Dettati ortografici sull’anno nuovo e il Capodanno – una collezione di dettati ortografici, di autori vari, per bambini della scuola primaria.

Anno nuovo
E’ cominciato un altro anno. Dodici mesi da passare tra inverno, primavera, estate ed autunno. Che cosa avverrà in quest’anno? Non lo sappiamo. Soltanto la natura sarà immutabile e il suo ciclo sarà sempre uguale: pioggia e sereno, fiori e frutti, messi e raccolti.

Anno nuovo
Un anno nuovo incomincia e un altro si è concluso. L’uno è partito in silenzio, l’altro in silenzio è arrivato. Sono entrambi due cari fratelli se il cuore degli uomini rimane ugualmente buono. Ti sono amici entrambi se a quello che hai salutato affidasti un tesoro di pensieri buoni, se a questo che giunge tu affidi tante promesse di bene.

Anno nuovo
E’ cominciato un anno nuovo, che ripeterà i mesi e le stagioni, così come ha fatto quello vecchio. Le stagioni sono quattro: primavera, estate, autunno e inverno. La primavera ci porterà alberi fioriti, canti di uccelli e cielo sereno. L’estate maturerà i frutti e farà bionde le messi. L’autunno ci darà i raccolti e l’inverno nasconderà la terra sotto la neve. Tutte le stagioni sono necessarie e tutte hanno la loro bellezza.

Anno nuovo
Anno nuovo, benvenuto! Che cosa mi porterai? Porta la serenità, la salute ai miei cari, la pace a tutti gli uomini. Anno nuovo, vita nuova. E lo prometto di essere più buono. Questo è il più bel dono che tu, anno nuovo, ci porti.

Anno nuovo
Anno nuovo, vita nuova! Chi non è contento di quello che ha fatto nell’anno che se ne va, può fare tutti i propositi che vuole. Il primo di gennaio, tutto a nuovo, dopo un’energica spolveratina che si potrebbe anche chiamare esame di coscienza. Fatto l’esame di coscienza, fuori i propositi: non dirò più bugie, lavorerò di buona voglia, cercherò di ricambiare con tanto affetto le premure degli altri. Propositi belli e buoni, ma… saranno mantenuti? Auguriamocelo. Intanto godiamoci le feste dell’anno nuovo e facciamoci gli auguri.

Anno nuovo
Non sempre l’anno nuovo è venuto il primo gennaio. Nei tempi antichi capitava un po’ in tutte le stagioni, qualche volta persino in primavera. Gli antichi facevano molto caso alle vicende metereologiche, e poichè nell’inverno il sole si faceva sempre più scialbo e meno caldo, tanto che gli uomini avevano paura che sparisse per sempre, l’anno nuovo veniva festeggiato in primavera quando il sole tornava in tutto il suo splendore. Oggi, gli scienziati hanno stabilito quando l’anno deve cominciare e non c’è più possibilità di mutamenti. Anno nuovo, sii dunque il benvenuto!

La riforma del calendario
Nell’antichità l’anno non cominciava sempre nella stessa data. Alcuni festeggiavano l’anno nuovo a primavera, quando il sole riappariva in tutto il suo splendore, altri popoli, invece, pensavano che l’anno nuovo si dovesse festeggiare quando, raccolte le messi, si preparava la nuova semina. E allora, grande tripudio nel solstizio d’estate, il giorno più lungo dell’anno. Giulio Cesare, il grande romano, volle mettere un po’ d’ordine in questa confusione. Chiamò dall’Egitto un astronomo e lo incaricò di regolare le cose secondo il corso del sole e della luna. Il calendario fu riformato, ma questa riforma non fu sufficiente. Fu il papa Gregorio XII che fece la riforma definitiva così il nostro calendario prese da lui il nome e si chiama gregoriano.

Anno vecchio e anno nuovo
E’ il 31 dicembre, l’ultimo giorno dell’anno. Si aspetta l’anno nuovo augurandoci che esso porti felicità e salute. A mezzanotte precisa, nè un minuto più nè un minuto meno, il gran vecchio , curvo e stanco, incontra col bambino ancora malfermo sulle gambe. Anno vecchio e anno nuovo s’incontrano. Un bel saluto e via, nell’eternità, dove gli anni fanno la storia.

I mesi dell’anno
I mesi dell’anno sono dodici, tutti riuniti in un bel blocco attaccato al calendario. Questa parola “calendario” viene da “calende” e i Romani chiamavano calende il primo di ogni mese. C’è un proverbio, al giorno d’oggi, che parla ancora di calende: “calende torbo, mese chiaro”. E vorrebbe dire che se il primo giorno del mese fa tempo brutto, il restante del mese sarà bello. Ma non vi fidate dei proverbi, soprattutto se si riferiscono al tempo e anche se il primo del mese è bello, non riponete l’ombrello.

Il calendario
L’alternarsi del giorno e della notte, il movimento apparente del sole e degli astri, sono all’origine del nostro concetto di tempo. Furono gli antichi Caldei che, primi, stabilirono la durata dell’anno e le stagioni, Il giorno e la notte hanno origine dal movimento di rotazioe della terra per il quale il nostro globo mostra successivamente prima una metà, poi l’altra metà al sole. La rivoluzione della terra intorno al sole e l’inclinazione del suo asse producono, invece, l’alternarsi delle stagioni.

Anno nuovo
Il nuovo anno arriva, tutto imbacuccato; gli fanno compagnia dodici figli forti e belli: gennaio freddoloso, febbraio birichino, marzo ventoso, aprile fiorito, maggio dolce, giugno caldo, luglio infuocato, agosto ardente, settembre ricco, ottobre studente, novembre triste e dicembre gelato. L’anno nuovo avanza: ha in una mano un orologio e nell’altra un calendario; non parla; e perciò non sappiamo che cosa ha preparato per noi. Lo interroghiamo, vorremmo che ci dicesse subito che cosa ci aspetta: ma egli tace e sorride. Poi ci dice con poche parole: “Tutto andrà bene”.

Il calendario
Oh, il caro libretto dei giorni dell’anno! Un foglio per ogni giorno e su ogni foglio un numero: nero per i giorni feriali, rosso per i giorni di festa. Sotto ogni numero il nome di un giorno della settimana e, più sotto, il nome di un santo. C’è tutto il paradiso, tutte le stagioni, tutta la vita dell’anno nuovo. Ogni foglio è una promessa, una felicità o un dolore. Ed ecco le lune: ora sottili come pesci, ora rotonde come mele. Chi scrisse il calendario pensava alla terra, ma guardava il cielo.

Quanti calendari!
Calendario deriva da Kalendae, parola latina con la quale gli antichi Romani indicavano il primo giorno di ogni mese. Ma Kalendarium, in latino, dapprima indicava semplicemente un registro sul quale venivano annotate le somme date a prestito, le date di scadenza degli interessi e la data di restituzione della somma prestata. Soltanto in seguito Kalendarium ebbe il significato attuale, cioè di enumerazione annuale del tempo.
Vi sono stati, nel corso dei secoli, e vi sono ancor oggi nei diversi luoghi, modi vari di enumerare il tempo, perciò anche i calendari sono stati e sono tanti.

I nomi dei mesi
I nomi dei mesi ci provengono dal latino. In antico i mesi dell’anno erano dieci, ed il primo di essi era marzo; l’aggiunta di altri due mesi (gennaio e febbraio) è attribuita dalla tradizione a Numa Pompilio.
Gennaio era dedicato a Giano, il dio bifronte, dal quale si cominciava ogni cosa e quindi anche l’anno, e il cui tempio in Roma restava chiuso in tempo di pace.
Il nome febbraio non deve essere collegato, come vuole una tradizione popolare, a febbre, ma alla parola februm, che significava purificazione. Infatti la festa della purificazione era celebrata dai Romani appunto in questo mese.
Marzo era dedicato a Marte, dio della guerra, da cui anche il nome del giorno martedì. Che di fosse dedicato a Marte quello che in antico era il primo mese dell’anno, lo si spiega col fatto che le guerre cominciavano di solito in primavera e che Marte era anche il dio della vegetazione primaverile.
Sul nome di Aprile si sono fatte molte ipotesi. Tralasciando l’etimologia popolare che lo riconnette ad aprire, perchè in primavera si aprono i fiori, sembra probabile l’opinione dello scrittore latino Varrone che fa risalire Aprile ad Afrodite, nome greco della dea Venere. La dimostrazione più bella, secondo gli studiosi moderni, sta nel fatto che gli Etruschi denominavano la dea Apru e perciò aprile significherebbe mese dedicato a Venere.
Maggio fu chiamato così perchè dedicato a Maia, antica divinità italica della terra e della natura che si risveglia, a cui venivano offerti sacrifici il primo giorno di questo mese.
Il nome di giugno si ricollega a Giunone, la dea più importante degli antichi italici.
Luglio in antico era chiamato quintilis, perchè partendo da marzo era il quinto mese dell’anno. Ma poi fu chiamato Luglio in onore di Giulio Cesare, che era nato precisamente in questo mese.
Anche agosto in antico era chiamato sextilis perchè era il sesto mese dellpaano. Fu poi chiamato agosto per decreto del senato, in onore di Cesare Ottaviano Augusto, che in questo mese aveva riportato vittorie e trionfi.
Settembre, ottobre, novembre e dicembre si riconnettono ai numerali sette, otto, nove e dieci ,appunto perchè tali mesi erano il settimo, l’ottavo, il nono e il decimo mese dell’antico calendario romano che, come si è detto, iniziava con marzo.

Il calendario romano
Pare che il calendario dei primi romani fosse composto di soli 304 giorni, ripartiti in dieci mesi. Ciò spiegherebbe i nomi di settembre (che era il settimo mese), di ottobre (l’ottavo), di novembre (il nono) e di dicembre (il decimo). Numa Pompilio aggiunse i due mesi (gennaio e febbraio) e ordinò l’anno in 355 giorni. Poichè invece, la rivoluzione della terra intorno al sole si compie in 365 giorni, 6 ore, 9 minuti e 11 secondi (anno solare) i conti di Numa… non tornavano, perciò fu aggiunto un mese (di 22-27 giorni) ogni due anni.

Il calendario giuliano
I conti, naturalmente, non tornavano ancora e Giulio Cesare, nel 46 aC, basandosi sugli studi dell’astronomo Sosigene, decise di fissare l’anno comune in 365 giorni e, per recuperare le sei ore in più, stabilì ogni quattro anni l’anno bisestile, con un giorno in più.

Il calendario gregoriano
Giulio Cesare non aveva tenuto conto di quei 9 minuti e 11 secondi che, invece, la terra impega puntualmente in più nel suo giro. Accadde, così, che dopo 1600 anni l’anno civile era in ritardo di 10-11 giorni rispetto a quello solare. Papa Gregorio XIII, nel 1582 fece… invecchiare tutti di 10 giorni, ordinando che, dopo il venerdì 4 ottobre si passasse al venerdì 15 ottobre e, per evitare il ripetersi dell’errore del calendario giuliano, dispose che, ogni 400 anni, tra anni che dovrebbero essere bisestili non lo siano. Anche così, il calendario gregoriano non è perfetto: ogni 5000 anni si avrà la differenza di un giorno… I posteri penseranno a un rimedio.
Ora, il calendario gregoriano è adottato da tutti gli stati cristiani e da molti non cristiani; ma non da tutti gli stati del mondo. Anche il Capodanno, quindi, non è festeggiato da tutti il primo gennaio.

Altri calendari
Per il calendario etiopico l’anno è composto di 365 giorni, più 5 giorni complementari negli anni comuni e 6 negli anni bisestili. Ogni anno ha il nome di un evangelista: l’anno bisestile è l’anno di Luca, i tre successivi sono di Marco, Matteo e Giovanni. Capodanno è l’11 settembre.
Gli ebrei hanno un calendario di 12 mesi, alcuni di 29 e altri di 30 giorni più, ogni 19 anni, un mese aggiunto. L’inizio dell’anno si ha nel giorno del novilunio più prossimo all’equinozio di autunno.
L’anno musulmano è di 354 giorni, poichè è fondato sul mese lunare (dodici lunazioni). L’era musulmana (egira) si inizia con l’anno 622 del nostro calendario (fuga di Maometto dalla Mecca a Medina).
Vi sono tanti altri modi di enumerare il tempo annuale: ma ci sembra bastino queste indicazioni per farvi comprendere che anche il calendario, che forse voi, bambini, consideravate cosa molto semplice, è invece, molto complicato e ha fatto sudare astronomi d’ogni tempo e luogo.

Tradizioni
L’anno ben cominciato, secondo la credenza, non recherà noie e fastidi per tutta la durata dei dodici mesi. Appena scoccata la mezzanotte, che segna l’inizio del nuovo anno, mentre l’aria rimbomba di spari e di mortaretti, è in alcuni luoghi usanza gettare dalla finestra tutte le cose vecchie. E c’è chi crede che mangiando, per Capodanno, tre chicchi d’uva bianca, maneggerà denaro per tutto l’anno.
La notte che precede l’Epifania, nel Friuli, si usa celebrare il rito della fiamma, che consiste nell’accendere grandi falò simbolicamente destinati a riscaldare Gesù bambino dal freddo.

Usanze di Capodanno
Ovunque si usa attendere il nuovo anno vegliando, in casa propria, in casa di amici o in pubblici ritrovi, chiacchierando, giocando, ballando. Allo scoccare della mezzanotte, ci si scambiano gli auguri, si brinda, si mangiano i dolci caratteristici del luogo e l’uva, conservata fin dall’autunno entro cassette di segatura: gli acini sono ancora turgidi, freschi, come alla vendemmia…
In molti luoghi è anche d’uso, in allegre brigate, prendere parte al Cenone di Capodanno, e spesso l’alba sorprende i nottambuli a tavola. Ma ogni regione ha, poi, suoi costumi particolari.
In Abruzzo, per esempio, c’è l’uso di mettere vasi fioriti dietro i vetri delle finestre e di fare tutte le cose buone che si vorrebbero fare per l’intero anno: i nipotini vanno dai nonni a cantare canzoncine e a fare gli auguri, i fratellini non bisticciano fra di loro per alcun motivo e fanno a gara nell’aiutare la mamma e il papà.
In Emilia, appena spunta l’alba del primo gennaio, i bambini escono di casa e, a piccoli gruppi, vanno dai parenti, dagli amici, anche dagli sconosciuti, augurando il “buon anno”, e ricevono dolci e soldi…
A Bologna, poi, si usa bruciare il “Vecchione”, che simboleggia l’anno vecchio. A cura del Comune, nei giorni precedenti, in mezzo alla piazza Maggiore, è stata eretta una grande sedia, sulla quale è stato collocato un grandissimo pupazzo di legno e paglia. Cosparso di benzina, allo scoccare della mezzanotte, il Vecchione viene bruciato davanti a una grande folla che lancia razzi e fa scoppiare castagnole e mortaretti, mentre i piccioni della chiesa di San Petronio volano spaventati per il cielo…

Il lancio dei cocci

E’ usanza, all’inizio del nuovo anno, gettare gli oggetti vecchi dalla finestra. Il lancio dei cocci a mezzanotte è particolarmente diffuso nelle grandi città, come Roma e Napoli, spesso con danni alle automobili in sosta e talvolta anche agli incauti passanti. Ai cocci rotti si accompagnano gli spari, col duplice significato di scacciare gli spiriti maligni e di esprimere allegria.

Importanza del primo incontro

Si è soliti credere che il primo giorno dell’anno sia adatto per trarre gli auspici. Così avrà molta importanza il primo incontro: vedere per primo un vecchio significherà che ci è destinata una lunga esistenza; incontrare i soliti portafortuna (gobbo, soldato, cavallo bianco, ecc…) avrà una particolare efficacia. Di cattivo augurio sarà invece imbattersi in una donna. In Piemonte porta fortuna l’incontro con un carro di fieno o con un cavallo bianco.

La fortuna va aiutata

Si è anche soliti credere che è necessario aiutare la fortuna onde si avverino i nostri desideri. Questa credenza si riallaccia agli antichi riti di propiziazione. Così, ad esempio, il mangiare lenticchie ci procurerà un’annata ricca, perchè quel legume ricorda le monete. Lo stesso valore assumerà l’uva appassita.
Il panforte e il torrone sono considerati di buon auspicio perchè in antico le mandorle e le nocciole erano considerate sinonimo di abbondanza.

I doni

Segno di buon augurio è ricevere doni. Anche questa è usanza antichissima. In origine si offrivano rami sacri di alloro, ulivo e anche datteri e miele, affinchè l’anno nel suo corso fosse dolce come il dono.
Successivamente, ai rami d’ulivo si sostituirono oggetti di argento, pur conservando l’originario significato che ciò che faremo o ciò che accadrà il primo dell’anno, si ripeterà tutto l’anno. I contadini romagnoli sono soliti fare un poco di tutti i lavori che faranno durante l’anno, perchè dicono che così riusciranno tutti bene.

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