Poesie e filastrocche IL GIORNO DEI MORTI – Una collezione di poesie e filastrocche sul tema, per la scuola primaria, di autori vari.
Crisantemi
O pallidi fiori dei morti,
vi guardo ma senza tristezza.
Vi sfiora, con lieve carezza,
negli orti
la luce del sole un po’ stanca.
Fiorite vicino alla scuola,
e il canto dei bimbi consola
la bianca
ghirlanda dei petali fini.
Novembre vi soffia dal colle,
l’aroma del mosto che bolle
nei tini. (M. Castoldi)
Il cimitero
C’è un lungo sentiero
fra siepi di mirto
che va al cimitero.
Silenzio! Si tace
perchè i nostri morti
riposino in pace.
Dormono, e il sole
coi raggi li bacia,
e a marzo le viole
profuman le fosse.
Le croci già bianche
non sono mai stanche
di tender le braccia
al cielo lontano.
Silenzio! Andiamo…
Lasciamo che i morti
riposino in pace:
silenzio! Si tace. (A. Caramellino)
Strada del cimitero
Strada disabitata, in mezzo agli orti
piena di fiori e di malinconia,
strada che mena al soggiorno dei morti
che frequenta la mia nostalgia:
strada silenziosa dove l’erba
prospera come in un vecchio monastero,
solitaria straducola che serba
come un sentor di ceri e di mistero. (G. Govoni)
Nel giorno dei morti
Piove nebbia sulle croci.
Poche voci
van nell’aria pianamente;
cantilene
dolci e tristi, bisbigliate,
fra le tombe seminate.
Va la gente
lenta, assorta; altra ne viene,
altra sosta al tuo cancello
per segnarsi, o campicello
benedetto.
Sulle braccia tese, ha un fiore
ogni croce, e più d’un lume
fioco spande il suo chiarore
nelle brume. (M. Castoldi)
Camposanto
Dormono i morti con le mani in croce.
Che silenzio nel verde camposanto!
Entro i cancelli pregano con voce
sommessa i bimbi alle pie tombe accanto.
Un passero risponde alla preghiera.
Che dolcezza dormir tra bimbi e uccelli!
“Grazie per la pietà vostra sincera!”
dicono i morti, “grazie a voi, fratelli!”. (A. Colombo)
Sotto la pioggia
O camposanto che sì crudi inverni
hai per mia madre gracile e sparuta,
oggi ti vedo tutto sempiterni
e crisantemi. A ogni croce roggia
pende come abbracciata una ghirlanda
donde gocciano lagrime di pioggia.
Sibila tra le festa lagrimosa
una folata, e tutto agita e sbanda.
Sazio ogni morto di memorie, posa. (G. Pascoli)
Il giorno dei morti
Vuoi darmi la mano?
Andremo così, per il viale
dei pioppi,
laggiù, al Camposanto,
coi fiori e coi ceri.
Diremo una muta preghiera
e i morti l’udranno.
E poi ci daranno risposta
in silenzio, di dietro agli avelli
di marmo, e i tumuli gravi
di terra.
E noi li avremo
nel cuore, e li vedremo
vicini, vicini, vicini: i nonni
dai bianchi capelli
i bimbi coi riccioli biondi,
le mamme, i papà, i fratellini…
Diciamo una muta preghiera:
li avremo qui tutti vicini. (Ada Capitani Campari)
Crisantemi
A tratti versa qualche goccia il cielo,
qualche piccola lacrima smarrita,
e la selva si scuote irrigidita
in un subito brivido di gelo.
Il colchico nei luoghi più deserti
sboccia pensoso, e sotto i pioppi lunghi
sorgono nel silenzio umido i funghi,
che tengo sempre i loro ombrelli aperti:
e nei giardini taciti e negli orti
nascon, quasi piangendo, i crisantemi,
i crisantemi per i nostri morti. (M. Moretti)
I crisantemi
Non più frutti negli orti,
non c’è quasi più un fiore nei giardini,
è questa la stagione
del crisantemo, il triste fior dei morti.
A mazzi od in corone,
tra i salici ed i neri
cipressi dei solinghi cimiteri,
or tutte se ne infiorano le tombe,
perchè nella lor casa ultima e mesta
abbiano pur gli estinti
un pio giorno di festa. (U. Ghiron)
Due novembre
E’ il dì dei ricordi.
I morti
ritornano vivi, nei cuori.
Rinascono tutti
gli acerbi dolori
d’antichi, di prossimi lutti.
E il tempo che vola,
che alterna le sorti
del riso e del pianto,
che dona conforti
d’oblio,
quest’oggi, più triste, ma pio,
ripete una sola parola:
“Ricorda i tuoi morti”. (D. Borra)
Un cimitero
Nel cimitero che ha l’aspetto
c’una gran casa
son un solo muro che gira tutto attorno,
(senza tetto perchè i poveri morti
possan godere ancora un poco d’aria
e la vista del cielo turchino
nella lor triste vita solitaria)
è tanto il verde e l’erba è così densa
che camminando si lascia un sentiero
come in un prato,
con tanti fiori che quasi si pensa
d’essere in un magnifico giardino abbandonato.
La commovente confusione!
I papaveri con le rose,
i fiordalisi con i cardi, e tra le ortiche
il dente di leone con le barbane,
il fiore che si spegne con un soffio…
Così diversi e così belli!
Solo qui dentro tutti son fratelli. (G. Govoni)
La notte dei morti
La casa è serrata: ma desta;
ne fuma alla luna il camino,
non filano o torcono: è festa.
Scoppietta il castagno, il paiolo
borbotta. Sul desco c’è il vino,
cui spilla il capoccio da solo.
In tanto essi pregano al lume
del fuoco: via via la corteccia
schizza arida… Mormora il fiume
con rotto fragore di breccia…
E’ forse (io non odo; non sento
che il fiume passare, portare
quel murmure al mare) d’un lento
vegliardo la tremula voce
che intuona il rosario, e che pare
che venga da sotto una croce,
da sotto un gran peso: da lunge.
Quei poveri vecchi bisbigli
sonora una romba raggiunge
col trillo dei figli de’ figli.
Oh! I morti! Pregarono anch’essi
la notte dei morti, per quelli
che tacciono sotto i cipressi.
Passarono… O cupo tinnito
di squille dagli ermi castelli!
o fiume dell’inno infinito!
Passarono… Sopra la luna
che tacita sembra che chiami,
io vedo passare un velo, una
breve ombra, ma bianca, di sciami. (G. Pascoli)
Se torneranno
Se torneranno i morti questa sera
lasciando un poco il bianco cimitero,
se torneranno come una preghiera
dentro la cappa del camino nero,
fate, o piccini, che non vadan via
con gli occhi tristi e con le mani in croce
cantando come mesta litania
il loro pianto con la smorta voce!
Se tornerà quaggiù la sorellina
con le ali degli angeli e il sorriso,
dopo aver camminato tra la brina,
non scappi così in fretta in Paradiso,
e baciandovi piano con le ali
candide e rosa come un dì di maggio,
preghi: “Signori, tien lontano il male”.
Dica: “Addio, fratellini! Buon viaggio!”.
Se tornerà, orfanelli, la mammina
a rimirarvi ed a baciarvi il cuore,
a pettinarvi un poco la testina,
a contemplarvi con lo stesso amore,
fate che trovi tanta gentilezza
e tanto sole sul visetto buono,
che non dica con voce di tristezza:
“Sono cattivi, mio Signor, perdono!”.
Se tornerà la nonna sempre bella,
fate che venga presso il focolare
a raccontarvi ancora la novella
e voi fatevi tutti ad ascoltare.
Se torneranno i morti questa sera
non abbiate paura; vesti d’oro
hanno, e di luce, e fior di primavera
fra le mani, corolle di tesoro.
Essi son vivi, o bimbi, più di noi,
hanno sofferto ed ora stanno in festa.
In cielo ancora li vedremo poi,
con fiori tra le mani e fiori in testa. (L. Nason)
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