Dettati ortografici sugli ANIMALI – Una raccolta di dettati ortografici e letture per la scuola primaria sugli animali:  i mammiferi, i ruminanti, i mammiferi marini, ecc..

Dettati ortografici sugli ANIMALI
I mammiferi

Si chiamano mammiferi gli animali vertebrati che da piccoli si nutrono con il latte materno. Il loro corpo è generalmente ricoperto di peli, il loro sangue è rosso e caldo; respirano con i polmoni. La grande classe dei mammiferi comprende animali che vivono sulla terra, nell’aria e nell’acqua. Sono mammiferi i cani, i gatti, i topi, i cavalli, i buoi, le mucche, le pecore, le capre, i maiali, le volpi, i lupi, i leoni, le tigri, i leopardi, gli elefanti, le zebre, le giraffe, i conigli, le lepri, i canguri, gli scoiattoli, le scimmie, le balene, i delfini, i pipistrelli e tanti altri animali.

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I suini

Fra gli animali che l’uomo ha tolto dallo stato di selvatichezza per servirsene, magari trasformato in salsicce, è il maiale. Della stessa famiglia è il cinghiale, che preferisce la vita libera della macchia alle grasse brodaglie con cui l’uomo nutre il maiale. Ai suini appartiene anche l’ippopotamo, che non si trova nei nostri paesi e che noi ci accontentiamo di ammirare allo zoo.

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I ruminanti

Gli animali ruminanti hanno uno stomaco diviso in quattro sacche che si chiamano rumine, reticolo, omaso ed abomaso. L’erba, inghiottita senza essere stata masticata, va dapprima nel rumine, poi, quando l’animale è in riposo, il reticolo la rimanda in bocca; da qui, dopo che i denti l’hanno ben masticata, l’erba scende nell’omaso e nell’abomaso, dove è digerita. Oltre ai bovini, sono animali ruminanti: la pecora, la capra, il bisonte, il cammello, il dromedario, il cervo, il camoscio, lo stambecco, il caribù, la renna, l’antilope, e tanti altri.

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I roditori

E’ roditore il topo, il vispo topolino a cui piace moltissimo il formaggio chiuso nella nostra credenza; e, con lui, sono roditori i numerosi esemplari di topi che tanto danno possono recare all’agricoltura e quindi all’uomo.
Roditori sono anche il coniglio, la lepre, lo scoiattolo, l’istrice, il criceto. A tutti sarà capitato di sentire rosicchiare uno di questi animali, e se qualcuno avesse pensato che, a forza di rosicchiare, gli si sarebbero consumati i denti, ha pensato giusto. Infatti, i denti dei roditori si consumano, ma ricrescono sempre, così per questi animali rodere è anche una necessità per mantenere la dentatura in perfetta efficienza.
A causa di questi denti, i roditori non sono affatto graditi all’uomo, il quale cerca di rifarsi come può, utilizzando di alcuni la carne e la pelliccia, distruggendo gli altri.

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Gli equini

Fra i migliori amici dell’uomo, sono il cavallo, l’asino e il mulo. Essi lo aiutano nel suo lavoro e si lasciano cavalcare.
Hanno lo zoccolo formato di un solo pezzo e l’uomo vi applica un ferro per renderlo più robusto.
Agli equini appartiene anche la zebra, che vive allo stato selvaggio.
Sono tutti erbivori.

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Mammiferi in libertà

Numerosi mammiferi vivono allo stato selvatico. Tra essi sono le scimmie, animali che, più degli altri, assomigliano all’uomo; alcuni insettivori come la talpa e il riccio, che si nutrono di insetti e che, quindi, noi dovremmo tenere molto cari. Ci sono gli elefanti, gli orsi, i canguri; questi ultimi hanno sul ventre una tasca dove tengono i piccoli finché questi non sono in grado di badare a sé stessi, e ci sono perfino animali che l’uomo ha faticato a classificare, perchè volano come gli uccelli e non sono uccelli, allattano i piccoli e sono ricoperti di peli. Vogliamo alludere ai pipistrelli, anch’essi mammiferi, che, anche se poco piacevoli a vedersi, sono utili all’uomo perchè si nutrono di insetti.

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Mammiferi che non sembrano mammiferi

Sono grossi animali che vivono nell’acqua come i pesci, ma non sono pesci. Sono la balena, il delfino, il capodoglio, cioè i cetacei. Sono la foca, il tricheco e cioè i pinnipedi. Anche questi depongono piccoli vivi che allattano e hanno i polmoni per respirare. Se non potessero venire ogni tanto alla superficie per fare provvista d’aria, morirebbero asfissiati proprio in quell’acqua dove sembrano trovarsi perfettamente a loro agio.
La balena è il più grande degli esseri viventi.

Mammiferi marini

La balena è il più grosso dei mammiferi. Vive nei mari polari, ove è cacciata per la carne, il grasso e i fanoni. Il delfino è un cetaceo molto comune nei mari temperati: è mammifero e carnivoro. La foca è un mammifero marino delle zone glaciali. Si ciba di pesci.  Il tricheco è un mammifero che vive nei mari freddi.

Animali insettivori

Essi si dividono il campo di caccia; chi va nei prati, chi nei giardini, altri nei boschi e negli orti. Fanno una guerra continua ai bruchi che distruggerebbero i nostri raccolti. Essi sono più abili di noi, di vista più acuta, più pazienti e senza alta occupazione che quella. Fanno un lavoro che per noi sarebbe assolutamente impossibile.
(Fabre)

I pinnipedi

Si chiamano così certi grossi animali che passano la vita sulle spiagge e nel mare. Essendo carnivori hanno, anch’essi, una buona dentatura, ma non hanno il dente ferino come i carnivori terrestri. Il loro corpo, che ha la forma di un fuso, è ricoperto di un pelo corto, fittissimo ed è quindi adatto alla vita acquatica. Gli arti sono ridotti a guisa di pinne atte al nuoto, con le dita unite da una membrana.

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Gli animali e l’uomo

Fin dalla più remota antichità, l’uomo cercò di sottomettere gli animali per farsi aiutare nel suo lavoro ed avere carni ed abiti. Sembra che il primo animale ad essere addomesticato sia stato il cane. L’uomo viveva ancora nelle caverne, aveva intanto scoperto la maniera di procurarsi il fuoco.

Non si sa precisamente quale sia stato l’antico progenitore di questo fedele amico dell’uomo. Data la diversità di razze esistenti, così profondamente differenziate le une dalle altre, si può dedurre che il cane provenga da animali diversi. Tra questi è certamente lo sciacallo che rassomiglia al tipo più comune di cane. Lo sciacallo ulula lugubremente di notte e anche la voce primitiva del cane è l’ululato. E’ soltanto nella dimestichezza che egli ha imparato ad abbaiare, cosa che dimentica se ritorna allo stato selvatico.

Naturalmente, oggi il cane ha perso diversi caratteri della sua antica origine; i tipi da noi conosciuti sono il risultato di una lunga successione di generazioni, tutte sottomesse dall’uomo ed educate da lui.
Quando il cibo carneo cominciò a scarseggiare, sia per la mancanza di selvaggina sia per il sopravvenire dei grandi freddi, l’uomo primitivo soffrì la fame e, allora, pensò di allevare degli animali. Si ebbero così gli armenti di pecore e di capre. L’uomo ebbe la carne e il latte e in seguito imparò anche a filare e a tessere il vello di cui questi animali erano forniti. Successivamente, alcune popolazioni si dedicarono esclusivamente all’allevamento. Ed ecco l’uomo pastore. Egli è, però, ancora nomade. Spinge davanti a sé i suoi greggi alla ricerca di nuovi pascoli; conosce così nuove contrade dove porta quel poco di civiltà che è venuto conquistando, seguito da quegli animali che si sono ormai definitivamente sottomessi.

Prima di conseguire la domesticità attuale, pecore e capre erano ben diverse dal tipo che oggi conosciamo. Forse, erano anche in grado di difendersi. La pecora, oggi così mansueta paurosa e assolutamente incapace di una vita indipendente, doveva possedere mezzi di difesa, altrimenti sarebbe scomparsa dalla terra prima che l’uomo avesse potuto addomesticarla. Era, per lo meno, in grado di salvarsi con la fuga, così come facevano tutti i ruminanti e come fanno ancor oggi quelli rimasti allo stato selvatico.

L’uomo conosceva una varietà di spiga di cui mangiava i granelli che, abbrustoliti e ridotti in farina, intrideva con l’acqua e cuoceva fra due pietre arroventate. Questa focaccia gli piaceva e egli la mangiava insieme alla carne della selvaggina di cui temperava il gusto e il forte sapore. Fu così che l’uomo imparò a coltivare egli stesso questa spiga e fu lieto quando vide biondeggiare il campo di messi, seminate e coltivate da lui. Divenne agricoltore, ma rimase nomade perchè quando il campo, ormai sfruttato, non dava che un raccolto misero e scarso, egli si trovava costretto a cercare terreni più fertili e pingui.

Ma il lavoro della terra era faticoso: quella specie di aratro che egli si era fabbricato con un tronco appuntito, era duro a trascinarsi sul terreno dove a stento riusciva ad aprire un solco superficiale.
Fu così che l’uomo cercò di domare un animale forte e robusto che lo aiutasse nel lavoro dei campi.
L’animale forte e robusto fu il toro e il sottometterlo non fu facile nè privo di pericoli.

La storia non ci dice nulla dei primi domatori di tori, ma questa conquista fu così preziosa che l’Oriente ne serbò memoria per lungo tempo,  e ne fanno prova gli onori che l’antico Egitto attribuiva al bue Api, considerato un dio e al quale si offrivano sacrifici e si dedicavano templi. Anche ai nostri giorni, in India, la vacca è considerata sacra e perfino nei nostri paesi i buoni vengono ornati con fiocchi e nappe. Naturalmente, molto cammino si è fatto dal bestione furioso e ribelle dei tempi preistorici al docile e mansueto bue dei nostri giorni.

L’uomo è dunque diventato pastore ed agricoltore. Ormai sono molti gli animali che ha addomesticato e di cui si serve: il cane, che gli è diventato fedele compagno nella caccia e che custodisce il suoi armenti; la pecora, che gli fornisce cibo e vesti; il bue che lo aiuta nel lavoro dei campi.

Ma egli ha ormai bisogno di spostarsi velocemente da un luogo all’altro, le sue esigenze sono aumentate, lo spinge la curiosità invincibile che lo porta ad esplorare regioni lontane e ancora sconosciute. E’ spesso in guerra con gli altri uomini che gli insidiano il gregge e i raccolti. La guerra! Un fattore decisivo nella storia della civiltà umana. L’uomo deve utilizzare un animale veloce che gli permetta non solo di spostarsi rapidamente da una regione all’altra, ma che sia anche un animale coraggioso, capace di sostenerlo e di aiutarlo nel combattimento. E’ così che l’uomo utilizza il cavallo che poi avrebbe addomesticato ed allevato come animale da tiro e da carne. Lo chiamò pittorescamente il “figlio del vento”, e questa fu certo  la più nobile conquista che egli abbia fatto nei tempi dei tempi.

Pare che questo animale provenga dalle pianure della Mongolia, dove esistono ancora branchi di cavalli selvatici. Anche in America si trovano branchi che vivono in libertà, allo stato brado, nelle sterminate pianure erbose, ma essi sono soltanto i discendenti rinselvatichiti dei cavalli domestici.

Per catturarli, gli uomini usano il lazo, una specie di correggia terminante con palle,  la quale si attorciglia al collo e alle zampe del cavallo e lo atterra. Forse, non molto dissimile fu la cattura del cavallo nell’antichità. Non fu facile domare questo fiero animale, ma quando l’uomo vi riuscì, il cavallo gli fu prezioso in pace e in guerra.

Il mite e paziente asinello non è un cavallo degenerato come alcuni vorrebbero: anch’esso vanta le sue antiche origini e anzi, l’asino sembra aver preceduto il cavallo nella domesticità. L’uomo nomade che trasmigrava con tutti i suoi armenti, aveva bisogno di un animale da poter caricare con le masserizie e gli strumenti di lavoro. L’asino gli fu utilissimo perchè era forte, paziente, di poche esigenze e resistente ai disagi. Oggi, gli asinelli delle razze montane hanno un aspetto dimesso perchè vengono anche trattati male, ma in Oriente, dove questa cavalcatura è tenuta molto in onore, l’asino è un animale dall’aspetto robusto, che trotterella vivacemente.

Gli animali domestici crescevano di numero e l’uomo ne traeva cibo e aiuto per il suo lavoro, ma la serie non doveva finire tanto presto. Ecco il gatto, che l’uomo forse in principio tollerò, quando attratto dall’odore dei cibi e dell’abbondanza di piccoli animali, questo felino grazioso ed agile si avvicinò alla sua capanna. Pare che il gatto domestico derivi dal gatto selvatico che ancora vive in Abissinia e che gli assomiglia molto. Infatti, per quanto il nostro gatto sia pieno di smorfiette e di grazie, esso rivela la sua origine felina nelle improvvise rivalse fatte con denti e unghie. Il gatto fu ospite dell’uomo fin dalla più remota antichità. L’Oriente, dal quale l’abbiano ricevuto, lo possiede da tempo immemorabile. In Egitto, il gatto era ritenuto sacro e gli venivano attribuiti onori divini.

Fra gli animali addomesticati ed allevati soprattutto per le loro carni, vi fu il maiale, derivato certamente anche dall’irsuto e selvatico cinghiale, che ancora popola le nostre macchie. Ed ecco, infine, le numerose varietà di polli che oggi schiamazzano nei nostri cortili e che l’uomo, attraverso selezioni lunghe e pazienti, ha modificato a suo vantaggio: galline grasse e feconde, galli pettoruti e arditi, tacchini e palmipedi. Mentre il gallo e la gallina ci sono pervenuti dall’Asia, il tacchino proviene dall’America del Nord. Per tale ragione viene chiamato anche dindo, cioè proveniente dalle Indie (occidentali).
L’oca e l’anatra esistono ancora allo stato selvatico, e sono note le lunghissime migrazioni che esse compiono da un capo all’altro del mondo per andare a deporre le uova nei paesi d’origine, situati entro il Circolo Polare.
Altri pennuti preziosi sono i piccioni, allevati in domesticità anche se numerose specie vivono ancora libere nei buchi delle vecchie torri o sui tetti.
(Mimì Menicucci)

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L’uomo e gli animali nella preistoria

I nostri lontanissimi antenati ben presto dovettero osservare tutto ciò che li circondava e in modo speciale gli altri viventi, soprattutto gli animali, alcuni dei quali rappresentavano un pericolo da evitare e altri una fonte di vita di cui occorreva impadronirsi. Il risultato di queste osservazioni è giunto fino a noi negli stupendi disegni graffiti sulle pareti delle caverne dove l’uomo, allora, abitava.

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Tanti animali, tanti record!

Lo sapevate che, in una giornata, un topolino mangia la stessa quantità di cibo che mangiate voi? Lo sapevate che se nel salto in alto fossimo bravi come la pulce, potremmo superare d’un balzo una collina? Vi diciamo quali sono gli straordinari primati sportivi di animali piccoli e grandi.

E la forza? Voi penserete subito all’elefante, immagino, che può trainare un intero treno merci. Ciò può anche non stupirci troppo, se pensiamo alle dimensioni del bestione. Assai più eccezionale è una simile forza, fatte le debite proporzioni, in una bestiolina come lo scarabeo stercorario, uno dei nostri più comuni coleotteri, che può sostenere e trainare un peso 850 volte superiore a quello del suo corpo. Ma c’è dell’altro! Una formica riesce a trascinare dietro di sé il corpo di un’ape, su una distanza che, rapportata alla misura umana, è superiore a molte decine di chilometri. Forse queste eccezionali qualità degli insetti dipendono dal fatto che essendo dotati di vita assai breve, riescono a concentrare in uno spazio di tempo ristretto tutta l’energia che un uomo sviluppa in una durata di circa settant’anni. Ci sono poi gli animali golosi, o più semplicemente mangioni. Il primatista in questo senso è senz’altro il topo, che in un giorno riesce a mandar giù tanto cibo quanto un ragazzo di dieci anni! C’è poi un caso di golosità che torna assai utile nell’agricoltura. E’ il caso della civetta che, per nutrire la sua nidiata, sacrifica fino a 6.000 topi campagnoli in un anno, salvando così i nostri raccolti.

Gli animali non finiscono mai di stupirci: incredibile è ancora la potenza dei loro sensi. Si dice occhio di lince per indicare la vista acuta per eccellenza, ma è una fama un pochino usurpata. La civetta ci vede assai meglio. Gli occhi della civetta, infatti, sono dotati di cellule che distinguono non i colori ma la luce, e contengono una sostanza che permette al rapace di percepire anche la luce più tenue, e di trasformarla in una vera e propria impressione visiva, là dove noi non scorgeremmo probabilmente un bel nulla. Così la civetta anche nella notte più fonda può andare a caccia di topolini e scorgerli tra le erbe.

Questi occhi peraltro eccezionali hanno un difetto: sono fissi come i fari di un’auto. Ma neanche a farlo apposta, questo difetto dà all’uccello la possibilità di conquistare un altro record: quello della mobilità della testa. Infatti la civetta riesce quasi a far ruotare la testa intorno al collo, senza cambiare di posizione e senza perdere di vista quel che le interessa. Non è certo un caso unico di vista eccezionale, la civetta: c’è un pesce tropicale che, navigando in superficie, riesce a vedere nello stesso tempo il pelo dell’acqua e le profondità del mare, e può captare e distinguere due immagini alla volta. Numerosi insetti, inoltre, grazie ai loro enormi globi oculari, hanno una vista che copre un’angolazione assai maggiore della nostra.

E per finire vi parleremo di una… lingua, che detiene il primato della stranezza. E’ la lingua della lumaca: una lingua con i denti. Sulla sua superficie di sono qualcosa come quattromila piccolissimi denti con cui la lumaca riesce ad attaccare le piante di ogni tipo e più tranquillamente rosicchiarle. Sulle foglie, nelle verdure degli orti avrete di certo notato il suo passaggio.

Se facciamo un confronto fra le possibilità fisiche nostre e quelle degli animali, non siamo certo noi a fare… la parte del leone. Pensate: un uomo può correre solo per alcuni secondi alla velocità di 36 chilometri all’ora, ma ci sono delle antilopi che toccano tranquillamente i cento chilometri all’ora, e il ghepardo supera addirittura i 110! C’è poi una specie di rondine asiatica che, dicono, vola addirittura a 320 km/h! La gazzella del deserto è il canguro superano con un salto addirittura i dieci metri.

Ma le vere primatiste di salto sono la rana e la pulce! Pensate: se un uomo fosse tanto bravo come la pulce, riuscirebbe a saltare trecento metri a piedi giunti, un salto pari alla torre Eiffel, insomma! Il topo del deserto, dal canto suo, che è lungo poco più di due centimetri, salta in lunghezza oltre quattro metri: in proporzione voi dovreste saltare 100 metri!

Lo sapevate che esistono alberi con più di duemila anni, che hanno visto tutta la storia dai tempi antichi ad oggi? In Francia c’è un’enorme quercia, il cui tronco a stento tre uomini potrebbero abbracciare, e che nel nel XVI secolo era il centro di riunione dei cospiratori contro gli spagnoli del Duca d’Alba.

Nel mondo degli animali non esistono casi così clamorosi di longevità. Si parlò un tempo di piovre vissute per secoli, il che spiegava la loro enorme mole dovuta a una lentissima crescita. E si è anche detto che il pappagallo e il corvo raggiungono la rispettabile età di 200 anni! La verità è però assai diversa: difficilmente un grosso corvo supera i sessanta anni. Non si sa molto sulla longevità dei pesci, ma si ricordano pesci rossi vissuti  oltre dieci anni nel loro acquario, senza peraltro aumentare molto di dimensioni. Una carpa può vivere circa 25 anni. Una grande tartaruga vive circa 200 anni. Un coccodrillo vive a lungo anche lui: la vipera invece non vive più di sette o otto anni. E direi che è anche troppo per un animale così. Vita relativamente breve hanno i nostri più cari amici, il cane e il gatto. E’ un vero peccato che queste bestiole non possano accompagnare per tutta la vita il loro

(da “Il Corriere dei Piccoli”)

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Animali che giocano

I loro giochi non sono molto complicati. Le lontre, per esempio, si divertono con una specie di toboga. Cercano la riva liscia e bene in pendio di un fiume, la puliscono dagli arbusti e dai sassi, e quando l’hanno resa sdrucciolevole si lasciano scivolare in basso, fino a piombare nell’acqua, ventre a terra e muso in alto.

Qualcosa di simile fanno i camosci sulle Alpi. Nell’estate saltano di cima in cima tra le solitudini dell’alta montagna, inseguendosi in una giostra vorticosamente pericolosa. Ma anche per i camosci il toboga è lo svago maggiore: scelgono alcuni declivi coperti di neve, si acquattano, poi agitando le zampe come se remassero, si lasciano sdrucciolare e scendono a precipizio anche per centinaia di metri. E’ uno spettacolo. Tanto che i camosci anziani fanno da spettatori.
Ed è gioco, proprio gioco.
Infatti l’esercizio si ripete continuamente, per due o tre volte, dallo stesso soggetto, escludendo così possa trattarsi di un mezzo di locomozione rapida per superare le distanze.
Anche i più grossi animali, come gli elefanti e i rinoceronti, amano, in giovinezza, i giochi.
I tassi hanno un loro gioco speciale: fanno le capriole e i salti mortali. Gli orsi, invece, ballano: e non solo gli orsacchiotti ma anche gli adulti.

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Cominciamo a distinguere

C’è differenza tra il leone e la viscida lumaca? C’è differenza tra l’uccello e il ragno? Ci sono tante differenze che, a volerle trovare tutte, si impiegherebbe moltissimo tempo.
Ma cominciamo da una differenza fondamentale: il leone ha lo scheletro, cioè una solida impalcatura che ne sostiene il corpo, la lumaca invece non lo possiede. Anche l’uccello ha lo scheletro e il ragno no.
Gli animali quindi, si possono dividere in due grandi gruppi: quelli che hanno lo scheletro e quelli che non lo hanno. E poichè lo scheletro si regge soprattutto sulla colonna vertebrale, cono stati chiamati, i primi, animali vertebrati, i secondi animali invertebrati.
(Mimì Menicucci)

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Animali vertebrati

Anche fra gli animali vertebrati ci sono grandi e profonde differenze. Ed ecco l’uomo procedere ancora nella distinzione. Volle distinguere, innanzitutto, gli animali che mettevano al mondo i figlioletti vivi e li nutrivano col loro latte. Li chiamò mammiferi. Erano animali che respiravano per mezzo di polmoni e avevano sangue sempre alla stessa temperatura, indipendente dalla temperatura esterna. Erano cani, bovini, ovini, leoni, tigri, ecc.
Chiamò uccelli quegli i cui piccoli nascevano da uova e che avevano ali fornite di penne che permettevano loro di alzarsi a volo nell’aria. Erano rondini, aquile, galline e passerotti.
Molto diversi dai mammiferi e dagli uccelli, alcuni animali non solo non volavano, ma non avevano nemmeno le zampe o, se queste c’erano, erano corte. Fra essi, i coccodrilli, i serpenti, le lucertole, le tartarughe. Il loro sangue non aveva sempre la stessa temperatura, ma assumeva quella dell’ambiente: caldo se faceva caldo, freddo se faceva freddo. Furono chiamati rettili.
Anche le rane, i rospi, le salamandre, avevano il sangue alla temperatura ambientale, ma l’uomo non potè collocare questi animali tra i rettili perchè essi potevano vivere tanto nell’aria che nell’acqua ed avevano bizzarre caratteristiche. Quando nascevano, per esempio, non rassomigliavano affatto ai loro genitori. La rana non avrebbe certo riconosciuto come suoi figlioli, i girini che sembravano pesciolini e potevano vivere solo nell’acqua. Soltanto in seguito, subita una metamorfosi completa, i girini si sarebbero trasformati in rane.
L’uomo chiamò gli animali aventi queste caratteristiche anfibi, che vuol dire aventi due vite.
Non li confuse, certo, con i pesci che, se vivevano anch’essi nell’acqua, non potevano però respirare nell’aria. Infatti, non avevano polmoni, bensì branchie. Erano tonni, sardine, merluzzi e sogliole.
Studiando la vita e le abitudini dei pesci, l’uomo si accorse che non tutti gli esseri che vivevano nell’acqua potevano essere considerati soltanto pesci. Certi bestioni giganti, balene, capodogli, delfini, foche, respiravano l’ossigeno dell’aria, avevano sangue caldo e mettevano al mondo i loro piccoli vivi. Erano mammiferi, anche se avevano abitudini differenti da quelle degli altri mammiferi. Li chiamò cetacei.
(Mimì Menicucci)

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Animali invertebrati

Anche tra gli animali invertebrati l’uomo trovò profonde differenze.
Chiamò molluschi quegli animali che avevano il corpo molle come la chiocciola, la lumaca che strisciavano sul terreno; la seppia, il calamaro, il polpo, le ostriche che vivevano nell’acqua di mare.
Classificò poi insetti tutti gli animaletti che avevano sei zampe e il corpo diviso in tre parti distinte: capo, torace, addome. Nella più parte della specie, i figli non rassomigliano, appena nati, ai genitori. In genere, si trattava di piccoli bruchi, di larve, che soltanto dopo aver subito una metamorfosi, diventavano insetti perfetti.
E i ragni? Non si potevano mettere insieme agli insetti anche se avevano, con questi, una vaga rassomiglianza. C’era una differenza importante: avevano otto zampe, non sei come gli insetti, e l’uomo classificò i ragni insieme agli scorpioni, alle tarantole e li chiamò, tutti, aracnidi. Non fu un nome dato a caso. Aracne era una bella fanciulla greca che sapeva tessere meravigliosamente. Minerva, la dea della sapienza, gelosa della sua abilità, la sfidò a fabbricare la tela più bella. Aracne vinse la gara, ma non potè rallegrarsene perchè la dea, indignatissima, la trasformò in un ragno. Anche così trasformata, la fanciulla continuò a tessere ma ahimè, la sua fu una tela che, pur tessuta mirabilmente, non serviva più a nulla: la ragnatela.
Nell’acqua, oltre i pesci, i molluschi e i cetacei, (i grossi mammiferi di cui abbiamo parlato), vivevano altri animali che non potevano essere classificati né con gli uni né con gli altri. Erano aragoste, erano gamberi, erano granchi… L’uomo li chiamò crostacei forse a motivo della loro corazza resistente che li ricopriva.
Con questo, credette di aver finito nelle sue classificazioni, ma si accorse ben presto che qualcosa, o meglio, qualcuno, era sfuggito. Si trattava di umili esseri che non camminavano, non volavano, non nuotavano. Si contentavano di strisciare, modesti, tranquilli; spesso non si riusciva a distinguere dove avessero la testa. Si trattava di lombrichi, rosei, snodati, molli, di sanguisughe, che si attaccavano voracemente alle gambe di chi si immergeva nell’acqua degli stagni e persino di alcuni disgustosi individui che l’uomo si accorse di ospitare nel suo intestino: la tenia e l’ascaride. Furono chiamati vermi.
Soltanto allora l’uomo pensò di aver finito le sue classificazioni del mondo animale, per lo meno di quelle fondamentali e si sentì soddisfatto. Non per nulla se ne considerava il re.
(Mimì Menicucci)

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Decalogo zoofilo

  1. Rispetta ogni essere vivente.
  2. Ricorda che gli animali sono esseri viventi, sensibili al piacere e al dolore. Comprendili ed evita loro, per quanto ti è possibile, fastidi e sofferenze.
  3. Non usare gli animali per il tuo diletto, non produrre strazio o danno alla loro salute, non far soffrire loro la fame o la sete.
  4. Non devastare le tane degli animali; non depredare i nidi degli uccelli, armoniose creature dell’aria.
  5. Non tormentare rospi, lucertole, insetti, talvolta utilissimi all’agricoltura.
  6. Rifuggi da spettacoli barbari e ripugnanti, vittime dei quali sono innocenti animali: impediscili, se puoi.
  7. Pensa agli svariatissimi vantaggi che l’uomo trae dagli animali e dimostra verso di essi la tua simpatia con il rispetto e la benevolenza.
  8. Ricordati che mostrarsi generoso con gli animali e rispettarli è indizio di anime nobile e gentile.
  9. Ogni animale è una creatura sensibile: non tiranneggiarla, ma accoglila sempre con tenerezza, proteggila, amala.
  10. Ricordati che dai sentimenti di giustizia e di carità scaturiscono tutte le virtù e che se le colpe talvolta vengono perdonate, la crudeltà non lo sarà mai.

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Amici e nemici

Tra tutti gli animali che popolano la terra l’uomo ha scoperto che alcuni gli sono nemici, come le bestie feroci, i serpenti e alcuni insetti; altri vivono lontano da lui  senza fargli né bene né male, come tutti gli animali selvatici in generale; altri infine, gli diventano facilmente amici, vivono volentieri nella sua casa o nel suo cortile, lo aiutano nei viaggi trasportandolo rapidamente, nella caccia, nei lavori dei campi; gli danno il latte, le uova, il pelo, la pelle, la carne; questi sono gli amici domestici i quali, fin dai tempi antichissimi hanno accettato il dominio dell’uomo.
(C. Lorett)

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Gli animali

Gli animali possono vivere senza l’uomo, mentre è difficile pensare che l’uomo avrebbe potuto sopravvivere senza gli animali. Per necessità, ma talvolta anche senza necessità, l’uomo ha turbato profondamente l’esistenza degli animali; talune specie per opera dell’uomo sono state cancellate dalla Terra, altre ridotte a pochissimi esemplari, alcune non esistono più allo stato selvatico, ma solo domestico. Soltanto in tempi recenti l’uomo saggiamente protegge quello che nei secoli passati è sfuggito alla totale distruzione.

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Guardatevi intorno

Guardatevi intorno: vedrete piccoli insetti, quali alati, quali striscianti, quali saltellanti, muoversi incessantemente in mezzo alle piante. Vedrete, nelle limpide acque del lago, guizzare rapidi pesci argentei; noterete le grosse anguille verdastre, i gamberi nei fossati. Udrete il gracidare delle rane vicino agli stagni, vedrete i granchietti, le arselle attaccate agli scogli marini e quei pesciolini minutissimi che nuotano dove l’acqua è bassa.

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Un grande albero

Il regno animale si può paragonare a un grande albero, da cui si dipartono parecchi rami. In basso, sulle radici, vi sarebbero gli animali più semplici; in alto, sulla vetta estrema, che non può essere superata da nessun altro ramo, starebbe l’uomo. In mezzo, fra le radici e il vertice dell’albero, stanno gli animali che collegano l’uomo alle forme più semplici degli esseri viventi.

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Ricerche e relazioni sugli animali:
– Scrivi il nome di alcuni animali e distingui quelli che appartengono al tipo dei vertebrati.
– Fai lo stesso per gli invertebrati.
– Ricopia i seguenti nomi, facendo due colonnine, una per gli animali vertebrati, una per gli invertebrati: ragno, lumaca, vipera, toro, seppia, ostrica, scorpione, gatto, sogliola, cavallo, zanzara, sardina, passero, asino, lombrico, coccodrillo, leone, chiocciola, tonno, balena, tenia, foca, vitello, moscerino, cane.
– Ricopia i seguenti nomi raggruppandoli a seconda che si tratti di mammiferi, uccelli, rettili, anfibi, pesci: pulcino, pipistrello, rana, salamandra, passero, gatto, coccodrillo, sogliola, triglia, rospo, canarino, cane, tigre, vipera, balena, squalo, biscia, delfino, usignolo, foca, merluzzo, lucertola, raganella, carpa, ippopotamo, rinoceronte, cavallo.
– Ricopia i seguenti nomi raggruppandoli a seconda che si tratti di crostacei, molluschi, insetti, aracnidi, vermi: gambero, chiocciola, mosca, zanzara, sanguisuga, lombrico, bruco, granchio, ascaride, seppia, ragno.
– Scrivi il nome di alcuni animali vertebrati e scrivi accanto a ciascun nome se si tratta di un mammifero, o di un uccello, di un rettile, di un anfibio, di un pesce.
– Scrivi il nome di alcuni animali invertebrati e scrivi accanto a ciascun nome se si tratta di un crostaceo o di un mollusco, di un insetto, di un aracnide o di un verme.

Amici e nemici
Tra tutti gli animali che popolano la terra l’uomo ha scoperto che alcuni gli sono nemici, come le bestie feroci, i serpenti e alcuni insetti; altri vivono lontano da lui senza fargli né bene né male, come tutti gli animali selvatici in generale; altri infine, gli diventano facilmente amici, vivono volentieri nella sua casa o nel suo cortile, lo aiutano nei viaggi trasportandolo rapidamente, nella caccia, nei lavori dei campi; gli danno il latte, le uova, il pelo, la pelle, la carne; questi sono gli amici domestici i quali, fin dai tempi antichissimi hanno accettato il dominio dell’uomo.
(C. Lorett)

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Dettati ortografici sugli ANIMALI

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