il suo viaggio, durato 37 giorni, in un libro che fu letto da molti. I primi sci italiano furono costruiti sul modello di quelli norvegesi.
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