Dettati ortografici FARFALLE E BRUCHI – Una raccolta di  dettati ortografici di vari autori, sul tema farfalle e bruchi, per la scuola primaria.

Come gli uccelli che cantano meglio hanno il piumaggio più semplice, così la più utile tra le farfalle ha un abito semplicissimo. E’ la farfalla del filugello, una farfalla che sa appena volare, che non sa mangiare perchè il suo apparato boccale non glielo consente, non sa far nulla, soltanto deporre le uova e poi morire. Ma da queste uova nasceranno centinaia di bacolini minuti che, mangiando una gran quantità di foglie di gelso, diverranno i preziosi bachi da seta.

La primavera era arrivata e tutto risplendeva di luci e di colori. Un bruco verde e peloso piangeva in mezzo a tanta allegria. Lo udì il vento: “Che cos’hai?”. Il bruco rispose: “Sono triste, perchè tutti hanno schifo di me, anche i bambini…”. Il vento andò lontano, rincorse la primavera: “Dolce fatina” chiamò, “c’è un animaletto infelice, mentre tutti sono allegri: il bruco…”. “E’ vero” disse la fatina, “Come ho potuto dimenticarmi di lui? Va’, digli  che esprima un desiderio. Sarà accontentato”. Il bruco allora osservò i fiori, guardò gli uccelli. “Ecco” disse “Voglio diventare anche per poco, un piccolo uccello dalle ali leggere e colorate come i petali dei fiori”. Fu preso da un freddo terribile e da un sonno profondo. Quando riaprì gli occhi, era un bellissimo insetto con le ali dai colori dell’arcobaleno. Volò sulle erbe e sui fiori con la leggerezza di una piuma: era nata la farfalla. (G. Vaj Pedotti)

 

La farfalla cavolaia gironzolò un poco sotto la foglia per trovare il punto più tenero. Stette un momento immobile come chi ha bisogno di riposare e quindi incominciò a punzecchiare la foglia. Ad ogni punzecchiatura piantava un ovetto giallino. Ne depose una ventina, poi si mise a volare sopra i cavoli. Cercò il rovescio di una foglia e vi piantò un’altra ventina di uova. Sotto una seconda ne piantò dieci; altre ne lasciò sull’orlo. Dopo una settimana al posto delle uova c’erano dei piccoli bruchi verdi, uguali, per colore, alle foglie. E alla distanza di quindici giorni i bruchi, cioè i figli della farfalla, erano molto cresciuti. Mangiavano senza riguardo nell’orlo e in mezzo alle foglie e sempre cercavano di andare verso il centro della pianta dove le foglie erano più tenere. (P. Boranga)

 

Abbiamo osservato nel prato molte farfalle: alcune hanno le ali nere vergate di rosso, altre sono bianche ornate di cerchi arancione, altre ancora sono azzurre e gialle. Tutte sono bellissime. Sul capo hanno due antenne: sono l’organo del tatto e dell’olfatto. Sotto il capo hanno una specie di tromba, un succhiatoio sottile come un capello arrotolato a spirale. Quando si avvicinano ad un fiore svolgono la tromba e la immergono nel cuore della corolla per succhiarvi una goccia di nettare. Le farfalle hanno una vita molto breve.

Una farfalla si posa sopra un fiore. E’ una bellissima farfalla e le sue ali hanno i più gai colori. Ma da lei nasceranno i bruchi che rovineranno tutto l’orto.

Era un modesto bruco che strisciava sopra una foglia di cavolo. Poi, un giorno, quel bruco non ci fu più. Ci fu, invece, una farfalla dalle ali variopinte.

E’ così bella con le sue ali variopinte! Ma, purtroppo, la farfalla deporrà tante piccole uova e da quelle uova nasceranno tanti bruchi che saranno la rovina delle piante.

La farfalla nasce da un piccolo uovo sotto forma di bruco (larva), che striscia sulle foglie o sul tronco o sul frutto di cui si nutre. Mangia voracemente per un certo periodo di tempo, quindi emette un filo con cui tesse una specie di bozzolo nel quale si chiude. Nel bozzolo avviene una prima trasformazione. Non si tratta più di un bruco, ma di un essere quasi coriaceo, immobile, chiamato ninfa. Dopo un certo periodo, la ninfa comincia a muoversi, rompe, col capo, l’involucro che l’avvolge ed esce fornita di ali, non più bruco, ma farfalla. Questa metamorfosi non si compie nell’identico modo per tutte le specie di farfalle; anche il bozzolo  può assumere diversi aspetti, ma, nelle sue grandi linee, la trasformazione segue questo processo.

Le farfalle si possono dividere in tre grandi gruppi: farfalle diurne, farfalle notturne e tignole. Fra le farfalle diurne, le più comuni sono le vanesse dalle ali vagamente variopinte e, fra queste, la cavolaia, flagello degli orti.

L’unica farfalla utile, anzi preziosa all’uomo che ne fa l’allevamento, è la farfalla del filugello chiamato anche baco da seta o bombice del gelso. Il baco cambia pelle cinque volte, nutrendosi di foglie di gelso. Ad un certo punto, smette di mangiare, si arrampica su un rametto ed emette dalla bocca un sottilissimo filo che è tutto di un pezzo e può raggiungere anche la lunghezza di circa mille metri. Con questo filo, il baco si tesse intorno al corpo un bozzolo di purissima seta. Dopo una ventina di giorni, l’animale inumidisce, con un liquido speciale, l’estremità del bozzolo e battendovi forte con il capo, riesce a praticarvi un foro, da cui uscirà farfalla.

Si tratta di una farfalla grossa e tozza che non può volare. Non ha neppure l’apparato boccale e quindi è condannata a morir di fame. Ma, prima di morire, la femmina depone centinaia di piccolissime uova da cui, a suo tempo, nasceranno i piccoli bruchi.

La farfalla scende su un fiore. Immerge ingordamente la testolina nella corolla; spinge il so succhiatoio fino in fondo e succhia il nettare. Approfittando di quella posizione, il fiore scuote sulla testa della farfalla il suo polline. Quando essa ha finito di succhiare il nettare, riprende il volo. Vola di qua e di là. Vede altri fiori simili a quello che ha visitato. Si getta sul primo che incontra. Mette la testolina nel calice. Intanto il polline di cui si era impolverata va a cadere sul nuovo fiore. (P. Bargellini)

La farfalla è un insetto, perciò presenta le stesse caratteristiche generali degli insetti. Il suo corpo brunastro, peloso e fragile, è diviso in capo, torace e addome. Sul capo si trovano due antenne, due grossi occhi composti e l’apparato boccale, costituito di una lunga e sottile proboscide avvolta a spirale come la una molla.

Quando la sera, d’estate, si tengono le finestre aperte, numerose farfalline volano in gran numero verso la sorgente luminosa. Le volano intorno, fino a che cadono esauste, morenti, nel lampadario, dove finiscono la loro breve vita. Sono le tignole. Alcune vengono dalle provviste alimentari: dalla farina, dalla pasta. Altre, di colore grigio dorato, veloci, ma non resistenti volatrici, sono l’incubo delle massaie. E con ragione: sono le tignole dei panni. Esse depositano nelle stoffe di lana, nelle pellicce, le loro uova, dalle quali nasceranno tanti piccoli, distruttori dei nostri indumenti.

Dall’uovo deposto dalla farfalla nasce un piccolissimo bruco. Poichè le uova sono centinaia e centinaia, tanti sono anche i bruchi, che divorano steli, foglie e gemme. Ogni giorno il bruco mangia il doppio del proprio peso; perciò nessuna meraviglia che debba più volte cambiare la pelle, se quella che ha addosso diventa ogni giorno più stretta. Quando il bruco è pienamente sviluppato, abbandona la pianta che lo nutriva e va in cerca di un luogo adatto. Qui si tesse un nido e vi si chiude dentro, oppure si libera semplicemente dell’ultima pelle, trasformandosi in crisalide. Ora è diventato un essere senza gambe, senza testa, fasciato da una pelle rigida e scolpita, che se ne sta immobile come una mummia. Ma dopo un certo numero di giorni questo essere muto, cieco, sordo e immobile incomincia ad agitarsi; la sua rigida scorza si spacca sul dorso; ed ecco venir fuori un essere brutto, raggrinzito, umido. A poco a poco, però, le sue ali si stendono, il corpo si affusola, appaiono i colori, l’insetto fa le prime prove vibrando le ali, e finalmente è perfetto e nitido, tutto nuovo, splendente, e quello che era un bruco strisciante ora vola e vive nell’aria la sua terza vita.

Quando i bruchi nascono, non c’è nessuno che provveda a nutrirli: ed essi stessi devono subito lavorare di mascelle per provvedere all’avvenire. Ma ci provvedono tanto bene che, se tutti i bruchi che nascono vivessero sempre fino a diventar farfalle e a deporre le uova a centinaia, e da queste uova nascessero e vivessero altri bruchi, dotati dello stesso formidabile appetito, potremmo dire addio a tutti i nostri alberi, ai fiori, agli ortaggi: i bruchi finirebbero ogni cosa. La terra resterebbe spoglia, veramente tutta brucata. Ecco perchè, forse, la natura ha disposto che la vira di un bruco sia piuttosto indifesa; non è certamente male, dunque, che di bruchi ne muoiano parecchi.

 

La farfalla è come un fiore vivo, un fiore volante, con due petali soli. Ama il verde dei giardini, dei prati, dei boschi. Se la gode a far l’altalena, su e giù; sotto la carezza del sole. Le sue ali sono ornate di vivi colori e coperte di una polvere fine. Il suo corpo è sottile, il capo piccino e le zampine esili come fili. (T. Fanelli)

Le tignole sono minuscole farfalline dalle ali frastagliate, più o meno colorate, in genere dannose. Parecchie di esse danneggiano il grano, la pasta, la farina; altre sono le famigerate tarme o tignole dei panni, che tutti conoscono, altre ancora sono la rovina dei meli, dei ciliegi e di altri alberi da frutto. Se nella mela, nella ciliegia, troviamo il verme, lo dobbiamo a queste minuscole farfalline che hanno precedentemente deposto un uovo nel calice di ogni fiore, così che il piccolo bruco ha trovato, al suo nascere, un dolce rifugio che è insieme, culla e cibo. (M. Menicucci)

La pieride cavolaia maggiore. Come è bella nella sua veste bianca con sfrangiature verdi e marroni sulle punte, con il corpicino elegante! Ma il povero cavolo come la teme! Questa farfalla si posa sulla pagina inferiore delle sue grandi foglie. Qui depone tante uova ben nascoste. Dopo pochi giorni, dalle uova nascono i bruchi. E che cosa fanno? Brucano la foglia, passano sulla pagina superiore e si mettono a divorare. In breve della bella foglia non ne restano che le nervature.

Chi, guardando le farfalle che volano leggere sui fiori, pensa agli eserciti di bruchi che hanno divorato quintali di foglie, migliaia di piante, centinaia di potenti tronchi d’albero, per soddisfare il loro insaziabile appetito? L’esercito dei bruchi si è trasformato in un esercito di farfalle. All’origine della minuscola tignola di pochi millimetri, come della più grande farfalla australiana, che ha un’apertura d’ali di quasi trenta centimetri, c’è sempre un bruco. (M. Menicucci)

Generalmente i bruchi sono voraci e talvolta questa voracità è veramente straordinaria. Il celebre naturalista Reaumur pesò alcuni bruchi della cavolaia, la bianca farfalla che predilige i cavoli, e diede loro brandelli di cavolo che pesavano il doppio del loro corpo. In meno di ventiquattro ore avevano consumato tutto. In questo tratto di tempo il loro peso era cresciuto di un decimo. Per fare un paragone, un uomo che pesi ottanta chili dovrebbe mangiare centosessanta chili di cibo in un giorno per mettersi alla pari con questi potenti mangiatori! (R. Scaringi)

Esce da un ciuffo d’erba che lo aveva nascosto durante il caldo. Attraversa il viale di sabbia con grandi ondulazioni, e per un momento si crede perduto nell’ombra lasciata dallo zoccolo del giardiniere. Giunto dove sono le fragole, si ferma, si riposa, alza il naso a destra e  a sinistra per annusare, poi riparte, e sotto le foglie sa oramai dove va. Che bel bruco grasso, velloso, impellicciato, bruno, punteggiato d’oro e con gli occhi neri! Guidato dall’olfatto, si dimena e si aggrotta come un sopracciglio folto. SI ferma sotto il rosaio; e con le sue papille sottili tasta la scorza ruvida, muove qua e là la testolina di cane appena nato e finalmente osa arrampicarsi. E questa volta sembra che divori faticosamente tutta la lunghezza del cammino in salita, inghiottendola. (G. Renard)

Colori delle farfalle
Questi insetti dovettero essere dapprima fiori; fiori portati così in alto dallo stelo che finirono per distaccarsene; oppure, sotto una carezza di luce, avvenne che il sogno dei fiori trovò modo di attuarsi, di prendere forma e volteggiare nell’aria. Le ali hanno, infatti, l’apparenza di grandi petali e ne riproducono i colori: dal rosso fuoco del tulipano all’azzurro del giacinto, dal giallo del ranuncolo al bianco del ciliegio, dal lilla dell’iris alla cupezza della mammola. E’ perchè la luce, quando colpisce un’ala di farfalla, non incontra una superficie liscia, ma un succedersi di minuscole lamine, di scudi minuscoli articolati sulla superficie dell’ala; e ciascuno di questi ha il suo modo di riflettere e diffondere la luce quasi come le sfaccettature di un diamante. Quella polvere dorata che ci resta sulle dita quando si tocca un’ala di farfalla, non è fatta che da un insieme di tali scudi, così lievi e delicati, ca non sopportare contatti che non siano quelli dell’aria e della luce.
(A. Anile)

Prime farfalle
Un picchio è nascosto tra i pioppi; con il suo becco appuntito, esso batte senza posa nella corteccia degli alberi. E’ questo il segno che è arrivata la primavera e l’uccello dalle belle piume di color porpora dà, in tal modo, il lieto annuncio alla formica. Nell’aria serena e luminosa i campi sembrano sorridere, mentre timida timida la violetta spunta sotto i cespugli e il salice piega le verdeggianti fronde sull’acqua del limpido fiume. Nel prato svolazzano intanto le prime farfalle. Un ragazzino le insegue con sfrenata allegria, nel desiderio di acchiapparle, e il suo volto si illumina di gioia, quando può ammirare la sua mano cosparsa di una polverina d’oro: è riuscito, finalmente, a prenderne una!
(V. Verdusio)

La farfalla
Si dice che le farfalle siano dannose. E che male può fare una variopinta farfallina che vola, leggiadra, di fiore in fiore, succhiando il nettare e beandosi di sole? Se si accontentasse di questo non farebbe male a nessuno. Ma la farfalla è un’ottima mamma e un giorno depone tante uova, piccole piccole, ma tante, tante. A primavera, saranno nati tanti bruchi, piccoli piccoli, ma tanti tanti, che in poco tempo divoreranno tutto ciò che capita sotto il loro instancabile apparato boccale.

Le farfalle
Se vi trovate, in primavera o d’estate, in campagna, vedrete farfalle di ogni colore e d’ogni grandezza volare sui fiori. Alcune volano in alto, altre si posano leggiadramente sui fiori e vi indugiano, infilando la oro tromba nel calice, a succhiarvi la gocciolina di nettare in esso contenuta. E quando il sole è tramontato, ecco miriadi di farfalline accorrere intorno alle sorgenti luminose e, qualche volta, in mezzo a loro c’è una grossa farfalla dal corpo pesante che sembra volare quasi a fatica. E’ una farfalla notturna.

Le farfalle
Hanno sulla fronte due corna fini, due antenne ora sfilate, a ciuffo, ora frastagliate a pennacchio. Hanno sotto la testa una tromba, una cannuccia sottile, come un capello arrotolato a spirale. Quando si avvicinano a un fiore, svolgono la tromba e la immergono in fondo alla corolla, per bervi una goccia di liquore melato. Oh, come sono belle!
(Fabre)

La farfallina del melo
Le farfalline deposero un piccolo uovo in ogni fiore del melo, poi morirono perchè le farfalle, quando hanno pensato ai piccini che debbono nascere, non hanno più nulla da fare. I fiori del melo perdettero i petali e pian piano si trasformarono in frutti. Ma in ognuna di quelle piccole mele che il sole coloriva e faceva diventare sempre più grosse, c’era un bacolino nato dall’uovo deposto dalle farfalline azzurre, un bacolino che aveva trovato la casa e insieme la polpa saporita da mangiare.

Le farfalle
Come sono belle! Ve ne sono con le ali vergate di rosso sopra un fondo granata; ve ne sono di un turchino vivo con dei cerchi neri; altre sono bianche e orlate d’aurora. Hanno sulla fronte due corna fini, due antenne ora sfilate a ciuffo, ora frastagliate a pennacchio.
(Fabre)

La farfallina
La farfallina scende su un fiore. Immerge ingordamente la testolina nella corolla; spinge il suo succhiatoio fino in fondo e succhia il nettare. Approfittando di quella posizione il fiore scuote sulla testa della farfalla il suo polline. Quando essa ha finito di succhiare il nettare, riprende il volo.
(P. Bargellini)

La farfalla
Quando la farfalla ha finito di succhiare il nettare, riprende il volo. Vola di qua vola di là. Vede altri fiori simili a quello che ha visitato. Si getta sul primo che incontra. Mette la testolina nel calice e intanto il polline, di cui si era precedentemente impolverata, va a cadere sul nuovo fiore.
(P. Bargellini)

Bruchi e farfalle
Chi, guardando le farfalle che volano leggere sui fiori, pensa agli eserciti di bruchi che hanno divorato quintali di foglie, migliaia di piante, centinaia di potenti tronchi d’albero, per soddisfare il loro insaziabile appetito? L’esercito di bruchi si è trasformato in un esercito di farfalle. All’origine della minuscola tignola di pochi millimetri, come della più grande farfalla australiana, che ha un’apertura d’ali di quasi trenta centimetri, c’è sempre un bruco.

Il bruco
Il bruco non ha che un dovere, non sente che un richiamo, non ha che un’occupazione: mangiare. Possiamo considerare il bruco come un tubo digerente che si muove. Nulla lo interessa se non quello che può soddisfare il suo appetito formidabile. E ingrassa. Soltanto quando è giunto al massimo della sua dimensione, quando il suo peso è aumentato anche fino a sedicimila volte quello originario, soltanto allora il cibo non lo interessa più.

Il bruco tessitore
Quando il bruco è arrivato al massimo della sua dimensione che la natura gli impone, ecco che il cibo non lo interessa più. Ne ha nausea. Diventa schifiltoso. Si sente tardo, pesante, obeso. E’ in attesa di qualcosa che non sa ancora definire, ma che egli sembra cercare con i movimenti pieni di ansia della sua testa oscillante. Poi, improvvisamente, si mette a secernere qualcosa che diventa rapidamente un filo, tanti fili uniti insieme, lunghi e luminosi e forti e resistenti, e dentro ci sono le immense quantità d’erba, di foglie, di legno che il bruco ha divorato durante il primo stadio della sua vita.

Le tignole
Sono minuscole farfalline dalle ali frastagliate, più o meno colorate, in genere dannose. Parecchie di esse danneggiano il grano, la pasta, la farina: altre sono le famigerate tignole dei panni che tutti conoscono, altre ancora sono la rovina dei meli, dei ciliegi e di altri alberi da frutto. Se nella mela, nella ciliegia, troviamo il verme, lo dobbiamo a queste minuscole farfalle che hanno precedentemente deposto un uovo nel calice di ogni fiore, così che il piccolo bruco ha trovato, al suo nascere, un dolce rifugio che è insieme culla e cibo.

Il bozzolo
Dopo aver tanto gozzovigliato, il bruco si scopre la vocazione del penitente. Vuol farsi eremita. Si costruisce intorno un bozzolo con un filo lungo anche migliaia di metri e vi si chiude dentro in attesa del miracolo che premierà la sua improvvisa vocazione, il suo ritiro da monaco. Diventa rigido, cade come in catalessi. Tutto fasciato come una mummia, non sente, non vede più. E’ coriaceo, immobile, morto. Ma un giorno, il morto resusciterà.

La farfalla
La farfalla sembra attirata dai fiori; ma non è il fiore, è una goccia di dolcissimo nettare che la chiama a sè irresistibilmente. Chi ha mai mangiato foglie di cavolo? O foglie di gelso? Chi ha mai rosicchiato legno? Chi si è mai cibato di peluzzi di lana? Il nettare, ecco il cibo della farfalla. Essa si posa sul fiore e ne percepisce lo squisito sapore zuccherino con… le zampe. E’ all’estremità delle loro zampette che le farfalle hanno gli organi gustativi.

Le farfalle
La farfalla si era staccata con indicibile dolcezza da uno stelo e ora di librava con volo incerto; molte farfalle, simili a quelle che aleggiavano sopra la prateria, rapide solo in apparenza, oscillavano su e giù in un gioco entusiasmante. Sembravano dei fiori vaganti, giocondi, che non avevano più potuto restare sullo stelo e s’erano saccati per danzare un po’; oppure fiori giunti col sole, che non avevano ancora il loro posto e cercavano all’intorno. Si lasciavano cadere come se l’avessero trovato, poi subito risalivano e continuavano nella ricerca.
(F. Salten)

Da dove vengono i bachi della frutta

Qualche volta, tagliando a metà un frutto, ci capita di vedere la sua polpa intaccata da lunghe gallerie. In fondo a queste vive tranquillo un baco. Com’è entrato nel frutto?
Ve l’ha depositato, sotto forma di uovo, la piccola mosca dei frutti, forandone la buccia. Poi l’uovo si è trasformato in baco, che, per nutrirsi, ha mangiato la polpa del nostro frutto, scavando le gallerie che vediamo.

L’imperatrice cinese Silinci ebbe un giorno dall’imperatore un piccolo baco e questo consiglio: “Impara ad allevare questo baco e il popolo non ti dimenticherà mai”. Silinci prese ad osservare i bachi, e vide che essi, quando fanno le loro dormite, si rivestono di un tenue velo di fili. Ella scelse quei fili e tessè un fazzolettino. Silinci vide poi che i bachi montavano sui gelsi. Allora ella prese a raccogliere le foglie dei gelsi e a nutrire con esse i bachi. Così i bachi allevati furono moltissimi e Silinci volle che tutto il popolo imparasse la nuova arte. Da allora sono passati cinquemila anni e i Cinesi ricordano ancora l’imperatrice che insegnò loro ad allevare il prezioso baco da seta. (L. Tolstoj)

Gli alberi che per primi si sono ricoperti di larghe foglie, i gelsi che segnano in lunghi filari i campi dalle messi ancora immature, si trovano di giorno in giorno più spogli. Non hanno potuto attendere l’autunno con gli altri alberi. Le mani degli uomini li hanno spogliati per nutrire i bachi voraci e quelle foglie saranno trasformate in seta lucente.

Dettati ortografici FARFALLE E BRUCHI – Le farfalle diurne

La Cleopatra annuncia per prima, a febbraio – marzo, la buona stagione. E’ gialla e ha sulle ali anteriori una macchia rossastra.

Lo splendido Macaone ha le ali anteriori screziate di nero e di giallo e le ali posteriori con bordi neri e gialli, una striscia blu, ancora una macchia gialla e due “occhi” rossi sulle estremità. Appare in marzo.

La Pieride Cavolaia è pure bianca con una macchia bruna sulla punta delle ali anteriori. Il maschio ha anche due macchie brune. La possiamo trovare in aprile.

La farfalla Circe è la farfalla che si nasconde. Tenendo congiunte le ali di un bel marrone carico con striscia verticale chiara, si posa su un tronco. Se qualcuno si avvicina, gira intorno al tronco e poi, non vista, prende il volo.

La Pavonia maggiore è il gigante degli insetti europei: le sue ali aperte misurano anche quindici centimetri di larghezza. Il suo nome deriva dalle macchie a forma di occhio, simili a quelle del pavone, poste sulle sue ali. Le sue ali hanno tonalità di colori che vanno dal marrone al giallo. La larva è vivacemente colorata e vive sugli alberi da frutta.

La Vanessa Atalanta e la Vanessa Jo, detta “occhio di pavone”, sono altri due splendidi esemplari estivi. Entrambe hanno come colore di fondo un arancione affocato. La prima, un po’ più grande, ha grandi macchie scure e bordi variegati con striature azzurre sulle ali inferiori. La seconda ha quattro grandi macchie simili a quelle che ornano le penne del pavone.

La Singe Testa di Morto è chiamata così per il disegno che ha sul torace, assomigliante a un teschio. Se viene stuzzicata emette un suono stridulo dovuto allo sfregamento della spiritromba cornea.

Nell’America meridionale, nell’India e nell’Australia, vivono le farfalle dai colori più brillanti e forme più strane. Una di queste è il Morphos Menelaus dell’America del Sud, dalle ali di un blu metallico e splendente.

Il Papilio Priamus dell’India ha invece strisce e macchie verde smeraldo su fondo nero. E’ molto grande e, quando volteggia sulle chiome degli alberi, sembra un uccello.

La Papilio, che vive nelle foreste vergini dell’Africa occidentale, è una tra le più grandi farfalle che si conoscano. Ha un’apertura d’ali di circa ventidue centimetri.

Le farfalle

Le quattro ali della farfalla sono ricoperte da piccolissime scaglie che, ad occhio nudo, sembrano una finissima polverina.
Le specie di farfalle sono moltissime, circa centomila, e tutte meravigliosamente colorate. Volano di fiore in fiore alla ricerca del nettare, di cui si nutrono.
La loro bocca è adatta a succhiare; infatti è munita di una tromba o proboscide, avvolta a spirale, che si svolge al momento di introdursi in fondo al calice del fiore per succhiarne il nettare.
Le farfalle che volano di giorno (diurne) hanno il corpo esile e un volo leggero. Quando viene la sera si nascondono in cantucci oscuri.
Le farfalle notturne hanno invece un corpo molto robusto e grosso; di sera volano attorno ai lampioni accesi e quando riposano tengono le ali distese come quelle di un aeroplano.
La farfalla prima di diventare come la vedi subisce alcune trasformazioni, cioè una metamorfosi. Dall’uovo di farfalla, deposto tra le erbe o sulle piante, nasce un bruco che si nutre di foglie, di fiori e di frutti. Successivamente il bruco diventa una crisalide che si chiude nel suo bozzolo e dorme. Dopo un certo tempo, dal bozzolo esce la farfalla ancora umida e molle. Quando si è asciugata, spicca il volo leggera come una piuma.
La vita delle farfalle è breve; alcune vivono poche ore, altre qualche giorno. In questo periodo depongono continuamente uova.

Voracità dei bruchi

Quando i bruchi nascono, non c’è nessuno che provveda a nutrirli: ed essi stessi devono subito lavorare di mascelle per provvedere all’avvenire. Ma ci provvedono tanto bene che, se tutti i bruchi che nascono vivessero sempre fino a diventare farfalle e deporre le uova a centinaia, e da queste uova nascessero e vivessero altri bruchi, dotati dello stesso formidabile appetito, potremmo dire addio a tutti i nostri alberi, ai fiori, agli ortaggi: i bruchi finirebbero ogni cosa. La terra resterebbe spoglia, veramente tutta brucata. Ecco perchè, forse, la natura ha disposto che la vita di un bruco sia piuttosto indifesa; non è certamente male, dunque, che di bruchi ne muoiano parecchi.

 

Le farfalle

Come sono belle! Ve ne sono con le ali vergate di rosso sopra uno sfondo granata, ve ne sono di un turchino vivo con dei cerchi neri; altre sono bianche e orlate d’aurora. Hanno sulla fronte due corna fini; due antenne, ora sfilate a ciuffo ora frastagliate a pennacchio. Hanno sotto la testa una tromba, un succhiatoio sottile come un capello, arrotolato a spirale. Quando si avvicinano a un fiore, svolgono la tromba e la immergono in fondo alla corolla, per bervi una goccia di liquore melato. Oh, come sono belle! (E. Fabre)

Bruchi sempre affamati

Generalmente i bruchi sono voraci e talvolta questa voracità è veramente straordinaria. Il celebre naturalista Reaumur però alcuni bruchi della cavolaia, la bianca farfalla che predilige i cavoli, e diede loro brandelli di cavolo che pesavano il doppio del loro corpo. In meno di ventiquattro ore avevano consumato tutto. In questo tratto di tempo il loro peso era cresciuto di un decimo. Per fare un paragone, un uomo che pesi 80 kg dovrebbe mangiare 160 kg di cibo in un giorno per mettersi alla pari con questi potenti mangiatori! (R. Scaringi)

Il bruco

Esce da un  ciuffo d’erba che lo aveva nascosto durante il caldo. Attraversa il viale di sabbia con grandi ondulazioni e per un momento si crede perduto nell’ombra lasciata dallo zoccolo del giardiniere. Giunto dove sono le fragole, si ferma, si riposa, alza il naso a destra e a sinistra per annusare, poi riparte, e sotto le foglie sa ormai dove va.
Che bel bruco grasso, velloso, impellicciato, bruno, punteggiato d’oro e con gli occhi neri!
Guidato dall’olfatto, si dimena e si aggrotta come un sopracciglio folto. Si ferma sotto il rosaio; e con le sue papille sottili tasta la scorza ruvida, muove qua e là la testolina ci cane appena nato e finalmente osa arrampicarsi.
E questa volta sembra che divori faticosamente tutta la lunghezza del cammino il salita, inghiottendola. (G. Renard)

 

Le farfalle

Nelle farfalle, la natura ha spiegato il massimo della prodigalità, in bellezza ed armonia di colori. La spettacolosa varietà delle tinte, le iridescenze, i riflessi metallici, la morbidezza vellutata, la leggiadria del volo, l’istinto infallibile che le porta a scegliere il luogo più adatto per la loro conservazione, tutto possiedono questi insetti, che sembrano creati per rappresentare la bellezza nel regno animale.

La vita. Nell’analizzare la loro esistenza, si rimane stupiti da tanta armonia. La vita delle farfalle è generalmente breve e le femmine muoiono dopo aver deposto le uova. Dall’uovo all’insetto perfetto (e di nuovo all’uovo) passa di solito circa un anno e precisamente il ciclo di sviluppo va da una primavera all’altra.
Tuttavia in molte farfalle diurne si possono avere nello spazio di un anno, due generazioni. Il periodo larvale ha una durata varia, da poche settimane a parecchi mesi: anche la durata della ninfosi è varia. In alcune specie la farfalla si schiude dopo una o due settimane, in altre lo stadio ninfale si prolunga per tutto l’inverno, mentre la farfalla completa ha un periodo di vita che va da qualche giorno a due mesi.

Dall’uovo alla farfalla. Le farfalle depongono uova piccolissime: anche nelle specie più grandi, non superano le dimensioni di una capocchia di spillo. Dall’uovo non esce l’insetto alato, bensì una larva, o bruco, senza ali, di aspetto simile ad un verme, che cresce rapidamente, mutando quattro o cinque volte la propria pelle.
I bruchi si muovono lentamente, ed hanno in generale colori poco vistosi: il loro corpo è ornato talora di bitorzoli pelosi, di setole, di cornetti uncinati. La bocca è formata da due mascelle taglienti con cui divorano foglie, fiori, frutta, legno.
Quando la larva ha raggiunto un completo sviluppo, non si nutre più e va in cerca di un luogo adatto per trasformarsi in ninfa. Per far questo la larva si appende mediante un filo ad un ramo, o si avvolge in un involucro, tessuto con fili che emette dalla bocca (in tal caso la ninfa si chiama crisalide), o si sprofonda nel terreno o nel legno o si avvolge nelle foglie.
Mentre la ninfa sta così racchiusa, avviene la sua ultima trasformazione, e dopo un tempo più o meno lungo uscirà dal suo involucro la farfalla.

Come sono fatte. Mirabile è l’anatomia di questi insetti. Le farfalle hanno quattro ali membranose; sul capo due antenne di forma e lunghezza variabili e lateralmente due grandi occhi composti, formati cioè da migliaia di minutissimi occhi tubolari. La bocca è composta da un tubo avvolto a spirale, detto spiritromba, per mezzo del quale le farfalle succhiano dai fiori le sostanze zuccherine (nettare).
Questi insetti dell’ordine dei Lepidotteri sono diffusi dappertutto, dove c’è vegetazione.
La loro parte più interessante sono le ali, ricoperte su entrambe le facce da piccolissime squame, variamente colorate e facilmente distaccabili: infatti esse formano un pulviscolo variopinto che rimane attaccato alle nostre dita quando afferriamo l’insetto. Le squame sono di varia forma, rotonde o ovali, seghettate, tronche o acute all’apice, inserite per mezzo di articoli in corrispondenti piccolissime cavità della lamina alare e disposte in modo da dar l’impressione di un rivestimento di piastrine smaltate.
Le diverse tinte delle squame dipendono dai vari strati di cellule del tegumento, i quali possono essere più o meno ricchi di materie coloranti. Ma le iridescenze ed i colori cangianti sono dovuti indubbiamente all’effetto ottico combinato da due o più squame vicine, e siccome la luce e la temperatura influiscono potentemente sulle cellule del derma, le farfalle delle zone torride sono più vistose, mentre vi è una diversità di colorazione sulle due facce dell’ala. Nella maggior parte dei casi, la colorazione della faccia inferiore è povera ed uniforme, e ciò soprattutto per difesa: poichè nel volo la farfalla ha poco da temere, mentre in riposo le occorre una colorazione che si discosti poco dall’ambiente.
Quando la farfalla si posa su di un ramo, avvicina le ali in modo che si dispongano verticalmente e lascino vedere solo la faccia inferiore.

 

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