Recite per bambini – Qua qua, attaccati là. Qualche anno fa, per la mia prima prima classe,  avevo messo in rima questa fiaba, che fa parte delle Fiabe italiane raccolte da Italo Calvino. Mi sono presa qualche licenza, ad esempio per me il papà del Tignoso non fa il ciabattino, ma lavora nella vigna (che fa rima con tigna… ;-))…

Qua qua, attaccati là (la fiaba originale)

Un Re aveva una figlia, bella come la luce del sole, che tutti i principi e i gran signori l’avrebbero voluta in sposa, se non fosse per via del patto che aveva stabilito con suo padre.
Bisogna sapere che una volta questo Re aveva offerto un gran pranzo, e mentre tutti gli invitati ridevano e stavano in allegria, solo sua figlia rimaneva seria  e scura in volto. “Perchè sei così triste?” le domandarono i commensali. E lei: zitta. Tutti si provarono a farla ridere, ma nessuno ci riusciva.
“Figlia mia, sei arrabbiata?” le chiese il padre.

“No, no, padre mio.”
“E allora, perchè non ridi?”
“Non riderei nemmeno se ne andasse della mia vita.”
Al Re allora venne quest’idea: “Brava! Visto che ti sei così intestata a non ridere, facciamo una prova, anzi un patto. Chi ti vorrà sposare, dovrà riuscire a farti ridere.”
“Va bene, padre” disse la principessa, “Ma ci aggiungo questa condizione: che chi cercherà di farmi ridere e non ci riuscirà, gli sarà tagliata la testa”.
E così fu stabilito, tutti i commensali erano testimoni e ormai la parola data non si poteva più ritirarla.
La voce si sparse per il mondo, e tutti i principi e i gran signori volevano provare a conquistare la mano di quella Principessa così bella. Ma quanti ci provavano, tutti ci rimettevano la testa. Ogni mattina di buonora la Principessa si metteva sul poggiolo ad aspettare che arrivasse un pretendente. Così passavano gli anni, e il Re aveva paura di vedersi questa figlia andarsene in spiga come un vecchio cespo di insalata.
Ora accadde che la notizia capitò anche in un paesotto. Si sa che a veglia si vengono a sapere storie di tutti i generi, e così si parlò di quel patto della Principessa. Un ragazzo con la tigna in testa, figlio di un povero ciabattino, era stato a sentire a bocca aperta. E disse: “Ci voglio andare io!”
“Ma va’ là, tu! Non dire sciocchezze, figlio mio.” fece suo padre.
“Sì, padre, voglio andare a vedere. Domani mi metto in viaggio.”

“T’ammazzeranno, quelli non scherzano”
“Padre, io voglio diventare Re!”
“Sì, sì” risero tutti “un Re con la tigna in testa!”
L’indomani mattina, il padre non pensava nemmeno più a quell’idea del figlio, quando se lo vide comparire davanti e dire: “Allora, padre, io vado; qui tutti mi guardano brutto per via della tigna. Datemi tre pani, tre carantani (moneta di rame) e una boccia di vino.”
“Ma pensa…”
“Ho già pensato a tutto”, e partì.
Cammina cammina, incontra una povera donna che si trascinava appoggiandosi a un bastone. “Avete fame, padrona?”, le chiese il tignoso.
“Sì, figlio, e tanta. Avresti qualcosa da darmi da mangiare?”
Il tignoso le diede uno dei suoi tre pani, e la donna lo mangiò. Ma visto che aveva ancora fame, le diede anche il secondo, e poichè gli faceva proprio pietà, finì col darle anche il terzo.
E cammina cammina. Trova un’altra donna, tutta in stracci: “Figliolo, mi daresti qualche soldo per comprarmi un vestituccio?”

Il tignoso le diede un carantano; poi pensò che forse un carantano solo non bastava, gliene diede un altro; ma la donna gli faceva tanta pietà che le diede anche il terzo.
E cammina cammina. Incontra un’altra donna, vecchia, grinzosa, che se ne stava a lingua fuori dalla sete che aveva: “Figliolo, se mi dai un po’ d’acqua da bagnarmi la lingua, salvi un’anima del Purgatorio”.
Il tignoso le porse la sua boccia di vino; la vecchia ne bevve un po’ e lui la invitò a berne ancora, finchè non gliel’ebbe scolata tutta. Rialzò il viso, e non era più una vecchia, ma una bella fanciulla bionda, con una stella tra i capelli: “Io so dove vai, e ho conosciuto il tuo buon cuore perchè le tre donne che hai incontrato ero sempre io. Voglio aiutarti. Prendi questa bella oca, e portala sempre con te. E’ un’oca che quando qualcuno la tocca, stilla “Quaquà” e tu devi dire subito: ‘Attaccati là’.” E la bella fanciulla sparì.
Il tignoso continuò la strada portandosi dietro l’oca. A sera arrivò a un’osteria e, senza soldi com’era, si sedette fuori, su una panca. Uscì l’oste e voleva cacciarlo via, ma in quella capitarono le due figlie dell’oste e, vista l’oca, dissero al padre: “Ti prego, non mandar via questo forestiero. Fallo entrare e dagli da mangiare e da dormire”.
L’oste guardò l’oca, capì cosa avevano in testa le figlie e disse: “Bene, il giovane dormirà in una bella camera, e l’oca la porteremo nella stalla”.

“Questo poi no” disse il tignoso “l’oca la tengo con me; è un’oca troppo bella per stare in una stalla”.
Dopo mangiato, il tignoso andò a dormire e l’oca la mise sotto il letto. Mentre dormiva, gli parve di sentire un tramestio; e tutt’a un tratto l’oca fece “Quaquà”. “Attaccati là” gridò lui, e s’alzò per vedere.
Era la figlia dell’oste, che s’era avvicinata carponi, in camicia, aveva abbrancato l’oca per portarle via le piume e ora era rimasta appiccicata in quella posizione.
“Aiuto sorella! Vienimi a staccare!” gridò. Venne la sorella, in camicia anche lei, abbraccia la sorella alla vita per staccarla dall’oca, ma l’oca grida: “Quaquà”. E il tignoso: “Attaccati là!”, e anche la sorella resta lì attaccata.
Il giovane s’affacciò alla finestra: era quasi giorno. Si vestì e uscì dall’osteria, con l’oca dietro e le due figlie dell’oste attaccate. Per strada incontrò un prete. Vedendo le figlie dell’oste in camicia, il prete cominciò a dire: “Ah, svergognate! E’ così che si va in giro a quest’ora? Ora vi faccio vedere io!”. E giù una sculacciata.
“Quaquà!” fa l’oca.
“Attaccati là!” dice il tignoso, e il prete resta attaccato anche lui.

Continuano la strada, con tre persone attaccate all’oca. Incontrano un calderaio carico di casseruole, pentole e tegami. “Ah, cosa mi tocca di vedere! Un prete in quella posizione! Aspetta me!” E giù una bastonata.
“Quaquà!” fa l’oca.
“Attaccati là!” fa il tignoso, e ci resta attaccato anche il calderaio, con tutte le sue pentole.
La figlia del Re quella mattina era come al solito sul poggiolo, quando vide arrivare quella compagnia: il tignoso, l’oca, la prima figlia dell’oste attaccata all’oca, la seconda figlia dell’oste attaccata alla prima, il prete attaccato alla seconda, il calderaio con casseruole, pentole e tegami attaccato al prete. A quella vista la Principessa scoppiò a ridere come una matta, poi chiamò il padre, e anche lui si mise a ridere: tutta la Corte s’affacciò alle finestre e tutti ridevano a crepapancia.
Sul più bello della risata generale, l’oca e tutti quelli che c’erano attaccati sparirono.
Restò il tignoso. Salì le scale e si presentò al Re. Il Re gli diede un’occhiata, lo vide lì con la tigna in testa, vestito di mezzalana, tutto rattoppato, e non sapeva come fare. “Bravo, giovane” gli disse ” ti prendo per servitore. Ti va?”. Ma il tignoso non volle accettare: voleva sposare la Principessa.

Il Re, per prendere tempo, cominciò a farlo lavare bene, e vestire da signore. Quando si ripresentò, il giovane non si riconosceva più: era tanto bello che la Principessa se ne innamorò e non vide più che per gli occhi suoi.
Per prima cosa, il giovane volle andare a prendere suo padre. Arrivò in carrozza, e il povero ciabattino si stava lamentando sulla soglia della porta, perchè quell’unico figlio lo aveva abbondonato.

Lo portò alla Reggia, lo presentò al Re suo suocero e alla Principessa sua sposa e si fecero le nozze.

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Recite per bambini – Qua qua, attaccati là

In rima per una recita

Narratore:
Un Re aveva una figlia più bella di una rosa,
tutti i principi e i gran signori
l’avrebbero voluta in sposa
ma tanto tempo fa ad una festa
di non ridere si era messa in testa

Re:
Tutti ci provano a farti divertire
ma nessuno ci sembra riuscire
ordino che il primo che ce la farà
come premio in sposa ti avrà!

Principessa:
Va bene padre, ma aggiungo una richiesta
a chi fallirà taglierai la testa.

Narratore:
La notizia circolò rapidamente
e ogni giorno arrivava un pretendente.
Niente.
Il tempo passava
e il Re si disperava
neanche un piccolo sorriso
si affacciava su quel viso
e temeva che la figlia tanto bella
sarebbe rimasta per sempre zitella.
Ora accadde che passando di bocca in bocca
la notizia arrivò ad una bicocca
di un contadino che lavorava la sua vigna
col suo ragazzo che in testa avea la tigna.

Tignoso:
Dalla Principessa ci voglio andare io!

Contadino:
Va’ là, non dir sciocchezze, figlio mio!
Tignoso:
Sì, padre, domani partirò!

Contadino:
T’ammazzeranno, mai più ti rivedrò.
Tignoso:
Padre, io sarà Re, e tu verrai alla festa…

Contadino:
Sì, un Re con la tigna in testa!

Narratore:
La mattina seguente il contadino
non ricordava più l’idea del ragazzino
quando gli comparì davanti e prese a dire:

Tignoso:
Padre, io ti saluto, ho da partire
Dammi tre pani, vino e tre denari.

Contadino:
Pensaci figlio, ti uccideran domani!
Tignoso:
Ho già pensato, padre tanto amato,
ma mentre tu lavori nella vigna
tutti mi guardan storto per la tigna…

Narratore:
Il ragazzo comincia il suo cammino
e una povera donna gli si fa vicino
il viaggio della vecchia è assai penoso
e compassione muove nel tignoso

Tignoso:
Avete fame, povera comare?

Vecchia uno:
Sì caro, e tanta. Hai da mangiare?

Narratore:
Il tignoso le porse uno dei pani
la donna se lo prese tra le mani
lo mangiò, ma ancor non era sazia
seppur felice di cotanta grazia:
voi penserete forse ad uno scherzo,
finì col darle anche il secondo e il terzo.
E cammina, cammina, cammina
un’altra donna al tignoso s’avvicina
mal vestita, di stracci ricoperta
dice al tignoso con voce sofferta:

Vecchia due:
Figliolo, qualche soldo mi puoi dare
chè un vestituccio mi possa comprare?

Narratore:
il tignoso le diede un carantano
poi le allungò il secondo nella mano
e vide così povera e indifesa
che anche il terzo le donò con sua sorpresa.
E cammina cammina cammina
ora un vecchia al tignoso di avvicina
dalla gran sete con la lingua fuori.

Tignoso:
Povera vecchia, se tu non bevi muori!

Narratore:
il tignoso le porge la sua brocca
il vino già le scorre nella bocca
la la invita a berne un altro sorso
lei gliela vuota senza alcun rimorso
ma quando poi finito ebbe di bere
il tignoso un gran prodigio ebbe a vedere:
era una fanciulla bionda e bella
e tra i capelli d’oro avea una stella!

Fata:
So dove vai e vincerai sicuro
so di certo che il tuo cuore è puro
io ero le tre donne che hai aiutato
e ho deciso che vai ricompensato.
Prendi quest’oca dal bianco piumaggio
e portala con te lungo il tuo viaggio
e se qualcuno te la toccherà
la sentirai stillare “Quaquaquà”

Tignoso:
E se strilla che cosa devo fare?

Fata
“Attaccati là” presto dovrei gridare.

Narratore:
Il tignoso riprese il suo cammino
tenendo sempre l’oca a lui vicino.
A sera arrivò ad un’osteria
ma senza soldi, ne ne restò per via.
Uscì l’oste a cacciare il forestiero
ma alle sue figlie balenò un pensiero

Figlie:
Diamogli da mangiare e da dormire
mentre lui dorme l’oca può sparire…

Narratore:
Dopo aver mangiato e senza alcun sospetto
il tignoso prese sonno con l’oca sotto il letto.
Mentre dormiva ebbe un balzo al cuore:
nella sua stanza c’era un gran rumore

Oca: Quaquaquà
Tignoso: Attaccati là!

Narratore
La figlia dell’oste in camicione
voleva compier la cattiva azione
carponi sotto il letto s’era intrufolata
ed ora all’oca era rimasta appiccicata

Figlia uno: Aiuto sorella, vienimi a salvare!
Figlia due: Arrivo, arrivo, smetti di strillare!

Oca: Quaquaquà
Tignoso: Attaccati là!

Narratore:
E per voler salvare la sorella
rimase appiccicata pure quella.
Il tignoso si vestì e uscì dall’osteria
davanti a quella strana compagnia
di due ragazze ancora in camicione
appiccicate all’oca in quella posizione.
E cammina cammina cammina
a loro un sacerdote si avvicina…

Prete: Ah, svergognate, in camicia da notte!

Narratore:
E si avvicina per dar loro le botte

Oca: Quaquaquà
Tignoso: Attaccati là!

Narratore:
la mano che stava per dar la sculacciata
al sedere della ragazza rimase appiccicata.
E cammina cammina cammina
un pentolaio adesso si avvicina
e vedendo un prete in quella situazione
si arrabbia e vuole dargli una lezione

Pentolaio:
Ma guarda che mi tocca di vedere
un prete tocca una donna sul sedere!

Narratore:
E giù un bel colpo di bastone

Oca: quaquaquà
Tignoso: Attaccati là!

Narratore:
Il pentolaio con tutta la mercanzia
si aggiunge a quella strana compagnia.
La Principessa affacciata tristemente
al suo poggiolo, attendeva un pretendente
quando vide arrivare in fila indiana
quella strana sgangherata carovana:
un povero tignoso davanti a un’oca bella
una ragazza in camicione e dietro sua sorella
un prete che la toccava sul sedere
e il pentolaio con i suoi attrezzi del mestiere.
A quella vista la Principessa scontrosa
scoppiò in una risata fragorosa
chiamò suo padre, e anche lui non si trattenne
tutta la corte rideva a crepapelle.
E sul più bello del riso generale
sparì l’oca col suo corteo da carnevale.
La Principessa vide il tignoso avanti a sè
salir le scale e presentarsi al Re.
Egli lo vide così brutto e rattoppato

Re:
Quel che è giusto ti verrà dato
a mia figlia hai ridato il buon umore
per premio diverrai mio servitore

Narratore:
Ma il tignoso non volle accettare
la Principessa voleva sposare
E per prendersi il tempo di pensare
il Re gli ordinò intanto di andarsi a imbellettare.
Quando davanti a loro si ripresentò
la Principessa se ne innamorò
così bello era diventato quel tignoso
che ora lo amava e lo voleva in sposo.

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