Dettati ortografici LE ERBE DEL PRATO – Una collezione di dettati ortografici sul tema “le erbe del prato”, di autori vari, per la scuola primaria.

Il prato
In primavera il prato si riveste di erba verde e profumata. Fra l’erbetta tenera sbocciano le prime margheritine, le calendule, tutti i piccoli, variopinti giori di cui pochi conoscono il nome, ma che fanno il prato leggiadro e bello.

Quanti fiori!
Quanti fiori sul prato verde, nuovo. tutto imbrillantato di rugiada! Pratoline bianche con l’orlino rosso, calendule arancione, campanelle bianche e viola che di arrampicano sui cancelli, vilucchi modesti, bianchi, venati di rosso, e poi tutti i piccoli fiori di cui forse pochi sanno il nome, ma che fanno il prato così leggiadro, così variopinto, così profumato!

Sotto la siepe ancora fitta di stecchi spinosi, è spuntata la prima viola. Coraggiosamente ha sfidato i pericoli dell’ultimo freddo ed ha levato la sua testina scura fra un groviglio di foglie secche, di germogli novelli, di fili di paglia, di grumi di terra. Grazie, piccola annunciatrice della primavera.
R. Rompato

Il prato è colmo di fiori: vedi le radichelle gialle, le azzurre corolle della cicoria, le testine piumose della pimpinella, i trifogli bianchi, gialli, rossi, l’oro dei ranuncoli, il bianco rosato delle pratoline… e i fiori della malva, del tasso barbasso, i fiorellini leggeri delle veroniche, gli occhi azzurri delle genziane, i grappoletti della prunella, le creste di gallo, i tralci dell’odoroso pisello… E’ una festa di colori e di aromi; la festa della primavera. (N. A. Oddi)

I fiori
Appena la natura ripalpita ai primi soffi di primavera, ecco i fiori. Fiori dappertutto: nei campi e nei prati, sulle rive dei ruscelli, nelle siepi, nei boschi, nei giardini. Fiori che ornano con ugual grazia i vasi di cristallo e i pentolini sbocconcellati, le case dei ricchi e le modeste dimore dei poveri. (Savini)

La prima viola
E’ spuntata sull’orlo della strada, sotto la siepe, piccola, scura, profumata! E’ venuta a dire alla primavera che tra poco torneranno le rondini a rifare il nido, che tutti gli alberi, uno dopo l’altro, si copriranno di gemme, di fiori, di frutti. (Steiner)

Alla viola
Grazie, piccola annunciatrice della primavera! Tu vieni a dirci che le rondini sono in viaggio per tornare ai loro nidi, che gli alberi si sono già coperti di gemme, che il contadino prepara i lavori dei campi… Tu vieni a dirci la parola della speranza e della gioia, piccola viola che ti dondoli al vento di marzo, con delle perline di brina ancora luccicanti sul lembo delle foglie, ma con la profumata corolla spalancata a bere il calore del pallido sole.
R. Rompato

L’amemone
Fior di vento è il mio nome; e quando, a primavera, tutta la pianura si desta fremente all’alito dei primi venti, io alzo ridente la mia corolla al sole. Mi piace sentirmi curvare da quel manto leggero che piega gli steli e fa ondeggiare gli alti, solenni pioppi. E’ bello fare a rimpiattino con gli aguzzi ciuffi d’erba che, timidi, si affacciano a cercare il sole.
R. Rubatto

Fiori selvatici
In primavera, quando tutto rinasce nella natura, è una gioia osservare il verde delle erbe e del fogliame riprendere la sua rivincita sulla bianchezza delle nevi. Gli steli delle erbe, che possono rivedere la luce, perdono la loro tinta rossastra per diventare di un bel verde. I prati sono screziati da moltitudini di fiori e qui ecco ranuncoli, anemoni e primule sbocciate a mazzi, più lontano il verde scompare sotto il niveo biancore del grazioso narciso.
G. Reclus

Risveglio dei fiori
Al mattino, appena il cielo biancheggia ad oriente e spegne ad uno ad uno i suoi lumi, appena le nuvole cominciano a colorarsi di tinte d’opale, d’argento, d’oro, di porpora, i colori dei fiori cominciano a distinguersi fra le erbe sempre meno scure, e prima i bianchi e i gialli, più tardi i rosei, i cilestrini, i blu. Presto presto, se il cielo non sia nuvoloso o piovoso, le pratoline sciolgono le cuffiette, i vilucchi calano i cappucci, si aprono le campanelle e i gialli soffioni e le cicorie somiglianti a fiordalisi.
Paolo Lioly

Fiori di campo
Sbocciano in piena libertà, all’aria aperta della campagna. Danno un aspetto vago all’erba dei prati, inghirlandano a festa la spalliera delle colline, riempiono di profumo le gole dei burroni e il silenzio delle ombrose valli. (Collodi)

Fiori di campo
Li trovate dappertutto: lungo la strada, lungo i viottoli, lungo i fossi, lungo le prode, su per i greppi, nelle aiuole degli orti e dei giardini. Si direbbe che questi piccoli e graziosi amici stanno a far capolino fra l’erba per sorridere mentre passate, per darvi il bene arrivato e per rallegrarvi la strada. (Collodi)

Fiori di campo
Entrate nel bosco ed ecco venirvi incontro il mughetto con le sue campanelline d’argento e la violetta dal profumo delicato; fra quel ciuffo d’erba verde biancheggia l’elegante margheritina, e in mezzo ai campi di biade, spicca il rosso fiammante del rosolaccio e la tinta azzurra del fiordaliso. (Collodi)

I fiori
I fiori vivono e parlano. Il profumo è il loro respiro, il colore la loro voce. La rosa ho un linguaggio e il garofano dice parole diverse dalla violetta. Così ogni fiore ha la sua voce e dal giardino e dal prato si alza un coro di profumi. (Salvaneschi)

Il prato
Il prato era tutto brullo, con pochi ciuffi di erba inaridita dal gelo. E’ bastata una mattina di sole, è bastata una lieve pioggerellina di primavera ed ecco che il prato si è ricoperto di erbetta tenera e profumata; ecco gli insetti ronzare intorno ai primi fiori, ecco le pratoline aprire gli occhietti meravigliati, ecco le violette esalare il loro delicato profumo.

Il prato
Sul prato cresce l’erba, talvolta così disprezzata che molti la chiamano erbaccia. Non è erbaccia, è il fieno profumato per alimentare il bestiame, è il foraggio per l’inverno, quando il gelo avrà ucciso tutte le piante; è la bellezza del prato, è una meraviglia della natura.

Il prato
Certamente ti piace correre per i prati, sdraiarti fra la verde erbetta, cogliere i fiorellini che sbocciano al tiepido sole di primavera. Ebbene, quando ti sarai sfogato a correre, a saltare, a cogliere fiori, fermati un momento a guardare, da vicino, l’erba dei prati. Vi scoprirai tante cose: vedrai che mondo pieno di meraviglie è quel prato che tutti calpestano senza badarci.

Le piantine del prato
Povere piantine, calpestate da tutti, urtate, lacerate, strappate! Sembrerebbero destinate a morire appena nate. E invece, la natura, materna anche con loro, le ha dotate di tessuti resistenti, capaci di guarire dalle ferite più profonde. Osserva queste piantine e vedrai come si sono adattate a vivere dovunque hanno trovato un po’ di terra, un po’ di sole, una goccia d’acqua.

Le piante del prato
Chi le ha seminate? Forse è stato il vento, un rivolo d’acqua, un uccellino, che hanno trasportato un piccolo seme; e il piccolo seme ha germogliato, ha messo foglioline e radichetta, ha fatto persino il fiore, il seme.

La portulaca

E’ una piantina di prato che forse avrai vista tante volte. Ha le foglioline grasse e un fusto cilindrico e fragile. Si spezza facilmente, ma la portulaca è dura a morire. E’ sottoposta a ogni specie d’ingiuria: piedi, ruote, zoccoli. Il fusto della piantina si spezzerà, ma se tornerai dopo qualche giorno, vedrai che la coraggiosa piantina ha rimarginato la sua ferita ed è viva e vegeta come prima.

Il soffione

Tutti lo conoscono. E’ quel piccolo ciuffo di peli che a soffiarci sopra sparisce, come sparisce la fiamma del lumino, sotto un soffio vigoroso. In fondo a ciascuno dei peluzzi, che si chiamano pappi, c’è un semino. E basta un soffio di vento perchè questi semini, portati dal loro paracadute che è, insieme, ala, se ne vadano alla ventura per cadere lontano e dar vita a una nuova pianta.

La cicoria

Hai visto, chissà quante volte, i prati fioriti dell’azzurro fiore della cicoria. E’ una pianta amara che forse non ti piace, quando la mamma la cuoce per fartela mangiare. Ma è una piantina preziosa perchè la sua radice, tostata e macinata, è buona per fare il caffè, che non è caffè ma un surrogato adatto ai bambini, certamente più del caffè vero.

Il trifoglio
E’ bella la fogliolina del trifoglio che è, insieme, una e tre: tre cuoricini venati di rosso, una fogliolina sola. Il fiore del trifoglio non è un fiore solo, ma sono tanti fiorellini uniti insieme che odorano acutamente di miele. Lo sanno le api e gli altri insetti che accorrono, avidi, a succhiarne il dolcissimo nettare.

Le piante del prato
Le piante del prato sono tante, tante, che non arriveremo mai a conoscerle tutte. In genere sono molto modeste, senza pretese, ma molte di esse potrebbero avere anche un po’ di superbia, perchè sono lontane cugine del grano. E tutte insieme formano il profumato fieno, quello che serve a nutrire il bestiame e che, per un miracolo che solo la natura sa fare, si trasforma in latte, lana, carne.

Le erbe del prato
I bambini amano i terreni erbosi e preferiscono camminare sul prato invece che sulla strada. E’ bello imparare ad osservare l’erba del prato, questa erba così calpestata, così trascurata, da meritare talvolta il nome di erbaccia.

Alcune di questa piante hanno una grossa radice a fittone, profondamente e solidamente conficcata nella terra, tanto che è difficile strapparla. E’ una delle difese che la pianta mette in opera per salvaguardare la sua esistenza. Altre piante hanno le foglie disposte a rosetta. Poichè le annaffia la natura, le piantine sono fatte così per poter raccogliere più acqua e quindi portarla alla radice. In genere l’erba del prato è resistente, non facile ad essere strappata, oppure il tessuto delle foglie è tale da rimarginarsi ad ogni lacerazione.

Chi ha seminata l’erba del prato? Nessuno (quando non si tratti di prati artificiali). Le piantine hanno lasciato cadere il seme, tanti semi che sono sbocciati spontaneamente formando così il verde tappeto. Il vento ha trasportato lontano molti di questi semi, e il prato si è esteso, l’erba ha invaso l’orlo dei fossati, il margine della strada.

Guardiamo in particolare qualcuna di queste piantine. La petacciola, o meglio la piantaggine, ha le spighe verdastre, rigide, diritte. Si lascia svellere con una certa difficoltà.

La portulaca ha delle foglioline grasse che talvolta si mangiano anche in insalata. Il suo fusto è rossastro, cilindrico, fragile. Contrariamente alla piantaggine, si spezza con facilità, ma ha la proprietà di rimarginare prontamente le sue ferite. Sottoposta, com’è, ad ogni sorta di ingiurie, usa questa sua proprietà per resistere e vivere.

Noto a tutti i bambini è il soffione, il quale da quel piccolo globo di pelo che vediamo volar via ad ogni lieve soffio di vento. I piccoli fiocchi che lo compongono sono chiamati pappi e in fondo a ciascuno di essi c’è il semino. Trasportato dal vento, il seme del soffione può così andare anche molto lontano dalla pianta madre.

L’erba del prato costituisce un ottimo pascolo per le pecore. I prati sono talvolta seminati appositamente perchè l’erba dovrà servire da mangime al bestiame. Il contadino vi semina allora il trifoglio, la lupinella e l’erba medica, che andranno poi a costituire il profumato fieno, il foraggio, così necessario all’allevamento del bestiame.

Anche molte erbe medicinali crescono spontaneamente fra l’erba del prato: camomilla, arnica, malva, ecc…

Fiori del prato
Qui, lungo il rivo, a specchio dell’acqua bruna, fioriscono i miosotis. Dalle umili foglioline sugli steli emergono i fiori; sono frammenti di cielo azzurro, e in mezzo ad ognuno splende un grano d’oro, come il riflesso di un sottile raggio di sole. Sulla riva ancora fioriscono le primule. Dal cesto verde, rotondo, aderente alla terra, s’alzano le delicate corolle gialle, pallide e trasparenti, come se dentro brillasse un tenue lume. (G. Fanciulli)

Fiori del prato
Si stendono in file bianche e rosate le pratoline, modeste come bimbe. Le guardano, appena reclinandosi, le nobili genziane, dalla veste mirabilmente turchina. Azzurri sono anche i fiori della borrana, e più teneri sembrano, affacciandosi dal viluppo delle foglie villose e pungenti. Larghe macchie d’un rosso cremisino, o d’un bianco giallognolo, stendono sul verde i trifogli. Dove l’erba è più alta, emergono i giallo-lucidi bottoni d’oro, penduli ad ogni soffio d’aria; e le più gravi margherite, dal tondo occhio stupito in mezzo alla candida raggera. (G. Fanciulli)

Le erbe del prato
A primavera, dopo che le ultime nevi sono scomparse, le erbe germinano in fretta e si fanno alte. Sembrano tutte uguali al piede che le calpesta; ma non agli occhi che le guardano con amore, nè alle mani che a dita aperte vi affondano per una carezza. Quale innumerevole famiglia! Steli, foglie, fiori, sembrano messi lì a far folla, hanno ciascuno un disegno, un’armonia di colore, un carattere individuale rivelato in minutissimi particolari. (G. Fanciulli)

Il piccolo fiore di prato non si sente mai solo: l’erba verde lo circonda, l’aria lo culla e lo accarezza dolcemente, l’ape si posa sulla sua corolla per succhiarne il nettare, gli insetti gli ronzano intorno. La sua vita è semplice e bella. Egli saluta l’alba spalancando la corolla alla luce, accoglie l’ora del tramonto chiudendo i suoi petali o reclinando la testina. Quando la falce dell’uomo taglia il suo stelo, giace tra le erbe e spande ancora intorno un sottile aroma: è l’odore del fieno fresco. (M. Cera)

I campi ormai sono un trionfo di colori:  il frumento cresce a vista d’occhio  e comincia a spigare; i prati di ravizzone e di trifoglio sono fatti di porpora e d’oro; le rive dei fossati e dei fiumi si sono ricoperte di fiori dai colori tenui e soavi; le piante da frutto tendono al cielo i rami carichi di fiori, tra i quali, con un ronzio monotono ma vivo, volano leggere le api dall’alba al tramonto. (G. G. Moroni)

Era un breve spazio rettangolare che una cancellatina separava dal giardino più vero. In due lati del rettangolo una strisciolina aveva la bellezza di un nespolo, di un rosaio che distendeva la sua capigliatura per tutta l’estensione della cancellata… Odorosa fioritura di ciocchette bianche, bocche di lupo, bocche di leone, vilucchi, convolvoli; stupori dei bocci, dei semi, delle bacche che schioccavano e lanciavano il seme. Vita dei bruchi, delle larve, amori e nozze dei minuscoli esseri: un mondo di stupori quella strisciolina di terra. (B. Cicognani)

I vecchi muri hanno una particolare poesia: dalle screpolature, dai piccoli antri bui escono le erbe, quali piccole e timorose della luce, quali vigorose e ricche di foglie e di fiori. Alcune ricoprono il muro con una leggiadra cortina di un verde tenero sulla quale scherza il vento, che la agita vivacemente suscitando fruscii sommessi e improvvisi, mentre il sole vi accende luci ed ombre, bagliori di perle e riflessi di seta. (P. Boranga)

Le viole sono state le prime a sbocciare sulle rive dei fossi e vicino ai cespugli, pronte a rispondere al richiamo del sole. Le hanno seguite poi le pervinche, le primule, le pratoline: ora, bottoncini di luce, rallegrano le zolle. Ci annunciano la primavera che sta arrivando e noi accogliamo nel cuore la dolce promessa.

Le primule sono fiori da nulla, piccoli, gialli come lo zolfo. Tutti gli anni, appena marzo ride un pochino, si mettono di impegno. Spuntano a ciuffi da una modesta rosetta di foglie ruvide e si accontentano di un pugnetto di terra, di una goccia d’acqua, di un raggio di sole. Vogliono essere tra le prime ad annunciare il ritorno della bella stagione. Chi le vede pensa: “La primavera è qui” e si rallegra. Le primule lo sanno bene ed hanno fretta.  Non importa se, poi,  la neve le farà morire. Non importa. Hanno annunciato la fine dell’inverno, il ritorno della primavera e… sono contente. (L. Davanzo e D. Scotti)

La campagna conserva ancora l’aspetto invernale. I rami degli alberi cominciano appena a mostrare le prime gemme e l’aria è ancora umida e fresca. La primavera è vicina. Ecco i primi fiori: le viole mammole. Sbocciano ai margini delle strade di campagna, lungo i viottoli e lungo i fossi, nei prati, là dove comincia il bosco, ai piedi delle vecchie querce, tra le foglie secche dell’autunno.

La prima viola è spuntata sull’orlo della strada, sotto la siepe, piccola, scura e profumata! E’ venuta a dire che è primavera, che tra poco torneranno le rondini a rifare il nido. E’ venuta a dire al contadino che i lavori del campo lo aspettano. E’ venuta a dire ai poverelli, che questo inverno soffrivano tanto, che non farà più freddo. (L. Steiner)

Fienagione

L’erba ben presto diverrà fieno odoroso. Poi verrà il gran carro e il fieno vi sarà  ammonticchiato; e il carro se ne andrà traballando col suo carico profumato.
Il prato resterà silenzioso e spoglio del suo bel manto. E le cavallette, le formiche, le coccinelle, le chioccioline, tutte le creature minuscole che vivono sotto le erbe folte, vedranno distrutta la grande boscaglia.
Addio ombra, addio frescura, addio protezione.
Ma gli steli corti corti assicurano: “La falce taglia? E noi cresceremo di nuovo”.
(E. G. Camillucci)

I fiori di campo

I fiori di campo fanno una figura molto semplice e modesta, ma sono anch’essi graziosi, freschi, odorosi e coloriti con una delicatezza e una varietà di tinte meravigliose. I fiori di campo sbocciano, in pienissima libertà, all’aria aperta della campagna. fuori del muro dei giardini e senza bisogno delle cure del giardiniere. Passeggiando per la campagna si trovano questi fiorellini da per tutto: lungo la strada, lungo i viottoli, lungo i fossi, lungo le prode, su per i greppi. Si direbbe che questi piccolissimi e graziosi amici siano lì per sorriderci e augurarci buona fortuna.

Fiore di prato

Il piccolo fiore di prato non si sente mai solo; l’erba verde lo circonda, l’aria lo culla e lo accarezza dolcemente, l’ape si posa sulla sua corolla per succhiarne il nettare, è semplice e bella. Egli saluta l’alba spalancando la corolla alla luce, accoglie l’ora del tramonto chiudendo i suoi petali o reclinando la testina.
Quando la falce dell’uomo taglia il suo stelo, giace tra le erbe e spande ancora intorno un sottile aroma: è l’odore fresco del fieno. (M. Cera)

Fiori modesti

A tutti i fiori splendidi e superbi preferisco quelli modesti: la selvaggia rosa di macchia, che un raggio di sole appassisce; il caprifoglio, che si arrampica sulle querce o stende sui cespugli le sue braccia aulenti; la  viola del pensiero dagli occhi vellutati e pensosi; la viola mammola timida; la margheritina dei campi; il ranuncolo d’oro; l’erica rosa; il mughetto d’argento; la viola di Pasqua, che nasce, vive e muore negli orti; il biancospino intorno a cui ronzano le api. (F. Dumonteil)

Fiori

Qua e là, cespugli di fiamme vermiglie dei rosolacci; e macchie giallastre e celestognole di tulipani selvaggi, di papaveri e di anemoni; eserciti di spighe e di grappoli tra il bianco della brina e il rosso del sangue; moltitudini di pratoline con gli orli venati e l’occhio d’oro; e qua e là pezzetti di cielo più celeste del vero, caduti tra l’erba: i fiordalisi. Agli orli del prato, cespi alti e squillanti di ginestre. (G. Papini)

E' pronto il nuovo sito per abbonati: la versione Lapappadolce che offre tutti i materiali stampabili scaricabili immediatamente e gratuitamente e contenuti esclusivi. Non sei ancora abbonato e vuoi saperne di più? Vai qui!