Poesie e filastrocche il papà una raccolta di poesie e filastrocche, di autori vari, per bambini della scuola d’infanzia e primaria.
Il babbo
Povero babbo! Stanco, scalmanato,
tutte le sere torna dal lavoro,
ma per cantar la nanna al suo tesoro
ha sempre un po’ di forza e un po’ di fiato.
L. Schwarz
Festa del papà
Tanti auguri babbo caro
di salute e d’ogni bene
or che sono un o scolaro
li so far come conviene.
Se sapessi, babbo mio,
in cucina che da fare
un gran moto, un tramestio
un andare e ritornare.
Già ti annuncio in confidenza
(tanto tu non lo dirai)
che un budin nella credenza
c’è, ma grande, grande assai.
Che tripudio, che contento!
Ah, se fosse ognor così
che giulivo movimento
caro babbo, che bel dì.
Il padre
Mio padre non è morto,
mio padre cammina con me,
sento ancora il suo passo.
Sento che s’accosta ai libri,
toglie la bibbia dallo scaffale:
da tanto la sua immagine è scomparsa,
ma mio padre è sempre con me.
Sotto la lampada egli siede la sera,
e tiene il libro in mano:
e a volte chiede piano
se ho trovato la pace.
A volte lo sento parlare,
ma non vedo il suo viso,
mi sembra d’essere ancora bambino
e ascolto le parole d’Isaia.
E se siedo alla notte sulla soglia,
e la luna percorre il dorato sentiero,
sento che siede accanto a me
come un tempo sedava. (E. Wiechert)
A mio padre
Padre, se anche tu non fossi il mio
padre, se anche fossi un uomo estraneo
per te stesso egualmente t’amerei.
Chè mi ricordo d’un mattin d’inverno
che la prima viola sull’opposto
muro della tua camera scopristi
e ce ne desti la novella allegro.
Poi la scala di legno tolta in spalla
di casa uscisti e l’appoggiavi al muro.
Noi piccoli stavamo alla finestra.
E di quell’altra volta mi ricordo
che la sorellina, bambinetta ancora,
per la casa inseguivi minacciando
(la caparbia avea fatto non so che).
Ma raggiuntala che strillava forte
dalla paura, ti mancava il cuore:
chè avevi visto te inseguir la tua
piccola figlia, e tutta spaventata
tu vacillando l’attiravi al petto,
e con carezze dentro le tue braccia
l’avviluppavi come per scamparla
da quel cattivo ch’era il tu di prima.
Padre se anche tu non fossi il mio
padre, se anche tu fossi un uomo estraneo
fra tutti quanti gli uomini già tanto
pel tuo cuore fanciullo t’amerei. (C. Sbarbaro)
Padre
Padre, un giorno ti condurrò per queste
vie, con queste mani che reggevi
un giorno nelle tue. T’indicherò
come facevi, i seminati, i colli,
le case sparse, quasi con le tue
stesse parole; e tutto sarà nuovo
per te, come per me in quei lontani
giorni, e sorriderai col mio sorriso.
Allora io non avrò più l’innocenza,
ma la ritroverò negli occhi tuoi,
e sarà, padre, il tuo ultimo dono. (T. Colsalvatico)
A mio padre
Caro papà che te ne stai rinchiuso
in quell’ufficio sempre a lavorare
esci a vedere il sole,
vieni anche tu un po’ fuori a respirare.
Fai quattro passi, arriva alla stazione,
arriva al bar a prendere un gelato,
mettiti un po’ a giocare
in mezzo a noi, sopra un grande prato.
Se stai fra noi, papà, ritornerai
felice, e tante noie scorderai.
(A. Valsecchi)
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