La politica per la felicità: un manifesto. Si tratta di un piccolo testo del WWF Finlandia, che potete trovare in lingua inglese qui The politics of happiness – A manifesto, e che presto sarà disponibile in italiano grazie ad un bel progetto di traduzione condivisa a cui mi ha proprio fatto piacere (nel mio piccolissimo) partecipare.
Come racconta V1MB: “…abbiamo contattato Demos Helsinki (gli autori del testo) per chiedere di poter condividere il documento tradotto online per facilitare l’accesso ai lettori italiani, e loro hanno rilanciato, proponendo una vera e propria pubblicazione di un’edizione italiana, corredata da un’introduzione che sottolinei le peculiarità del nostro paese rispetto all’esigenza di una (nuova) politica della felicità.“
E anche se tutto è cominciato senza essere nè traduttori né esperti di sociologia o sostenibilità (sempre citando), presto la versione italiana sarà disponibile in versione ufficiale, col coinvolgimento (anche) di esperti per quanto riguarderà l’introduzione, e tradotto coi fiocchi grazie a Elle che ha deciso di regalarci la sua professionalità.
Leggere le parole “politica” e “felicità” vicine, suona sicuramente insolito, ed è già un buon motivo, secondo me, per dedicarsi a questa breve lettura. Non deve piacere tutto, qualcosa nel tono può dare un vaghissimo senso di “evabbè”, ma gli spunti di riflessione sono davvero tanti, per tutti, e forse anche un po’ di più per gli educatori.
Pensando alla politica come allo strumento che si occupa di valori condivisi da un gruppo (un popolo?), suona meno strano accostare tra loro le parole “politica” e “felicità”. Ricordarsi che la felicità non è solo la condizione o l’aspirazione di un individuo, ma che può essere lo scopo di un gruppo, ecco, io penso sia da fare, almeno ricordarselo, soprattutto quando ci si occupa di bambini. Come ricordarsi che la nostra felicità è il loro esempio, il punto di partenza per la loro.
Ma torniamo al testo; questi sono i paragrafi:
.Il momento di una politica per la felicità è ora
1. Per un tempo libero migliore
2. Trasformare gli spazi in luoghi significativi
3. Attività costruttive e collettive
4. La cultura del benessere
5. Amici, vicini e familiari
E di seguito qualche estratto:
“Tutti desideriamo una vita più felice, ma disponiamo di strumenti scarsi e di utilità limitata per valutare cosa veramente sarebbe in grado di renderci più felici. Le ricerche in materia, sperimentali e pratiche, ci offrono un quadro più chiaro su cosa sia la felicità. Dagli studi emergono due osservazioni fondamentali sulla natura umana:
prima: siamo creature sociali, che trovano significato nel confronto con gli altri;
seconda: siamo in grado di adattarci ai cambiamenti in modo estremamente rapido.
In qualità di membri attivi di una comunità significativa, potremo essere malati, divorziati, senza figli e poveri, e comunque felici. Analogamente, potrà essere infelice qualsiasi membro sano di una ricca famiglia nucleare. Le politiche per la felicità possono influenzare le nostre opportunità di partecipazione ad attività costruttive.”
“La politica non può essere direttamente responsabile della nostra felicità, ma è in grado di renderne possibile la ricerca, o di facilitarla. Al momento, la società è una specie di corsa a ostacoli sulla strada per la felicità, abbastanza complessa da far perdere la rotta anche ai cercatori più capaci.
1. Politica per la felicità significa politica per il pianeta. Stiamo utilizzando le risorse naturali in modo eccessivo, e sappiamo che questo non può continuare.
2. Politica per la felicità significa un approccio intergenerazionale. Si differenzia nettamente dalla politica attuale, concentrata sulla lotta per un benessere a breve termine ottenuto attraverso la crescita economica.
3. Tempo, comunità e significato sono risorse vitali. La politica per la felicità mette in discussione l’idea che la crescita economica debba rappresentare l’obiettivo finale della nostra società.
4. La felicità sostenibile si basa sulla condivisione delle esperienze. La responsabilità nei confronti della società passa attraverso le esperienze comuni; la condivisione delle responsabilità è l’obiettivo della politica.
5. La politica per la felicità si basa su dati scientifici, e può contribuire a colmare il divario tra risultati della ricerca e politica.”
“La politica per la felicità mette in discussione il nostro concetto di tempo, spostandolo dalla valorizzazione e dal sostegno al lavoro alla valorizzazione dell’attività “pubblica”. Così, il diritto e il dovere di agire sul mondo esterno, a partire dalla nostra dimensione domestica, diventano importanti quanto il tradizionale diritto/dovere al lavoro.
Il cambiamento inizia da un nuovo approccio nei confronti del tempo. Se il tempo che abbiamo è limitato, le nostre decisioni in merito a casa, cibo, abbigliamento… e alla felicità tendono a essere poco valide.
Dobbiamo stimolarci l’un l’altro a svolgere attività costruttive, anziché concentrarci solo e sempre sul lavoro.“
“Nella politica per la felicità, lo spazio pubblico promuove la formazione di gruppi di pari. Oltre alle attività ricreative e agli interessi condivisi, i gruppi di pari offrono una base per lo sviluppo di rapporti umani e rappresentano un prerequisito per attività condivise in un contesto aperto. Senza attività condivise non esiste felicità, e i luoghi esperienziali offrono i migliori presupposti per il loro svolgimento: si tratta di luoghi che differiscono notevolmente dagli spazi pubblici attualmente esistenti. Abbiamo bisogno di un rinascimento degli spazi pubblici. Adattare l’ambiente in cui viviamo è un diritto e contribuisce alla nostra felicità.”
“Rimuovere le strutture alla base della solitudine è una sfida chiave per la politica per la felicità, in modo molto simile alla rimozione delle barriere tra le classi nel XX secolo.
I rapporti di coppia e la famiglia non possono essere l’unica forma di relazione umana intima. Senza altri rapporti umani, la rete di sicurezza del singolo risulta debole. Costruire e mantenere amicizie è di vitale importanza.
La capacità di fidarsi degli altri si sviluppa ampiamente nella prima infanzia, quando è importante esporre il bambino a contatti diversificati con gli adulti. La chiave è imparare a fare insieme. Il bambino, crescendo, diventa parte delle comunità in cui è coinvolto in termini di hobby, volontariato, attività ricreative. Supportare le pratiche che contribuiscono alla capacità di collaborare e allo sviluppo dell’autostima è una buona politica, dal punto di vista della felicità.”