Dettati ortografici – GLI ANIMALI DEL FREDDO. Una collezione di dettati ortografici sugli animali del freddo: foca, tricheco, orso polare, ecc…

La foca piange

Per quanto viva nel mare, la foca è un mammifero. Essa ha uno spesso strato di grasso che le permette di trattenersi per ore ed ore sul ghiaccio senza congelarsi.

La voce della foca è un aspro latrato o muggito; quando è in collera ringhia come un cane. Ha sensi eccellenti e tutti ugualmente sviluppati. Il naso e le orecchie sono chiudibili a volontà dell’animale.

Gli occhi sono grandi e la pupilla non è tondeggiante e allungata, ma divisa in quattro raggi.

Da ciò probabilmente dipende la facoltà che la foca possiede di vedere ugualmente bene sia di giorno che di notte, come a diverse profondità sott’acqua.

La foca ha uno sguardo espressivo e quando sente dolore, piange. Questa è la riprova che la foca non è un pesce. E’ un mammifero e dei più sviluppati. O. Valle

La foca

Le foche rendono possibile, all’uomo che vive sulle nevi, la vita nella patria inospitale. L’uomo trae profitto di tutte le parti della foca. Sono per lui utili la carne e il grasso. Il sangue, cotto con acqua di mare, serve da minestra, l’olio si beve dalla brocca, che nella misera capanna non manca mai come da noi la caffettiera. Gli intestini, tesi sulle finestre, lasciano penetrare una scarsa luce nelle abitazioni e le proteggono dal freddo. La pelle fornisce il cuoio per le calzature e gli abiti. Non si gettano via neppure gli ossicini: servono da giocattoli per i bambini.

L’orso bianco
Vive nelle regioni più fredde della terra, dove non esiste vegetazione e regnano i ghiacci eterni. E’ il re del Polo, sfida la bufera, i lastroni di ghiaccio gli servono da barca, la neve da cuscino.
Essendo un carnivoro, si nutre di foche, di pesci e di lontre. Molti cacciatori polari e gli eschimesi gli danno una caccia spietata.

L’orso 
L’orso è un mammifero carnivoro, appartenente alla famiglia degli ursidi, molto affine a quella dei canidi. Vive in Europa (orso bruno del Trentino e dell’Abruzzo), in Asia (orso bruno della Siberia e orso nero del Tibet) e nelle due Americhe (orso bruno, grizzly, baribal).
L’orso bianco è un animale artico, ha il muso e il collo lunghi, le orecchie corte. E’ un buon nuotatore e si ciba di foche, di pesci e di sostanze vegetali.
Gli orsi hanno artigli poderosi, non retrattili; quasi tutti sono capaci di arrampicarsi. Attaccano di rado l’uomo, ma possiedono grande forza e sono animali assai temibili.
Può raggiungere l’altezza di un metro e venti, la lunghezza di oltre due metri, il peso di duecento, trecento chili in individui adulti, prima del letargo invernale. Ha pelliccia molto folta, che va dal bruno-nero al bruno-grigio, al bruno-rossastro, a seconda della distribuzione geografica. E’ forestale, bisognoso di grande estensione per aggirarsi a piacere e per il reperimento del cibo. La fame lo spinge ad uscire solo o in piccoli gruppi, durane la notte o al crepuscolo o al mattino presto. Mangia mirtilli, bacche, frutta in genere, germogli e radici, coleotteri, lumache, chiocciole, pesci. Nel cavo degli alberi, ricerca i favi di miele, di cui è molto ghiotto. A volte fa scorribande nei coltivi e si rimpinza di grano, di segale, si orzo, di pannocchie. Non molesta l’uomo se non preso alle strette, ma è aggressivo sul bestiame, specialmente quando, magro ed affamato, si desta dal letargo. Allora abbatte pecore e anche vitelli.
(G. Menicucci)

La foca
E’ un animale mammifero marino.  Nuota agilmente, e sulla terra si muove in modo buffo e pesante.
La foca vive in branchi numerosi e alleva i piccoli con cura. Va a caccia di notte; di giorno se ne sta sdraiata al sole, sulle rocce e sulle spiagge. Abbaia come i cani, brontola rabbiosa, ruggisce nelle lotte, urla quando è colpita dall’arpione.
L’uomo caccia la foca per l’ottima pelle, l’olio e i grassi; i popoli nordici ne usano gli intestini per confezionare mantelli impermeabili.

La foca
La foca è un mammifero carnivoro pinnipede. Si conoscono molte specie di foche che vivono soprattutto nelle regioni artiche e antartiche. La foca monaca, di pelame bruno o nerastro sul dorso e quasi bianco sul ventre, abita il Mediterraneo e talvolta viene catturata sulle coste italiane.
La foca ha un capo tondeggiante, privo di padiglioni auricolari. Le zampe posteriori non servono per camminare e restano protese all’indietro. Nuota molto bene e si ciba di pesci.
La foca vive in gruppi numerosi; è un animale intelligente e facile da addomesticare.

Il colosso dei ghiacci
Le regioni artiche non sono affatto regioni deserte come molti di voi potrebbero pensare, anzi. Vi abitano numerosi mammiferi: i lupi, i buoi muschiati, i caribù, le lepri del polo, i lemming, gli ermellini, e molti mammiferi marini, come le foche e i trichechi di cui parleremo questa volta.
Oggi i trichechi i trovano solamente nell’estremo Nord della Groenlandia e nella zona circostante lo stretto di Bering: sono animali goffi, che possono raggiungere tranquillamente il peso di una tonnellata e mezzo e la lunghezza di quattro metri e mezzo. Sotto la pelle i trichechi hanno uno spesso strato di grasso, che li protegge dal freddo terribile e permette loro di nuotare senza danno nelle acque gelide del Mar Artico.
Può darsi che i trichechi vivano anche altrove, ma si tratterebbe in questo caso di regioni inesplorate: infatti non si hanno notizie della presenza di trichechi se non nelle regioni che abbiamo detto. E pensare che di fu un tempo in cui i trichechi erano numerosissimi in tutta la zona intorno al Circolo Polare Artico: ma questi animali, come gli elefanti, possiedono una ricchezza che fa gola: l’avorio!  I denti incisivi del tricheco sono sviluppati come due vere e proprie zanne: possono raggiungere i settanta centimetri di lunghezza  e il peso di oltre tre chili. Furono proprio queste zanne a suscitare la cupidigia degli uomini, tanto che i trichechi furono massacrati senza pietà, e oggi di molti milioni di esemplari non ne rimangono che trenta-quarantamila. Un tempo tutto il tricheco ucciso veniva utilizzato, e lo stessa fanno oggi gli eschimesi che sfruttano la carne, il grasso, la pelle per gli usi più diversi. Un tempo le pelli dei trichechi venivano trasformate in cordami per navi e, a onor del vero, si trattava delle funi più solide che si possano immaginare.
L’aspetto si questo grosso bestione, la femmina pesa circa due terzi del maschio, ricorda grosso modo quello di un vecchio contadino tranquillo e bonaccione. I lunghi baffi lucidi e rigidi contribuiscono non poco a dare al tricheco una certa aria simpatica. Quando è piccolo, il tricheco è ricoperto da una pelliccia giallo-bruna, che presto diventa bianca, per poi cadere. Fatto adulto,  il tricheco non ha su tutto il corpo nemmeno un peluzzo ad eccezione dei baffi: la sua pelle si presenta nuda, piena di rughe e di grinze, coperta di cicatrice che testimoniano le feroci lotte combattute durante il periodo degli amori. Questo è l’unico momento in cui i l tricheco si mostra combattivo e feroce: per lo più .se ne sta tranquillo a ronfare sulla banchisa. Meglio non fidarsi troppo, però, della bonarietà del tricheco, né della sua lentezza, quando cammina sulla terraferma. Le sue zanne sono armi terribili con le quali il nostro amico osa affrontare persino l’orso bianco: per questo più permettersi di sonnecchiare pigramente sulla banchisa: nessuno degli animali polari, nemmeno il più feroce, oserebbe avvicinarsi a lui. Le zanne del tricheco hanno però anche un’altra funzione: oltre ad essere arma di difesa e piccolo aratro per stanare gli animali di cui esso si ciba sono utilizzate come bastone di sostegno. Il tricheco, infatti, se ne serve per sollevarsi e per reggersi in piedi sulle rocce e sul ghiaccio. Il suo nome scientifico, del resto, Odobenus, significa appunto “colui che cammina sui denti”.
Ma il tricheco usa anche un altro sistema per camminare: come la foca e a differenza dell’otaria, porta avanti le pinne natatorie, si appoggia su di esse, e, dopo di aver sollevato in questo modo tutta la parte posteriore del suo corpo, con un brusco movimento si getta in avanti.
Mamma tricheco è particolarmente affettuosa con le sue creature: due piccoli che nascono a primavera, pesanti già di una settantina di chili, e che deve allattare per due anni. Essa ama giocare con i suoi  piccoli, li fa rimbalzare come palle e improvvisa con loro una specie di nascondino acquatico.
Una particolarità anatomica dei trichechi è che sono praticamente privi di unghie: su ciascun dito delle cinque dita delle pinne natatorie anteriori hanno infatti solo una parvenza di unghie, sulle pinne posteriori hanno un’unghia sola, piuttosto lunga, sul dito esterno.
Il tricheco si trascina faticosamente per terra, e si trova invece meravigliosamente a suo agio in acqua: per questo si tuffa spesso a grandi profondità in cerca di cibo: conchiglie, asterie, ricci di mare e molti altri invertebrati sono il suo pasto preferito. Il tricheco infatti non si nutre di carne o di pesci come le foche, ma si ciba quasi esclusivamente con i piccoli animali che abbiamo detto.: li pesca in acqua o, con le zanne, li cerca nel fango ai limiti della banchisa. Per triturare queste leccornie, il tricheco è armato di sedici denti, oltre alle due zanne che sono la sua più formidabile arma di difesa. Questi sedici denti hanno la forma di piccoli coni resistentissimi e smussati sulla punta.

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